Elemosina dei diritti, questa è l’ideologia del nuovo uomo della provvidenza. Immaginiamo il calvario per una donna di fronte al mobbing e al ricatto sessuale? Vogliamo farla finita con gli atti di autolesionismo? Basta votare a prescindere dai fatti.
Vita precaria
JOBS ACT IN PAROLE POVERE: LAVORO DI 36 MESI SOTTO RICATTO, IL DATORE, PUBB LICO E PRIVATO, E’ LIBERO DI LICENZIARTI.
Se grande è il disordine nella coscienza di chi lavora, per di più in modo molto precario, è bene parlare con linguaggio diretto, semplice, “da dentro” i luoghi di lavoro. Ci sembra la forma più efficace per rappresentare la situazione. E le cose da fare.
Dopo anni di teoria (cominciò D’Alema fine anni 90) e prassi (timidamente Prodi, poi senza freni Berlusconi, Letta) e con l’assistenza diretta della Cisl e della Uil e indiretta (ma sostanziale) della maggioranza Cgil, siamo arrivati alla fase terminale con Renzi. Il piano socialmente criminoso e chiaro, senza ipocrisia alcuna, da oggi per i giovani e per i disoccupati vi è un solo futuro: restare per sempre precari triennali, ora presso una azienda, ora presso un’altra.
Però noi, comunisti con la nostra faziosità di estremisti delle regole nel lavoro, che avevamo visto giusto affermiamo che la stessa sorte attende i lavoratori già stabili tramite contratti sempre più diluiti nel tempo e non più normati contrattualmente.
Anche su quest’ultima affermazione siamo certi che saremo attaccati come ideologici e faziosi ma i fatti ci daranno ragione nel futuro prossimo.
C’è da essere indignati? Certo ma l’indignazione di questi ultimi vent’anni verso gli atti governativi bipartisan (PD e banda Berlusconi) non basta più perchè si rilevata impotente.
E allora perchè mai non dovremmo guardare in faccia la brutale realtà e mettere in modo perpetuo il cervello, coadiuvato da lingua e gambe, per debilitare il malaffare di questi signorotti feudali? Domanda più che lecita di fronte al decreto del governo (si fà per dire, essendo lui non eletto dagli italiani ma nominano per decreto) che precarizza definitivamente il mercato del lavoro. E’ consideriamo disprezzabile e offensiva la “mancia” dei mille euro lordi all’anno elargita ai lavoratori.
Elemosina dei diritti di lavorare e di vivere, questo è l’ideologia del nuovo uomo della provvidenza: un veloce, causa assenza di sindacati degni della costosa delega degli oltre dieci milioni di loro iscritti, processo di precarizzazione che abolisce la civiltà delle regole del giuslavorismo progressista inaugurato con la legge 300 del 1970.
Già qualcuno (anzi tanti di quelli che prima hanno il mal di pancia di fronte agli atti di mammaPD e poi si genuflettano con il “voto utile” alle elezioni) afferma ipocritamente, che questo vale solo per il “primo contratto” a termine tra lo stesso datore di lavoro e il lavoratore, ma l’ipocrisia è sinonimo di infantilismo perchè è evidente che il primo contratto a termine “a causale” sarà anche l’ultimo, in quanto dopo i 36 mesi di lavoro scatterebbe la regola legale, già esistente, secondo la quale continuando la prestazione di lavoro il contratto si trasforma a tempo indeterminato. Ma ci domandiamo (e la domanda la giriamo a tutti i lavoratori stabili) fino a quando resterà questa regola dei 36 mesi con questa subordinazione dei grossi sindacati e senza opposizione politica in Parlamento?
Ma anche se resistesse questa logica regola è lo stesso governo che nel decreto suggerisce al datore di lavoro di sostituire il lavoratore alla scadenza del contratto “a causale”. Più chiaro di di così si muore, e a morire di ansia, depressione e annullamento della propria dignità di persona saranno i lavoratori. Perchè cercare ogni tre anni un diverso datore di lavoro è una totale sottomissione a ricatti di ogni tipo, sperando di essere confermato/a. tanto per cadere nelle statistiche del mobbing e della violenza sessuale, possiamo solo immaginare il calvario per una donna?
Cosa sappiamo in realtà delle percorso iniziato dal ragazzotto cresciuto e pasciuto nell’ideologia berlusconiana?
Franco Cilenti
LA PRIMA PARTE DELL’EDITORIALE DEL PROSSIMO NUMERO DELLA RIVISTA “LAVORO e SALUTE”
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