Estate&libri
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Luis Sepulveda il ribelle, il sognatore
Bruno Arpaia
Guanda, 2021
Val la pena leggere questo libro di Bruno Arpaia scritto per ricordare Luis Sepulveda nel suo aspetto più umano e più spontaneo, quello conosciuto anche dal grande pubblico che aveva apprezzato e riconosciuto le sue grandi qualità oltre che la sua grandezza di scrittore.
È un ritratto preciso e appassionato dello scrittore passando dalla sua vita ai suoi libri, dai suoi temi alle sue ossessioni, nel tentativo di farlo conoscere ai suoi tantissimi lettori e di restituirci, adesso che lui non può più, quelle autentiche passioni che ha saputo trasmettere.
Dal ricordo del suo ultimo compleanno il nastro si riavvolge e ripercorre la vita politica e letteraria dello
scrittore cileno, l’amore per la moglie Carmen, perduta e ritrovata e anche lei passata nel tritacarne del regime di Pinochet fino agli anni di Allende con una scrittura appassionata e coinvolgente.
Sangue caldo, nervi d’acciaio
Arto Paasilinna Iperborea, 2012
Un autore straordinario, un autore di culto non soltanto nel suo paese, dove ha fatto svariati mestieri, dal
guardaboschi al giornalista, poeta, scrittore. Due libri su tutti: L’anno della lepre e Il bosco delle volpi.
Sangue caldo, nervi d’acciaio attraversa la storia della Finlandia attraverso il suo protagonista, Atti, dedito a folli avventure, da mercante di cavalli a contrabbandiere di alcolici, da imprenditore illuminato a soldato sul fronte, da campione olimpionico di tiro al bersaglio a leader dei socialdemocratici.
Sullo sfondo la crisi economica del 29, le lotte tra fascisti e comunisti, la guerra d’inverno e una strampalata galleria di patrioti, anarchici e ribelli del quotidiano.
Atti medesimo è prigioniero dei russi, lui stesso comunista e non manifesta quella grande paura perché sa che da quella prigionia uscirà a testa alta.
Il secolo di un paese e le paure di un popolo che diventa la chiave per capire la sua sofferenza durante uno
dei periodi più controversi dell’umanità e i modi in cui ha cercato di resistere.
Gli altri sono più felici
Laura Freixas Arkadia, 2020
Laura Freixas è una bravissima scrittrice, critica letteraria e traduttrice, cresciuta in Catalogna, ma con grandissimi legami in Castiglia.
Propone al lettore italiano “Gli altri sono più felici” nella straordinaria traduzione di Francesca Mantura e Alessandro Gianetti (autore già apparso su LeS con La ragazza andalusa) libro che ritrae un paese complesso, unito ma diverso, i cui pregiudizi ostacolano l’amicizia e la comprensione dell’altro.
Un bellissimo affresco familiare sulle relazioni tra la Catalogna e le altre regioni della penisola iberica raccontata attraverso la figura di Aurea, un’adolescente di quattordici anni che vive a Madrid, ma le sue origini sono in un paese del la Mancia, terra di Cervantes.
Un’estate trascorsa da conoscenti catalani sulla Costa Brava lascerà a lei un oscuro malessere di quel periodo ricco di scoperte e di cose nuove.
Un romanzo condotto magistralmente da un’autrice che conosce bene sia Barcellona che Madrid e che non ha avuto difficoltà a muoversi su un terreno a lei congeniale.
Albe Nere
Alessandro Angeli Besa, 2022
Alessandro Angeli fa parte di quella terra, la Maremma, che ha prodotto una schiera di eccelsi scrittori. Lo si
vede in questo libro bellissimo, dove ci regala tre storie, tre affascinanti ritratti biografici sapientemente ricostruiti. C’è un’accurata ricerca dove documentazione storica ed elaborazione narrativa si fondono in vicende che mostrano l’impossibilità per l’essere umano di realizzare i suoi desideri.
Ecco allora il dissidente danese coinvolto nelle crociate sul Baltico tormentato dal suo desiderio di libertà, l’imperatore Caligola che racconta la sua vita sofferta nella grandezza dei ricordi e dei sogni e, in ultimo, non può mancare la terra dell’autore, una terra ricca di tradizioni, di fermenti sociali, di lotte, raccontando la vicenda del nobile toscano Lorenzo Fanucci, un vero attaccabrighe nella selvaggia Maremma del 600, tanto ricco e potente quanto insoddisfatto.
Quest’ultimo è il racconto di una parte d’Italia importante, di uno spazio che porta ancora ai giorni nostri il fascino di quel mistero che Alessandro Angeli sa fissare sulla pagina con la potenza di una grande scrittura.
Madame la Dostoevskaja
Julia Kissina Scritturapura, 2020
All’inizio degli anni 80 una giovane studentessa dell’istituto d’arte di Kiev si innamora perdutamente di un poeta dell’avanguardia soprannominato “il nuovo Achmatova” e lo segue a Mosca armata soltanto della sua pesante macchina da scrivere, in una città troppo grande e cosmopolita per una ragazza di provincia come lei.
Tra eventi artistici proibiti, mandati di comparizione del KGB e incontri con musicisti e intellettuali di ogni rango e, tra questi passa anche Allen Ginsberg, l’ingenua ragazza innamorata diventa Madame la Dostoevskaja, la donna del decennio che ha cambiato il destino del mondo.
In una Mosca che si avvia a un cambiamento politico e culturale, all’alba della perestrojka, anni difficili e complessi, la protagonista passa dal soporifero istituto d’arte di Kiev per arrivare al cuore pulsante della letteratura dove la giovane intellettuale, disobbediente e anarchica si opporrà alla rigidità sovietica.
Rappresenterà il ritratto vivente di un’epoca che ha subito un mutamento generazionale in uno stato che ha messo in campo riforme importanti verso la democratizzazione del sistema, un sistema non del tutto perfetto e con parecchie contraddizioni.
Mordi e fuggi
Alessandro Bertante Baldini e Castoldi, 2022
Dopo aver firmato diversi libri, certamente tutti di grande impegno, “Al diavul”, “Nina dei lupi” e “I ragazzi del secolo” per citarne alcuni, Bertante torna in libreria con questo avventuroso romanzo storico che ricostruisce un periodo oscuro e complesso della storia d’Italia.
È un racconto in prima persona e la voce narrante è quella di un brigatista del nucleo storico, che intreccia la fiction alla realtà, riportando fatti e avvenimenti veramente accaduti.
Siamo nel 1969. Milano. Le università sono occupate. Cortei. Fermenti nelle fabbriche agli albori
dell’autunno caldo.
Alberto Boscolo, il protagonista di questa storia, ha la coscienza politica di quegli anni in cui l’impegno e la dedizione avevano un senso.
Ha vent’anni ed è iscritto alla Statale, proviene da una famiglia della piccola media borghesia ma vuole
andare oltre perché freme dentro di lui il desiderio di realizzare un progetto politico che il movimento
studentesco non è in grado di portare avanti.
La sua delusione lo condurrà a partecipare a quello che sarà a breve il nucleo delle Brigate Rosse.
Chi tocca i fili muore. Bertante non ha paura dell’alta tensione ed entra nel vivo della storia attraverso la figura di Alberto, che si trova a una svolta e a prendere una decisione che cambierà il corso della sua vita.
Cancella con un drastico colpo di spugna la famiglia, la fidanzata e gli amici dalla sua esistenza, abbandona gli studi all’università statale di Milano per aderire alla frangia più estrema del CPM (Collettivo Popolare Metropolitano) da cui nasceranno Sinistra Proletaria all’inizio per arrivare alla Brigata Rossa.
Alberto vive una grande esperienza dopo aver assaggiato la strada, sentito gli odori, respirato la nebbia di una Milano di quegli anni che avrebbero cambiato il paese per sempre.
La sua ferma convinzione lo porta ad aderire con passione alle prime azioni che il nuovo gruppo compie: le rapine per finanziare la lotta.
Anita, la sua fidanzata è contraria e qui si consuma il primo strappo alla vita del protagonista.
Il passaggio successivo è quello che riguarda la clandestinità perché si entra in quella fase di isolamento che provoca molti ripensamenti e conduce a cambiamenti non immediati, ma che si verificheranno con il tempo.
Bertante sembra quasi calare le vesti del suo protagonista quando lo immerge nella realtà storica di quel
periodo. Le riunioni con Renato (Curcio), Mara (Margherita Cagol) e il Mega (Alberto Franceschini) quando si decide di alzare il tono dello scontro.
E cominciano a verificarsi le azioni più violente, quelle legate ai sequestri, cominciando dal rapimento lampo dell’ingegner Idalgo Macchiarini, responsabile delle risorse umane della Siemens, che verrà sottoposto al primo processo proletario.
La bomba e la conseguente strage di Piazza Fontana rappresenta la chiave di volta.
Anche i ventenni di adesso, quelli che affronteranno la lettura di questo libro che racconta uno dei capitoli più oscuri della nostra storia, potrebbero domandarsi cosa avrebbero fatto, come avrebbero agito, quali scelte potevano fare davanti a una svolta, e si fossero trovati al posto dei ventenni di allora.
Lasciamo aperta questa domanda perché una lunga riflessione va fatta anche se non serve a dare risposte
concrete, ma una riflessione sulla storia che affronta i motivi del suo percorso è già un buon viatico per
iniziare a rispondere.
Certo non è certamente un’operazione semplice mettere insieme i pezzi di un puzzle così complesso e che ha ancora molti punti oscuri.
Gli anni di piombo costituiscono ancora oggi una ferita aperta. Raccontare, ricostruire non è affatto semplice, dai servizi segreti, ai depistaggi, la passione ideologica, per uno storico e ancor di più per chi si avventura nella narrazione.
Bertante lo fa con la passione e il fervore dello scrittore attento e profondo, nel racconto della nascita del partito armato dentro il mondo ideologico e appassionato che sfocia nel malcontento giovanile di quegli anni che sentono di dover cambiare qualcosa.
L’autore ne ricostruisce il clima senza lasciare indietro le passioni e la rabbia di una generazione che sente di poter fare, sentimenti che si schianteranno duramente nei terribili anni 80 e 90 già raccontati dall’autore nel suo libro precedente “I ragazzi del secolo.”
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Recensioni a cura di Giorgio Bona
Scrittore. Collaboratore redazione di Lavoro e Salute
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