Eternit bis, Schmidheiny condannato a 12 anni
Una sentenza, per alcuni clemente, che ha il merito di attribuire la responsabilità delle migliaia di morti, e di riaprire un percorso giudiziario caduto con la prescrizione del 2014
Dodici anni di reclusione per omicidio colposo aggravato e oltre 100 milioni di euro di risarcimento per le famiglie delle 392 vittime (di cui 62 ex lavoratori). É questa la sentenza di condanna della Corte d’Assise di Novara nei confronti di Stephan Schmidheiny, l’imprenditore svizzero che aveva gestito lo stabilimento Eternit di Casale Monferrato dal 1976 al 1986. «Finalmente un giudice ha dato un nome e un cognome alla tragedia di Casale Monferrato. Sappiamo che il responsabile è l’imputato che avevamo attratto a giudizio, siamo soddisfatti del nostro lavoro. Avevamo portato una mole imponente di prove. Siamo convinti che i criteri che la Suprema Corte con il caso Thyssenkrupp aveva dettato per distinguere dolo eventuale e colpa cosciente ricorressero in questo caso, leggeremo attentamente le motivazioni, valuteremo se fare appello perche’ credo che sia un caso che meriti di essere ulteriormente vagliato», ha detto ieri sera al termine della lettura della sentenza del processo Eternit bis il pm Gianfranco Colace.
Un momento storico per la comunità di Casale Monferrato, che chiede giustizia e non vendetta. Cittadini e cittadine che convivono ogni giorno con lo spettro del mesotelioma. A trent’anni dalla legge n°257/92, l’amianto continua a uccidere.
«Non ci sono vincitori, perché non possiamo avere indietro la vita delle persone. Speriamo che il risarcimento che è stato concesso possa dare sostegno a chi ne ha bisogno. Mi aspettavo la verità, e una parte di verità è stata detta. Qualche passo in avanti è stato fatto. Non conta tanto la condanna di 12 anni ma piuttosto che è stato riconosciuto un responsabile, che ha commesso un danno gravissimo. Ricordiamo che dietro ogni nome c’è una famiglia che piange, che soffre. Ci sono persone che hanno perso la vita e una parte della loro vita con la diagnosi di una malattia che non lascia scampo. Solo negli ultimi giorni sono morte quattro persone che non avevano mai lavorato all’Eternit», ha commentato Giuliana Busto presidente di Afeva (Associazione familiari e vittime dell’amianto). Per Bruno Pesce, ex sindacalista e rappresentante Afeva: «la prescrizione vorrebbe dire il fallimento della giustizia».
Una giustizia che si fa attendere
Il processo Eternit bis è iniziato due anni fa, ma Schmidheiny già nel 2012 era stato condannato dal Tribunale di Torino a 16 anni di carcere per disastro ambientale e omissione volontaria delle cautele antinfortunistiche insieme al barone Louis de Cartier. Nel giugno 2013, la condanna fu confermata in appello: 18 anni per l’imprenditore. Un duro colpo arrivò però nel 2014, quando la Cassazione decise di annullare senza rinvio la sentenza di condanna dichiarando prescritti i reati. Intanto dalla procura di Torino era stato avviato un nuovo filone di indagine, quello dell’Eternit bis. Quella di ieri è stata la 42esima udienza.
Casale Monferrato continua a resistere, come nel 1987, quando si oppose all’holding francese del gruppo Eternit che propose la riapertura della fabbrica. Rinasce con l’impegno civico, con il parco Eternot, simbolo di resilienza.
Michele D’Amico
8/6/2023 https://www.sapereambiente.it/
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