Enti locali, il contratto degli spiccioli
Sono 467mila i\le dipendenti di Regioni ed enti locali interessati al contratto appena siglato. Ma questo contratto, come quelli che l’hanno preceduto (scuola, ministeriali) è figlio dei decreti Madia approvati dal Governo senza alcuna opposizione sindacale e politica. All’indomani della sentenza della Consulta che definiva la illegittimità del blocco della contrattazione, il Governo ha stretto un patto con i sindacati complici ottenendo il loro silenzio\assenso sulla riforma della pubblica amministrazione. I sindacati hanno taciuto prima sui decreti, poi sottoscritto la riduzione da 11 a 4 comparti, sono iniziate trattative che hanno interessato la parte normativa e non solo quella economica. Sono trascorsi mesi, lunghi mesi nei quali i contratti pubblici hanno recepito tutte le “novità” già sperimentate nel privato:dallo scambio diseguale tra aumenti economici e bonus aziendali, dal rafforzamento della sanità e previdenza integrativa a un meccanismo contrattuale che ha recepito la cultura della divisione (divide et impera) tra i lavoratori con la filosofia della performance che distribuisce, in maniera discrezionale, i soldi di tutti (la produttività) favorendo una ristretta parte del personale che, guarda caso e in continuità con la Brunetta, avrà la maggiorazione del premio individuale (art 69 stabilisce una maggiorazione del 30% per un numero ristretto di dipendenti giudicati virtuosi).
Ma i contratti pubblici recepiscono anche altro, ossia il modello di contrattazione voluto da Confindustria, Cgil Cisl UIl. E’ sintomatica la istituzione di una commissione paritetica sui profili professionali che sottrare potere contrattuale alle rsu elette dai lavoratori e dalle lavoratrici per restituirlo ai terminali dei sindacati complici. I profili sono fermi all’anno 1999, prevedono figure professionali da tempo inesistenti negli enti locali, esternalizzate in tanti appalti; l’ammodernamento della Pubblica amministrazione è urgente ma espropriare le rsu dalla discussione è una scelta politica che va verso il rafforzamento del potere dei sindacati complici. Il ccnl autonomie locali va ben oltre , ossia viene stabilito un lungo periodo di pace sindacale, per mesi i sindacati non potranno scioperare. Il sistema di relazione sindacale è esplicitamente costruito per prevenire e addomesticare i conflitti e le vertenze, la pace sindacale imposta a noi tutti\e, e sottoscritta dai sindacati complici, permette al Governo di costruire piattaforme al ribasso compatibili con i vincoli di bilancio ma in antitesi al recupero del potere di acquisto e di contrattazione che dovrebbero essere obiettivi primari, e non mediabili, del sindacato che nei fatti rinuncia a presentare sue autonome piattaforme votate, in assemblea, nei luoghi di lavoro.
Ancora da sottoscrivere il contratto della sanità perchè manca unl miliardo di euro, i rinnovi e le stabilizzazioni rappresentano una spesa non ancora coperta dai Bilanci regionali.
Anche gli aumenti medi del nuovo contratto si è attestano al di sotto della cifra promessa degli 85 euro ma anche sulla dinamica salariale urgono alcune precisazioni. Aumenti lordi a regime (con decorrenza 1° marzo) compresi tra 52 e 90,3 euro lordi, la media si aggira attorno a 65 euro. E come si arriva alla cifra? Con «l’elemento perequativo», che tra i ministeriali era rivolto solo ai livelli piu’ bassi mentre negli enti locali riguarda tutti i livelli ovviamente quelli piu’ bassi percepiranno di piu’ degli altri . Ma attenzione a questo elemento perequativo che dura da Marzo a Dicembre 2018, non è pensionabile e nel migliore dei casi arriva a 29 euro. L’«elemento perequativo» doveva servire per sterilizzare la perdita di parte del bonus da 80 euro, ma cosa succederà dal 1 Gennaio 2019? E’ evidente che i lavoratori e le lavoratrici capiranno l’inganno a elezioni avvenute, tra diversi mesi quando senza l’elemento perequativo rimarranno solo i 65 euro lordi medi e le buste paga degli enti locali resteranno le piu’ leggere di tutta la Pubblica amministrazione, senza alcun recupero reale del potere di acquisto perduto in nove anni di blocco, anzi il contratto non avrà portato alcun beneficio ai lavoratori e alle lavoratrici.
Alcune voci contrattuali poi risultano del tutto inadeguate , basta vedere la indennità unica per rischio, disagio e responsabilità da maneggio valori.
Le «posizioni organizzative» saranno a carico del bilancio degli enti e in questo modo si raggiungono due obiettivi: la nascita dell’area quadri e la sostituzione dei dirigenti con le Po che saranno una forza lavoro ricattabile dai Sindaci e per questo motivo il bonus arriverà a 16 mila euro lordi. Ma dal fondo della produttività attuale toglieranno intanto la parte destinata alle Posizioni organizzative che fino ad oggi avevano una retribuzione di risultato compresa tra il 10 e il 25% mentre con il nuovo contratto si attesteranno tutte attorno al 20%. Si rafforza il ruolo delle Po, vengono previsti anche incarichi di posizione ad interim, con incremento dei valori della retribuzione dal 15 al 25%. Nascono poi alcune nuove posizioni economiche: A6, B8, C6 e D7 e il costo di queste nuove possibili progressioni ricadrà sull’esiguo fondo del trattamento accessorio.
Il contratto degli enti locali, come anche gli altri della Pa già siglati, prevede le ferie solidali, uno strumento che in teoria potrebbe essere giudicato positivamente ma di positivo ha invece ben poco. Dovrebbe essere a carico del datore di lavoro il costo della solidarietà verso colleghi\e in situazioni particolarmente disagiate.
Restano da approfondire due questioni:il welfare aziendale e la Polizia Municipale.
Il contratto nazionale dei meccanici ha fatto scuola, del resto il Governo sta dettando linee guida valide per ogni comparto . Il welfare aziendale, lo scambio diseguale tra aumenti contrattuali e bonus, è un elemento comune come il rafforzamento dell’assistenza sanitaria integrativa. Va detto esplicitamente: il welfare aziendale sostituisce lo stato sociale universale, è a carico dei lavoratori e delle lavoratrici che lo barattano con la rinuncia ad aumenti contrattuali veri e propri, viene agevolato da trattamenti fiscali migliori da parte del Governo .
All’articolo 72 del ccnl autonomie locali si regola il «welfare integrativo» rinviando alla contrattazione integrativa la sua attuazione sotto forma di bonus e di polizze sanitarie e previdenziali integrative. Una differenza tuttavia esiste tra autonomie locali e ministeriali, questi ultimi hanno la possibilità di prendere soldi dal fondo delle risorse decentrate(e quindi tagliare la produttività) per favorire il welfare aziendale, al contrario i lavoratori e le lavoratrici delle autonomie locali potranno dormire sonni un po’ piu’ tranquilli e al welfare aziendale andranno solo le risorse «già stanziate dagli enti … anche per finalità assistenziali nell’ambito di strumenti a carattere mutualistico, anche già utilizzati dagli enti stessi».
Chiudiamo con la Polizia Municipale che nell’era dei daspo e del decoro urbano acquista un ruolo determinante ma avrà solo in apparenza maggiore potere contrattuale. Con i proventi del codice della strada si potranno finanziare non solo la sanità integrativa o il fondo previdenziale Perseo Sirio cogestito con i sindacati, con l’art 208 del codice della strada si potranno anche finanziare progetti incentivanti. Poi viene inventata di sana pianta una sorta di indennità, compresa tra 1 a 10 euro al giorno, per i vigili che svolgono la loro attività all’esterno in via continuativa. Non pensiamo che le ore di straordinario fatte dai vigili per eventi finanziati da Privati siano una conquista visto che non sono soggetti ai vincoli ai quali viene sottoposto lo straordinario. Si fa strada piuttosto l’idea che qualunque soggetto privato danaroso possa finanziarsi la presenza dei vigili, un precedente pericoloso che potrebbe presto determinare minore agibilità democratica per tante realtà, in primis quelle che tutelano gli interessi delle classi sociali meno abbienti o le realtà di base e di movimento, realtà che costrette a pagare la presenza dei vigili si troverebbero costrette a non portare in piazza le loro istanze. Questa misura va di pari passo con la cultura securitaria del decoro urbano ma qui il discorso ci porterebbe assai lontani.
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