Ebola, dito puntato contro il Fondo Monetario Internazionale.
Ormai non se ne parla quasi più sui nostri media, la possibile epidemia di Ebola ventilata in Europa e in occidente fino a qualche settimana fa sembra per ora sventata e assai poco probabile nell’immediato futuro ed ecco che la grande stampa ha abbandonato la questione.
Eppure proprio in queste ore l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un nuovo allarme sulle recrudescenza della malattia in Africa. Secondo gli ultimi dati resi noti il 16 dicembre – e quindi già superati visto il procedere rapido dell’infezione – i morti erano arrivati a quota 7400 su circa 20 mila casi registrati con un balzo di alcune centinaia di vittime rispetto a pochi giorni prima.
Inoltre proprio in questi giorni una ricerca condotta da alcuni ricercatori del dipartimenti di sociologia dell’Università di Cambridge, dell’Università di Oxford e della London School of Hygiene and Tropical Medicine dimostra che le politiche di austerità budgetarie imposte dall’FMI hanno rallentato lo sviluppo di sistemi e servizi sanitari in grado di contrastare il morbo in Guinea, Liberia e Sierra Leone, i tre paesi africani epicentro dell’epidemia. Secondo lo studio infatti una delle ragioni principali della rapidità con cui Ebola si è diffusa in questi paesi è legata «alla debolezza dei sistemi sanitari della regione», sostiene l’autore principale della ricerca, Alexander Kentikelenis, sociologo dell’Università di Cambridge secondo il quale «I programmi di cui l’FMI si è fatto promotore hanno ridotto i mezzi finanziari e le risorse umane dei sistemi sanitari nei paesi colpiti da Ebola, rimasti totalmente impreparati quando il virus ha iniziato a diffondersi tra le loro popolazioni».
Le conclusioni dello studio sono il risultato di una lunga ricerca durante la quale i ricercatori hanno passato in rassegna le politiche promosse dal Fondo monetario prima dell’epidemia scartabellando i dati forniti dai programmi di prestiti finanziari concessi dall’istituzione tra il 1990 e il 2014, per poi analizzarne l’impatto in Guinea, Liberia e Sierra Leone. «Nel 2013, poco prima dell’emergenza Ebola, i tre paesi sono stati sottoposti alle direttive economiche dell’FMI, e nessuno di loro è riuscito ad aumentare le sue spese sociali nonostante i bisogni urgenti registrati nel settore sanitario», assicurano i ricercatori. Secondo lo studio, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica The Lancet, 20 anni di austerity e piani di aggiustamento hanno finito per mettere in ginocchio le infrastrutture pubbliche sanitarie di molti paesi africani, impedendo a quelli colpiti da Ebola di affrontare in modo adeguato l’epidemia che sta colpendo soprattutto l’Africa centro-occidentale.
Di fronte alle dure accuse i responsabili dell’istituzione internazionale hanno per lo più fatto gli gnorri, mentre un suo portavoce sostiene che non prevedendo il mandato del Fondo interventi specifici nella sanità pubblica (!) l’FMI non ha alcuna responsabilità in quanto sta accadendo.
23/12/2014 www.contropiano.org
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