Droghe, la lotta impari contro le sostanze sintetiche: “Se ne producono 700 nuove a settimana”
Spice, Meow Meow, Kryptonite, Black Mamba: hanno nomi esotici, favolistici e ‘speziati’ di sicuro richiamo. Altrimenti raccapriccianti quali Krokodril, in italiano cannibale. Le nuove sostanze psicoattive sono conosciute soprattutto con espressioni quali smart drugs (droghe furbe perché commercializzate come prodotti naturali) e legal highs (sostanze ‘legali’, perché aggirano i regolamenti vigenti). Vocaboli diversi a indicare una stessa minaccia senza precedenti, ancora troppo trascurata se non sconosciuta, che richiede invece indagine, capacità di risposta rapida, politiche istituzionali e sanitarie di formazione, informazione, prevenzione. Ma la ricerca è indietro, la psichiatria ha poco indagato le sostanze d’abuso, senza considerare che sempre più pazienti psichiatrici hanno problemi di droga.
Per ora, già solo riuscire a individuare le nuove droghe, conoscerle e censirle è una sfida impari: di facile realizzazione, dai costi modesti, di altrettanto semplicissimo acquisto visto che sono reperibili non solo tramite spacciatori di strada o ‘head shops’, ma soprattutto via Internet, sono continuamente immesse sul mercato. Create in laboratori domestici specie nell’Europa dell’Est, spacciate sulla piazza telematica con nomi e pretesti fantasiosi, sono vendute come sostanze tossiche legali (legal highs), sostanze chimiche di ricerca’ (research chemicals), ‘integratori alimentari’ o incensi. In tempi rapidissimi si affermano, conquistano i consumatori (per lo più, adolescenti e giovani adulti), per poi sparire a favore di nuovi cocktail chimici, ancora più pericolosi e letali al punto da far sembrare al confronto le droghe naturali di vecchia generazione quasi ‘inoffensive’. Cosa che ovviamente non è. Spesso poi uno stesso nome indica miscele di molecole diverse e venire a capo di questa Babele di droghe pare quasi impossibile.
Si calcola che ogni settimana si produca una sostanza nuova; in Europa ne circolano più di 700: i dati li ha riferiti Giovanni Martinotti, psichiatra e ricercatore presso il Dipartimento di Neuroscienze e Imaging dell’università D’Annunzio di Chieti nel corso di un convegno che si è svolto a Roma per fare il punto sulla ‘Salute mentale in tempi di crisi’. Martinotti ha tenuto una relazione sulle dipendenza da nuove sostanze psicoattive. Il ricercatore è nel team scientifico che lavora a un progetto avviato il 1 aprile 2014 con i fondi della commissione europea e che lo psichiatra e farmacologo Fabrizio Schifano, da molti anni docente all’università di Hertfordshire, coordina dall’Inghilterra. L’obiettivo è catalogare queste sostanze, conoscerle, colmare il ritardo delle istituzioni coinvolte, informare il personale sanitario, aggiornare la formazione degli studenti delle scuole di specializzazione in medicina e psichiatria, sensibilizzare adolescenti, genitori. Magari facendosi aiutare proprio dai consumatori che ne sanno assai più dei ricercatori su dosi, miscele di molecole, interazione di droghe, alcol e antidepressivi.
Il primo grave problema che deve affrontare un medico è che se arriva un paziente in un pronto soccorso qualsiasi e non racconta la verità su ciò che ha assunto, e d’altra parte la nuova sostanza, come accade, ‘beffa’ i controlli non comparendo al comune esame delle urine, diventa molto difficile intervenire. Occorre sviluppare la ricerca, arrivare a nuove metodiche, quindi mettere a punto nuovi farmaci antipsicotici.
Il progetto in corso – ha illustrato Martinotti – è iniziato quando a Dolton, località inglese sono morti tre ragazzi dopo aver fumato psyclone, uno dei tanti cannabinoidi sintetici.
Da lì è cominciata la ricerca su Google per tentare di andare a mappare le nuove sostanze. E cosa è emerso? Per restare al caso specifico, di psyclone venduto come mix di erbe o incensi, i ricercatori ne hanno rintracciati ben tre diversi composti. “ Se si pensa che ogni settimana c’è una sostanza nuova e che ci sono siti giovanili che pubblicizzano l’assunzione di droghe e alcol, si può capire che inseguiamo qualcosa molto più rapido di noi e che la sfida è impari”. I cannabinoidi sintetici sono esplosi sul mercato nel 2008: “sono estremamente pericolosi, hanno una concentrazione di Thc (il principio attivo della cannabis ndr) dalle 20 alle 70 volte maggiore di quella che è contenuta in uno spinello. Il cannabinolo presente nei cannabinoidi naturali che ‘protegge’ e ha funzione ansiolitica, invece non è presente in questi”.
Tra i cannabinoidi di sintesi c’è la Spice Ophrenia: dà sintomi molto simili alla psicosi classica, i soggetti che la assumono possono andare incontro a episodi psicotici, schizofrenia; conduce a bad trip che provocano immagini di fiamme e roghi infernali, comuni visioni testimoniate da chi torna a raccontarli. “Le conseguenze non sono solo psicopatologiche ma mediche. Magari sono pazienti che arrivano in ospedale con vomito ematico. Probabilmente ci sono conseguenze per il sistema nervoso centrale”.
Il mefedrone, molto utilizzato in Inghilterra, è una polvere bianca o giallastra, si sniffa o inalata o prese in compresse. Costa poco da 12 a 17 € al grammo è una ‘piccola cocaina’.
La bromodragonfly così chiamata per la somiglianza della sua struttura chimica a una libellula, ha potenti effetti allucinogeni, stimola la perdita di confini sia mentali che fisici. Si trova come francobolli a prezzi variabili.
Ancora più inquietante il caso del Krokodril, detta la droga del cannibale o degli zombie: contiene desormofina, la sostanza dei poveri, molto utilizzata nell’Est europeo ma sbarcata anche in Italia, si produce in casa. Potrebbe sostituire l’eroina, ha effetti devastanti: totale perdita dei freni inibitori e del controllo sul proprio corpo, pezzi di corpo mangiati dalla droga, violenza che sfocia nell’incontenibile desiderio di mordere chi capiti a tiro.
Rientra nel caso del consumo di nuove droghe, anche l’abuso di farmaci ad esempio antinfiammatori quali benzidamine (tantum verde, tantum rosa) che inducono effetto euforico. La benzidamina ha iniziato ad essere utilizzata a scopo ricreazionale (quale club drug) da adolescenti in Brasile, si è presto diffusa in Europa, in particolare in Polonia e Romania. Ma anche in Italia si riscontra una significativa percentuale di misuse del farmaco. Induce euforia, eccitazione, facilita la colloquialità e, se assunto in dosi elevate, produce allucinazioni e deliri. Secondo la descrizione dei consumatori, ha un effetto brain-flying, simile al’LSD, ma con durata maggiore e quindi più divertimento. È spesso assunto congiuntamente alla cannabis poiché sembra che il Thc ne amplifichi l’effetto.
Non meno preoccupante è l’assunzione di sostanze psicoattive di origine naturale quali la salvia divinorum, pianta ornamentale ancora più potente delle sostanze di sintesi. Utilizzata dagli sciamani del Messico,contiene salvinorina, la più potente molecola tra gli allucinogeni.
L’ ayahuasca è invece un decotto che fanno le popolazioni indigene del Rio delle Amazzoni importato utilizzato in Europa nei rave.
Tanto per avere qualche anticipazione sul prossimo futuro: in Inghilterra sono diminuiti i morti da eroina ma aumentati quelli da oppiacei da prescrizione. Sono già stati dichiarate illegali i cannabinoidi di sintesi di prima, seconda e terza generazione.
“Eppure pare una lotta senza pari. Per quanto cercheremo di aggredire queste molecole è impossibile predire quelle che emergeranno”, ha dichiarato Fabrizio Schifano a un recente convegno europeo. Per non parlare del poliabuso (assunzione insieme ad esempio di alcol tabacco cannabinoidi naturali o di sintesi o benzodiazepine, anfetamine), dei cocktail di sostanze o di quanto dicono ad esempio per l’Italia i dati Istat 2014 sull’aumento dei consumi e l’abbassamento dell’età dell’assunzione a partire dalla scuola media. Chissà quale sarà l’accezione di salute e di salute mentale tra qualche anno.
Piera Lombardi
5/2/2015 www.controlacrisi.org
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