Effetto serra: l’Europa deve decidere. > Le contraddizioni della sudditanza dell’Europa agli USA hanno ricadute tragiche anche sul clima. Il criminale sviluppo economico capitalistico – ad iniziare dalla produzione dei gas a effetto serra e per finire all’aumento delle povertà conseguenti alle guerre di aggressione e alle politiche di massacro sociale degli Stati occidentali – è la causa primaria dello stravolgimento climatico.
Il pacchetto Energia-clima propone una riduzione delle emissioni ad effetto serra della Ue del 40% entro il 2030 (rispetto al 1990), una riduzione dell’utilizzazione di energia del 30% (“efficacia energetica”), con il ricorso alle rinnovabili per il 27% (oggi è del 12,7%). Il pacchetto è un proseguimento degli impegni già presi – meno 20% di Co2 entro il 2020 – ma la realizzazione è contrastata, con molti in ritardo su questa prima tabella di marcia: complessivamente, la Ue ha ridotto del 18% le emissioni a effetto serra, ma alcuni paesi, tra cui l’Italia, devono accelerare per rispettare gli impegni. Il principale accusato sul banco degli imputati è la Polonia: Varsavia ha persino minacciato di porre il veto sul pacchetto Energia-clima, perché recuperare il tempo perso sarebbe troppo costoso, malgrado la promessa dei paesi più ricchi di cedere gratuitamente ai più poveri il 10% dei diritti sulle quote di Co2, vendute all’asta nell’ambito del mercato europeo. La Polonia ha già ricevuto molto aiuti, ma resta dipendente dal carbone per l’80% del suo consumo di energia. Francia, Germania e Gran Bretagna si presentano come i paesi più decisi ad agire, ma non hanno costituito un fronte comune. La Francia raggiunge un buon voto sulla produzione di Co2 perché ha il nucleare, una scelta non proprio raccomandabile. La Germania continua a far ricorso al carbone, anche se accelera sulle rinnovabili. La Gran Bretagna non ha nessuna intenzione di concentrarsi sull’efficacia energetica. Inoltre, c’è la questione dello shale gas: per il momento, la Commissione ha scelto raccomandazioni non vincolanti, per evitare irrigidimenti. Sui trasporti, anche la Francia dei Tgv sta perdendo colpi: dopo che il ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, ha consigliato di sviluppare la rete degli autobus per i “poveri”, perché meno cari, la Corte dei Conti ha accusato ieri il treno ad alta velocità di non essere sempre “competitivo”, affermando che la Sncf ha moltiplicato le linee con costi non sempre sostenibili.
Anna Maria Merlo
24/10/2014 www.ilmanifesto.info
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!