Elisabetta Canitano (Potere al Popolo), l’intervista che non vedrete sul Corriere…
1. Qual è la sua strategia per il rilancio della sanità?
La sanità è diventata un super mercato in cui i cittadini si aggirano senza poter capire cosa, come e quando fare, con la mano in tasca, bombardati da super offerte, assicurazioni, case di cura convenzionate, sanità privata, mentre si è fatto scadere appositamente il gradimento della sanità pubblica per consentire al profitto di dominare le cure.
Occorre ristabilire un equilibrio, rifinanziare la sanità pubblica eliminando tutte le speculazioni, fornire le cure adeguate, permettendo a tutti di curarsi nei tempi giusti, senza attesa e sottraendo i cittadini che pagano o sono assicuratialle speculazioni della sanità che vuole fare profitto. Noi vogliamo una sanità competente, giusta, gratuita per tutti. Se i grandi padroni delle case di cura accreditate si possono permettere la Ferrari e invece nel Servizio pubblico veniamo incentivati a non lavorare per non spendere è evidente che non è vero che è solo un problema di fondi. E’ un piano preciso per garantire che alcuni, peraltro sempre più grandi gruppi internazionali, possano fare affari sulla salute delle persone. In quest’ottica conta solo il ritorno economico e i risultati di salute per i cittadini a breve e a lungo termine non valgono niente, motivo per cui si smette di fare la prevenzione per la salute sostituendola con esami diagnostici alla fine spesso anche di dubbia qualità.
Noi siamo per una sanità pagata con le tasse proporzionali, chi ha di più deve dare di più e quindi deve ricevere la stessa qualità, gratuita, di tutti. Una sanità sottratta a logiche di mercato. Laica, rispettosa del sentire delle persone che hanno bisogno di cure, che non imponga valutazioni legate a etiche che non siano quelle dei diritti delle persone all’autodeterminazione. Una sanità in cui i lavoratori abbiano stipendi adeguati e diritti costituzionali. Per se stessi e peri cittadini che hanno bisogno di loro..
2.Come pensa di affrontare il tema dell’emergenza abitativa?
Le case popolari sono poche. Dobbiamo garantire il diritto all’abitare, sia a coloro che hanno i requisiti per avere una casa popolare e sono in lista di attesa, sia a coloro che non hanno tali requisiti ma non hanno un reddito sufficiente per comprare o affittare una casa. Non dobbiamo fare regali ai costruttori privati: essi spesso speculano raccogliendo fondi per le case popolari e poi lasciano le persone senza casa e senza soldi. Ènecessario bloccare immediatamente la vendita del patrimonio residenziale pubblico e incrementarlo. Come? Partendo dalle unità abitative pubbliche in disuso e in degrado: possiamo riqualificarle e avere così nuove abitazioni cui possano accedere i cittadini in lista di attesa.Riqualificare costa meno che costruire e non consuma suolo!L’articolo 26 comma 1 bis, legge 164/14 (Sblocca Italia) prevedeesattamente il recupero di immobili a tale scopo. A tal fine possiamo usare parte dei 723 milioni1 del Fondo Sviluppo e Coesione (fondo interamente italiano programmato in sinergia con i Fondi UE) che la Regione Lazio ha a disposizione. I nostri obiettivi sono: vera gestione e manutenzione del patrimonio ERP regolarizzando gli inquilini con requisiti di permanenza e ridefinendo l’indennità di occupazione. Indicazione ai comuni di istituire un catasto ERP. Controllo sulle amministrazioni comunali per quanto riguarda le assegnazioni e gli alloggi vuoti. Censimento dei grandi patrimoni immobiliari residenziali privati non locati e invenduti per individuare locazioni in nero e unità immobiliari da requisire. Vigilanza sull’edilizia convenzionata e sul rispetto dei Piani di zona. Sottrarre ai privati il controllo e la gestione dell’ERP.
3.Qual è il suo programma per il lavoro e la crescita economica della Regione?
Per creare lavoro stabile e di qualità occorre investire. E per investire è necessario usare i soldi gestiti direttamente dalla Regione Lazio. Secondo Sergio Rizzo sul vostro giornale il 18 aprile 2017, e secondo Andrea Del Monaco nel libro Sud Colonia Tedesca, in un Italia in ritardo nella spesa dei Fondi UE, il Lazio nella spesa era al 18° posto sulle 20 regioni.2 Se fossi eletta presidente, secondo i dati della Commissione Europea, troverei questa situazione sul ciclo 2014-2020. La regione Lazio ha speso: 1) solo il 6% dei 9023 milioni del programma cofinanziato dal Fondo Sociale Europeo (FSE); 2) solo l’8% dei 9694 milioni del programma cofinanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR); 3) solo l’11 % degli 8225 milioni del piano cofinanziato dal Fondo Europeo Agricolo di Sviluppo Rurale (FEASR). Quindi, poiché la regione Lazio ha speso meno del 10% dei 2693 milioni della somma dei tre programmi, dobbiamo rafforzare la capacità amministrativa delle Autorità di Gestione dei programmi UE: la Commissione Europea lo chiese all’Italia nelle Osservazioni di marzo 20146. Nei futuri bandi, tramite fideiussioni, dobbiamo poter recuperare i fondi UE dati a imprese che delocalizzano. Nel contempo per sostenere i disoccupati e contrastare il lavoro nero dobbiamo rifinanziare la Legge Regionale n.4 del 2009 “Istituzione del reddito minimo garantito” e la Legge Regionale n.16 del 2007 per il contrasto del lavoro irregolare.
4.Come pensa di affrontare il tema dell’immigrazione?
E’ necessaria da una parte la revisione e il finanziamento per permettere l’attuazione della Legge in merito all’immigrazione del 2008 e dall’altra creare nuovi percorsi di accoglienza e inclusione per le nuove migrazioni composte soprattutto da richiedenti asilo e rifugiati. I diritti fondamentali (sanità, scuola, lavoro, servizi) devono essere garantiti a tutti. Garantire inclusione e servizi a tutti è un beneficio per tutti, non solo per i migranti. La soluzione degli SPRAR mitiga in parte la vita di chi arriva e ha prodotto anche risultati positivi, i centri emergenziali si militarizzano e non danno buoni risultati. Noi siamo per la chiusura del CPR di Ponte Galeria e per aprire dei tavoli con i comuni, per esempio pensando anche ai borghi abbandonati. Esperienze come quelle in Calabria,Riace, Badolato, Acquaformosa, Caulonia ne sono la testimonianza più lampante. Ma il discorso vale anche per tutti gli altri. Stiamo parlando di comuni di poche migliaia di abitanti, con centri storici pressoché disabitati, lasciati per anni all’incuria ed anche al degrado, che, grazie ai nuovi “cittadini”, hanno conosciuto una nuova fase di vita, dimostrando al contempo che può esserci un’alternativa alla gestione “segregante”, disumana, dei migranti attraverso i centri d’accoglienza. Per fare ciò la Regione dovrebbe usare parte dei 902 milioni del programma FSE: malgrado i Fondi UE non possano pagare contratti a tempo indeterminato, tuttavia la Regione può impiegaremediatori culturali e traduttori a tempo determinato. Oggi purtroppo questi lavoratori preziosi spesso lavorano con contratti super precari nelle cooperative appaltanti i servizi sociali.
5.Come pensa di promuovere l’innovazione e attrarre investimenti?
L’innovazione non deve ridursi all’incentivo alle aziende per sostituire la rete informatica aziendale. La regione deve finanziare chi investe in innovazione tramite la ricerca e trasferisce sul piano industriale i risultati della ricerca finanziata. Ecco un esempio. Nel 2008 Alessandro Sannino, professore di Ingegneria dei Materiali presso l’Università di Lecce, realizzò un idrogelo iperassorbente, un materiale in grado di assorbire un litro di acqua in un grammo di materiale secco completamente biodegradabile e biocompatibile. I pazienti dializzati possono, ingerendo l’idrogelo, far assorbire acqua dall’intestino per ridurre la quantità di liquido da eliminare durante la dialisi. E poiché i pazienti dialitici, lo 0,6% della popolazione italiana, incidono per il 6% sulla spesa sanitaria nazionale, è evidente il risparmio potenziale. Inoltre l’idrogelo può sostituire nei pannolini la parte assorbente che, attualmente costituita da prodotti non biodegradabili, aumenta la massa dei rifiuti. Infine l’idrogelo può essere usato per assorbire il percolato dei rifiuti e abbattere il quantitativo di sostanze tossiche rilasciate nell’atmosfera. Sannino, per continuare il suo studio con i fondi necessari, dovette vendere quote importanti dei risultati della sua ricerca a due società private. Una virtuosa regione Lazio individua il Sannino di turno, finanzia la ricerca per un brevetto pubblico dell’idrogelo, segue la sua industrializzazione dando un forte impulso all’industria farmaceutica locale; successivamente grazie all’uso del prodotto industrializzato, nella raccolta differenziata riduce la massa dei rifiuti, il loro percolato e le sostanze tossiche rilasciate, e, in campo sanitario riduce la spesa per i dializzati a parità di servizio; virtuosamente le risorse risparmiate possono essere spostate in altri capitoli di spesa sanitaria. Quindi, per innovare occorre sciogliere il nodo politico della programmazione: finanziare chi, per fare cosa.
SPESA DELLA REGIONE LAZIO SU PROGRAMMI COFINANZIATI DAI FONDI EUROPEI 2014-2020
Programmi Regione Lazio |
Dotazione 2014-2020 |
Pagamenti febbraio 2018 % |
FESR |
969 |
8 |
FSE |
902 |
6 |
FEASR |
822 |
11 |
TOTALE |
2.693 |
< 10% |
I dati sono espressi in milioni di euro e sono aggiornati al 26/02/2018
Fonte: Commissione Europea
1 Patto per lo Sviluppo della Regione Lazio,http://www.governo.it/sites/governo.it/files/documenti/documenti/Approfondimenti/patti_sud/AccordoLazio.pdf
2 http://www.corriere.it/politica/17_aprile_18/spreco-fondi-ue-l-italia-coda-spesa-il-piano-2014-2020-a76ce4b8-23a1-11e7-9fca-ec0025fa502c.shtml
3 https://cohesiondata.ec.europa.eu/programmes/2014IT05SFOP005
4 https://cohesiondata.ec.europa.eu/programmes/2014IT16RFOP010
5 https://cohesiondata.ec.europa.eu/programmes/2014IT06RDRP005
6 http://big.assets.huffingtonpost.com/Commissione.pdf
3/3/2018 http://contropiano.org/
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