Dossier/ Gaza vs Israele. Una guida per capire il conflitto
Con l’operazione Al-Aqsa Flood lanciata da Hamas, l’infinita guerra tra Israele e Palestina (vedi la nostra scheda conflitto) è arrivata ad una svolta storica. L’attacco, partito da Gaza sabato 7 ottobre, mira alla liberazione dei prigionieri politici nelle carceri israeliane, protesta per la violazione dei luoghi sacri musulmani da parte di Israele e gli attacchi dei coloni contro i civili palestinesi. Le brigate Ezzedine al-Qassam, la formazione combattente del partito Hamas hanno dato il via ad un’azione che ha sorpreso le difese israeliane, gran parte degli analisti e gli stessi palestinesi, attaccando il territorio d’Israele via terra, via mare e dall’aria, con un lancio di razzi a lunga gittata senza precedenti. Il governo israeliano ha reagito annunciando l’operazione Spade d’Acciaio, mentre il primo ministro Benjamin Netanyahu ha avvertito che Gaza diventerà “un’isola deserta”.
Questo ennesimo atto di violenza si inserisce in una escalation che negli ultimi anni aveva raggiunto picchi elevatissimi. Dal 2008 a oggi, sono 6407 i palestinesi uccisi da militari israeliani. Erano 308 le vittime israeliane nello stesso periodo. Da febbraio 2022 le forze israeliane hanno ucciso quasi 220 palestinesi, di cui 35 solo nel gennaio 2023.
In questo dossier si fa il punto su alcuni gruppi palestinesi protagonisti in questa fase storica del conflitto e sulla Striscia di Gaza, sempre al centro della guerra e sugli insediamenti illegali in Cisgiordania.
*foto Anas-Mohammed su Shutterstock. Di seguito la mappa realizzata da Al Jazeera che riporta l’avanzata israeliana nell’occupazione dei territori palestinesi
Hamas: obiettivi e alleati
Hamas è il movimento politico che controlla dal 2006 la Striscia di Gaza. Il partito islamista sunnita e fondamentalista, dispone di un gruppo armato le brigate al Qassam. Hamas è l’acronimo di Harakat al-Muqawama al-Islamiyya, che significa Movimento di Resistenza Islamica. Fondata nel 1987, durante la prima Intifada palestinese, dallo sceicco Ahmed Yassin (ucciso nel 2004 da un attacco aereo israeliano) ha iniziato la propria attività come sezione palestinese dei Fratelli Musulmani.
Il suo statuto fondativo stabiliva una serie di principi, tra i quali la conquista dell’intera Palestina e la distruzione di Israele. L’atto, modificato nel 2017, dichiara di accettare i confini del 1967 come base per uno Stato palestinese, con Gerusalemme come capitale e il ritorno dei rifugiati alle loro case. Hamas, negli anni non ha cambiato radicalmente gli obiettivi: non riconosce la legittimità dello Stato di Israele e ha scelto la resistenza armata come metodo per la liberazione dei territori. Nel 2006 Hamas ha vinto le elezioni per eleggere il Consiglio Legislativo Palestinese (il Parlamento della Palestina). Gli scontri tra Fatah e Hamas portarono nel 2007 alla Guerra civile di Gaza, culminata in una divisione di fatto del governo palestinese: Hamas nelle Striscia, Fatah in Cisgiordania. Hamas è infatti uno dei due principali partiti politici palestinesi.
Si oppone a Fatah ed è considerata un’organizzazione terroristica da Israele, Stati Uniti, Unione Europea, Canada, Egitto e Giappone. Nella Striscia di Gaza Hamas applica molti principi della legge islamica. Fa parte di un’alleanza che comprende Iran, Siria e il gruppo islamico sciita Hezbollah in Libano. Ha la sua base a Gaza, ma ha sostenitori anche nei territori palestinesi e leader sparsi in tutta la Regione.
L’exclave Gaza
Gaza è un piccolo territorio palestinese autonomo, passato sotto l’occupazione israeliana, insieme alla Cisgiordania e a Gerusalemme Est, dopo la guerra arabo-israeliana del 1967. Alla fine del 2022 vivevano nella Striscia di Gaza 2.375,259 persone. Le bambine e i bambini rappresentano il 47% dei due milioni di abitanti di Gaza. Si tratta di una delle zone più densamente popolate del mondo.
Confinante con Israele ed Egitto sulla costa mediterranea, la Striscia di Gaza è circa 365 kmq. In epoca ottomana l’area apparteneva alla Grande Siria, una Regione che comprendeva la Palestina fino al Giordano, la Siria e gran parte del Libano. Durante la prima guerra arabo-israeliana fu occupata dall’Egitto. Nella guerra del 1956 fu occupata dagli israeliani insieme al Sinai, ma restituita all’Egitto grazie all’intervento dell’Onu e degli Stati Uniti. Tornò ad essere occupata da Israele durante la guerra dei sei giorni del 1967. Dal 2012 l’Onu riconosce la Striscia come parte dello Stato di Palestina.
Il blocco israeliano della Striscia di Gaza, nella sua forma attuale, è in vigore dal giugno 2007, quando Israele ha imposto un blocco ermetico terrestre, marittimo e aereo sull’area. Israele controlla lo spazio aereo e le acque territoriali di Gaza, nonché due dei tre valichi di frontiera; il terzo è controllato dall’Egitto. Il movimento delle persone dentro e fuori la Striscia di Gaza avviene attraverso il valico di Beit Hanoun (noto agli israeliani come Erez) con Israele e il valico di Rafah con l’Egitto. Sia Israele che l’Egitto hanno mantenuto negli anni i loro confini in gran parte chiusi. Israele consente il passaggio attraverso il valico di Beit Hanoun solo in “casi umanitari eccezionali, con particolare attenzione ai casi medici urgenti”. Solo il 60% delle richieste per essere curati fuori dalla Striscia viene accolto
Israele sostiene che la sua occupazione di Gaza è cessata da quando ha ritirato le sue truppe e i suoi coloni dal territorio, ma il diritto internazionale considera Gaza un territorio occupato poiché Israele ha il pieno controllo dello spazio. Il blocco, in particolare, viola l’articolo 33 della Quarta Convenzione di Ginevra, che vieta le punizioni collettive che impediscono la realizzazione di un’ampia gamma di diritti umani.
Dall’ascesa al potere di Hamas nel 2007, Israele ha intensificato notevolmente il suo assedio. In blocco di Israele a Gaza ha devastato la sua economia. Secondo l’Ufficio centrale di statistica palestinese, circa il 56% dei palestinesi di Gaza soffre di povertà e la disoccupazione giovanile è pari al 63%. Più del 60% dei palestinesi a Gaza sono rifugiati, espulsi dalle loro case in altre parti della Palestina nel 1948 e ora vivono a pochi chilometri dalle loro case e città originarie.
Dall’inizio dell’assedio, Israele ha lanciato quattro attacchi militari di lunga durata contro Gaza: nel 2008, 2012, 2014 e 2021. In nessuno di questi casi c’era stata un’operazione di attacco militare da parte di Hamas. Ciascuno di questi attacchi ha esacerbato la già terribile situazione. Migliaia di palestinesi sono stati uccisi, tra cui molti bambini e decine di migliaia di case, scuole ed edifici per uffici sono stati distrutti. La ricostruzione è stata quasi impossibile perché l’assedio impedisce ai materiali da costruzione, come acciaio e cemento, di raggiungere Gaza.
Nel corso degli anni, gli attacchi missilistici israeliani e le incursioni di terra hanno danneggiato anche gli oleodotti e le infrastrutture di trattamento delle acque reflue di Gaza. Di conseguenza, le acque reflue spesso penetrano nell’acqua potabile, provocando un forte aumento delle malattie trasmesse dall’acqua. Secondo le Nazioni Unite, più del 95% dell’acqua di Gaza non è più potabile. Molte case a Gaza fanno affidamento su pompe elettriche per spingere l’acqua in cima all’edificio. Niente elettricità per loro significa niente acqua.
10/19/2023 https://www.atlanteguerre.it/
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