Emission Gap Report dell’UNEP

3 novembre 2022

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È uscito un importante rapporto per lo stato dell’ambiente e della transizione ecologica: l’Emission Gap Report dell’UNEP (United Nations Environment Programme). Abbiamo raccolto le seguenti dichiarazioni di esperti del settore.

Giacomo Grassi, ricercatore presso il Joint Research Centre della Commissione Europea, qui intervistato in qualità di coautore del rapporto delle Nazioni Unite [02/11/2022]

Di cosa parla l’Emission Gap Report dell’UNEP?

A Parigi, nel 2015, praticamente tutti i paesi del mondo si sono impegnati a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, al fine di mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C rispetto all’epoca preindustriale. L’Emissions Gap Report fotografa a livello globale l’impatto delle azioni intraprese finora o, in altre parole, misura la distanza tra parole e azioni.

Qual è lo stato delle emissioni globali?

A livello globale le emissioni di gas serra hanno smesso di crescere rapidamente come hanno fatto negli ultimi due decenni, e questa è una buona notizia. Gli ultimi anni sono stati molto influenzati dal Covid-19, con le emissioni globali del 2020 di poco inferiori a quelle del 2019, ma già nel 2021 hanno ripreso e raggiunto i livelli del 2019.

Sommando tutti gli ultimi impegni di riduzione delle emissioni presi dai paesi per il 2030, potremmo arrivare a circa 2.5°C. Meglio di qualche anno fa, ma ancora non sufficiente per restare ben al di sotto i 2°C, come concordato a Parigi. Considerando poi solo le politiche già in atto, anziché a 2.5°C arriveremo a 2.8°C. Rispetto alle emissioni prevedibili con politiche attuali, gli impegni al 2030 porterebbero una riduzione le emissioni globali di solo il 5-10%. Per dare un’idea dell’ulteriore sforzo necessario, queste emissioni dovrebbero invece essere ridotte del 30-45%.

Sebbene ci siano stati passi in avanti (come in Europa), a livello globale emerge una diffusa inadeguatezza delle azioni intraprese finora. Questo messaggio è ben riassunto nell’immagine di copertina: una finestra che si sta chiudendo. Resta poco tempo, i prossimi anni saranno cruciali.

Cosa potrebbero fare i paesi a seguito di questo rapporto?

Anzitutto, prendere atto di questa grande distanza tra parole e azioni a livello globale, fotografata dal rapporto UNEP. Questa presa d’atto da parte dei paesi sarà anche lo scopo del cosiddetto “Global stocktake”, un processo nell’ambito dell’Accordo di Parigi pensato per verificare, ogni cinque anni, come siamo messi rispetto agli impegni globali. Un reality-check, insomma. Al quale, si spera, seguiranno azioni più efficaci per velocizzare la riduzione delle emissioni nei prossimi anni.

L’urgenza della crisi climatica è tale che non possiamo accontentaci del fatto che le emissioni globali hanno quasi smesso di crescere. Per restare negli obiettivi dell’accordo di Parigi, le emissioni globali devono diminuire rapidamente, e per questo sarà necessaria una profonda trasformazione della nostra società. Più aspettiamo, più questa trasformazione dovrà essere rapida e, quindi, difficile. Ogni azione conta perché ogni frazione di grado conta: per le comunità vulnerabili, per le specie e gli ecosistemi e per ognuno di noi.

Marina Vitullo, Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) [02/11/2022]

Commento generale sul rapporto UNEP

L’Emission Gap Report 2022 rimarca l’urgenza di adeguare le politiche di mitigazione per cercare di limitare l’aumento della temperatura globale entro i 2°C. Le riduzioni previste dagli impegni assunti dai Paesi attraverso i contributi determinati a livello nazionale (NDC – Nationally Determined Contributions) non sono sufficienti ed è necessario aumentare l’ambizione per ridurre le emissioni di gas serra; ovviamente lo sforzo dovrà essere maggiore per cercare di stare entro un aumento di 1.5°C.

Emission Gap Report 2022, figura ES.3

Vale la pena sottolineare che lo scarto di mezzo grado (tra gli scenari IPCC 1.5°C e 2°C) implica un aumento degli impatti della crisi climatica a livello globale. Il tempo è un fattore determinante, più andiamo avanti e più gli impatti saranno incisivi anche sulla nostra vita quotidiana.

IPCC, AR6-WG2, Sommario per i decisori politici, figura SPM3

Focus sull’Italia

In Italia, nel 2020 le emissioni di gas serra sono diminuite del 27% rispetto al 1990, grazie alla crescita negli ultimi anni della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico), all’incremento dell’efficienza energetica nei settori industriali e alla riduzione dell’uso del carbone. Da considerare comunque la congiuntura economica e sociale dell’anno 2020 causata dalla crisi pandemica. L’anno 2020 è un anno importante di verifica, per l’Italia e l’Unione Europea, perché chiude il secondo Periodo di Kyoto (2013-2020): occorre sottolineare come l’Italia abbia raggiunto e superato le riduzioni delle emissioni di gas serra previste, per l’Italia, dal Pacchetto europeo clima-energia 2020.

L’obiettivo di riduzione dell’Unione Europea successivo al 2030 e inviato all’UNFCCC come contributo dell’Unione (NDC) all’Accordo di Parigi è stato finalizzato con il pacchetto Fit for 55, e prevede la riduzione delle emissioni di gas serra del 55% a livello europeo rispetto all’anno 1990, includendo anche gli assorbimenti del settore LULUCF (uso del suolo, cambiamento di uso del suolo e selvicoltura), nell’ottica di raggiungere la neutralità emissiva entro il 2050, che rappresenta l’obiettivo di mitigazione di lungo raggio che si è data l’Unione europea nell’ambito dell’Accordo di Parigi.

Per quanto riguarda il Regolamento Effort Sharing, l’obiettivo italiano, in fase di negoziazione, dei settori inclusi nel Regolamento (trasporti, riscaldamento degli edifici, parte dell’industria non inclusa in ETS, agricoltura e rifiuti) è complessivamente pari al 43,7% di riduzione delle emissioni entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005. Per quanto concerne il Regolamento LULUCF, l’obiettivo al 2030 è stato suddiviso in due periodi temporali: per il 2021-2025 è previsto un bilancio tra emissioni e assorbimenti del settore pari a zero; per il periodo 2026-2030 il target è in fase di negoziazione. È inoltre in fase di negoziazione l’ipotesi di neutralità del settore AFOLU al 2035, vale a dire un bilancio pari a zero tra emissioni e assorbimenti dei settori agricoltura e LULUCF.

[Si segnala il documento ISPRA Le emissioni di gas serra in Italia alla fine del secondo periodo del Protocollo di Kyoto: obiettivi di riduzione ed efficienza energetica]

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