Dov’è Daouda?
Daouda Diene, trentasettenne di origine ivoriana, era arrivato in Sicilia nel 2014. Da anni viveva ad Acate, piccolo comune del Ragusano. Lavorava come mediatore in un centro di accoglienza straordinaria e, occasionalmente, come operaio edile. Le ultime sue notizie risalgono a sabato 2 luglio: al mattino era andato con un collega a lavoro. Nel pomeriggio, dopo aver inviato al fratello l’ultimo video girato in cantiere con lo smartphone, è scomparso.
Chi lo conosceva esclude l’allontanamento volontario. Documenti, risparmi e abiti sono ancora nella sua abitazione. Daouda inoltre sarebbe dovuto tornare in Costa d’Avorio dalla famiglia alla fine del mese. Dopo due settimane, le speranze di ritrovare vivo Daouda paiono residue.
Nei giorni precedenti la scomparsa, Daouda aveva inviato un video al fratello in cui mostrava le difficili e pericolose condizioni di vita in cantiere. “Qui si muore”, esclamava nel microfono del proprio smartphone. Inoltre, Daouda soffriva di diabete, per cui sarebbe stato sconsigliabile condurre un lavoro faticoso e logorante, con le temperature registrate in quei giorni.
Daouda sabato mattina – secondo quanto riferito da suoi conoscenti – avrebbe lavorato – occasionalmente e senza contratto – in un cantiere della SGV calcestruzzi srl, una ditta che occupa di produzione, trasporto e realizzazione di opere di pietra e cemento. L’azienda sarebbe gestita da Giovanni Longo, coinvolto nel 2019 nell’operazione “Plastic free” (una delle più importanti recenti operazioni antimafia, con l’arresto di esponenti di rilievo della Stidda vittoriese). Secondo le indagini, Longo avrebbe prestato supporto nello smaltimento e occultamento di rifiuti inquinanti, scavando, trasportando e interrando masse di plastica poi coperte da colate di cemento. Inoltre, Longo è stato processato (e assolto) per la morte in cantiere di un operaio acatese. Nel luglio 2017, Giuseppe Città cadde da sei metri di altezza mentre cercava di riparare un macchinario, sollevato da un mezzo inadeguato.
Secondo indiscrezioni, il telefono di Daouda avrebbe emesso l’ultimo segnale a poche centinaia di metri dal cantiere dove lavorava. Cosa è successo dopo le 14 del 2 luglio, ora dell’ultimo messaggio? È possibile che Daouda abbia avuto un malore e nessuno gli abbia prestato cura? Oppure che sia stato vittima di un incidente letale? E se ciò è accaduto, dov’è ora il corpo di Daouda? La Prefettura di Ragusa attualmente conduce le indagini di ricerca del giovane ivoriano scomparso. Risulta che abbiano partecipato alle ricerche alcuni dipartimenti di protezione civile locale, droni e perfino il reparto specializzato in sequestri e latitanze dei Carabinieri Cacciatori Sicilia. Sembrerebbe che, ad un controllo in azienda dei militari, sia emersa l’assenza di registrazioni del circuito di telecamere di sicurezza.
La comunità sub-sahariana di Acate pretende di sapere cosa sia successo, urla di rabbia e chiede giustizia. Durante l’improvvisato corteo di domenica scorsa, decine di giovani sub-sahariani hanno attraversato le vie principali del piccolo paese siciliano, scandendo il nome e invocando ripetutamente “Justice for Daouda”. Le finestre delle case sono rimaste chiuse e i pochi italiani sui marciapiedi sono rimasti stupiti della protesta.
I giovani africani che abitano il distretto ortofrutticolo di Vittoria e Acate sono diverse centinaia, forse migliaia. Sono impiegati per lo più nelle nelle aziende agricole, nelle serre dove si coltiva il pomodoro poi esportato in tutta Europa. Sono pagati meno di 5€ l’ora, a volte in nero, altre con contratti grigi, utili ad evitare sanzioni senza garantire diritti. Costituiscono il principale bacino di manodopera a basso costo di una economia in crisi strutturale e caratterizzata da diffuse forme di sfruttamento.
Daouda potrebbe essere l’ennesima vittima africana del territorio ipparino. Quindici mesi dopo l’omicidio stradale in cui perse la vita Fodie Djanka, travolto da un’auto all’alba in sella alla sua bicicletta, mentre andava a lavoro. I lavoratori migranti di Acate e Vittoria chiedono giustizia e diritti. Si sono mobilitati. Dopo una prima protesta spontanea, venerdì 15 hanno partecipato in massa allo sciopero e al corteo organizzato dall’USB di Ragusa.
La manifestazione partita da Piazza Municipio ha avuto il suo momento più alto di tensione quando i lavoratori migranti hanno raggiunto la sede del cementificio dove lavorava Daouda. Al corteo era presente il Sindaco di Acate e una folta delegazione di Rifondazione Comunista del ragusano, del calatino e del catanese. Molti dei presenti hanno manifestato stupore per l’assenza e il silenzio di CGIL, CISL e UIL, dei Sindaci del circondario, delle organizzazioni di volontariato e dell’antimafia. Unica presenza istituzionale, oltre quella del Primo cittadino di Acate, è quella della On. Simona Suriano, esponente della componente parlamentare di ManifestA.
Rifondazione Comunista in un suo comunicato stampa ha chiesto con forza l’attivazione di severi e seri controlli sulle condizioni di lavoro nelle aziende del ragusano e in special modo della SGB Calcestruzzi, ditta già, peraltro, coinvolta in importanti inchieste antimafia.
Rifondazione Comunista chiede, con forza, che vengano avviate da subito le verifiche ispettive INPS e Inail per verificare il rispetto delle norme contrattuali e la natura dei rapporti di lavoro dei dipendenti da parte della ditta sopracitata.
Rifondazione Comunista si batte contro la schiavizzazione che caratterizza il lavoro migrante e non solo nell’area del vittoriese, nelle serre e nei cantieri edili. Siamo accanto ai lavoratori migranti che hanno dichiarato di essere pronti a fermare le attività lavorative se non si avranno notizie di Daouda e se non verrà fatta giustizia.
Nicola Candido
Segretario regionale del Partito della Rifondazione comunista – Sinistra Europea della Sicilia
Mimmo Cosentino
Componente della Direzione nazionale del Partito della Rifondazione comunista – Sinistra Europea.
Fabio Cannizzaro
Responsabile organizzazione del Partito della Rifondazione comunista – Sinistra Europea della Sicilia
17/7/2022 http://www.rifondazione.it
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