Europa in retromarcia su clima e transizione energetica

Di fronte al brusco cambiamento climatico abbiamo la responsabilità di proteggere le generazioni future e di sostenere le comunità vulnerabili. I paesi, le imprese, la società civile e i leader che si sono riuniti durante la COP28 hanno compiuto un incerto primo passo e molto fa supporre che non manterranno le loro già labili promesse.

Il cambiamento climatico ha reso il 2023 l’anno più caldo mai registrato. Con l’aumento dell’urgenza di affrontare questa crisi globale, l’eliminazione graduale dell’uso dei combustibili fossili è stata debolmente confermata come un passo necessario per tutte le nazioni. Questo perché i combustibili fossili – carbone, petrolio e gas – sono i principali responsabili della crisi climatica, rappresentando oltre il 75% delle emissioni globali di gas serra e quasi il 90% di tutte le emissioni di anidride carbonica. Oltretutto i combustibili fossili possono essere collegati a gravi danni ai diritti umani con una crisi senza precedenti. La maggiore vulnerabilità espone le comunità in prima linea a pericoli mortali e si valuta che nel 2023 (anno di massima crescita della temperatura mondiale nell’età postindustriale) l’aspettativa di vita media globale si sia ridotta di ben sei mesi.

È risaputo che l’Africa è il continente che ha contribuito meno al cambiamento climatico, ma quello che soffre di più. Dato che i paesi ricchi hanno storicamente emesso la maggior parte dei gas serra, l’obiettivo della transizione verso fonti di energia rinnovabile è un atto di responsabilità e giustizia, tale da render un dovere il sostegno a coloro che ne hanno più bisogno. Ma anche qui si è fatto assai poco.

Dentro uno scenario globale abbastanza deludente e martoriato dalle guerre, le conclusioni della COP 28 e l’inversione di marcia della presidente Ursula Von der Leyen sul Green Deal Europeo non hanno granché scandalizzato per l’attenuazione dell’impeto che dovrebbe avere un’azione congiunta contro il clima, soprattutto nei confronti della società futura.

Sotto questo profilo ritengo tragico e ipocrita il discorso tenuto da Von der Leyen per assicurarsi il secondo mandato alla guida della Commissione europea, camminando su una linea sottile tra una debole difesa della sua eredità verde e il sostegno per la creazione di una potenza militare europea.

In questo senso la sua relazione è stata inequivocabile: l’ambizione è ora quella di rendere l’Europa più “competitiva”, una parola onnicomprensiva che nel 2024 significa più potenza militare, più acquisti, Europe First e regole climatiche più favorevoli all’industria. Tutto ciò riflette paurosamente l’attuale clima geopolitico.

Il continente è anche inondato di rabbia per le sue politiche climatiche, con convogli di trattori che intasano le capitali per protestare contro le norme incombenti volte a portare l’UE alla neutralità climatica entro il 2050.

Sul fronte del clima, si stanno offrendo concessioni normative e si sta promettendo di chiedere alle imprese: “Di cosa avete bisogno?”.  Di fatto, una brusca svolta a destra e, mentre il mondo nel 2019 era al culmine delle marce giovanili ispirate da Greta Thunberg che avevano catapultato il cambiamento climatico nel mainstream politico, questa volta l’umore è diverso.

Si era cominciato con il cedimento sulla tassonomia, essendo stati inseriti, e quindi considerati “investimenti sostenibili”, due settori assai controversi: il gas e il nucleare. Ma la componente del Green Deal forse più contestata (e la più tradita) è quella che riguarda il settore agroalimentare, il pacchetto definito “Farm to Fork”: non solo la norma – che mirava a dimezzare l’uso dei pesticidi rispetto alla media del triennio 2015-2017 entro il 2030 ed esortava i Paesi membri a identificare delle alternative ecologiche – era già stata abbandonata, assieme all’obbligo di lasciare a riposo il 4 per cento dei campi per accedere ai fondi europei; ma nell’annuncio dei nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti al 2050, è scomparsa anche la riduzione del 30 per cento dei gas serra agricoli entro il 2040.

Inoltre, le nuove norme approvate a dicembre per ridurre le emissioni del trasporto stradale di autovetture, furgoni, autobus, camion e rimorchi sono state al centro di un accordo raggiunto tra il Parlamento europeo e il Consiglio, che ha bocciato la proposta iniziale sul regolamento “Euro 7”.

Infine, anche il regolamento sugli imballaggi è stato fortemente annacquato da centinaia di emendamenti, mentre il provvedimento per le “Case green” è stato fatto slittare.

Non solo. Per quanto riguarda l’energia, è recentissima, ma di insidiosa prospettiva, la nascita, con protagonismo italo-francese, di un consorzio europeo di rilancio del nucleare a cui la Commissione Europea non sembra insensibile.

E come sfuggire a questa occasione, definita dal ministro Pichetto Fratin “nuovo nucleare pulito, fatto di piccoli reattori nucleari sparsi per il territorio” e tanto allettanti da far dimenticare l’enorme mole di controindicazioni che provengono ormai da decine di anni di studi scientifici, oltre che da spaventosi incidenti nelle centrali esistenti e dall’esito di due referendum popolari?

Dopo l’insediamento di una commissione nazionale per lo sviluppo di piccoli reattori nucleari (SMR), il Ministro del MASE ha incontrato i vertici di Ansaldo Nucleare per affidare loro un ruolo da primattore nell’alleanza europea, che si avvarrà del know-how e delle competenze tecnologiche dell’impresa. Infatti, il Gruppo Ansaldo Energia ha firmato negli ultimi mesi accordi strategici per la cooperazione specifica nella costruzione di SMR di diverse tipologie in collaborazione con EDF, Edison, Westinghouse e altri attori internazionali.

Vale la pena a questo punto di inquadrare lo sviluppo (quasi sottotraccia) di questa nuova tecnologia. La ragione di tanto interesse sta nelle speranze di nuova crescita che sono affidate allo sviluppo impetuoso dell’Intelligenza Artificiale (IA). In effetti, nella prospettiva di una rivalutazione del nucleare diffuso di piccola taglia, lo sviluppo dell’IA ha un ruolo rilevantissimo, in quanto questi reattori minori (attorno ai 400 MW) assicurerebbero la fornitura di elettricità 24 ore su 24 e 7 giorni su 7 agli innumerevoli data center in cui vengono conservati i cloud con i big data e vengono alimentati i chip di ultimissima generazione. Si consideri che l’aumento medio energetico per l’elaborazione e il raffreddamento dei sistemi ad apprendimento automatico dell’IA è valutato dell’ordine del 43% rispetto agli analoghi sistemi di computazione tradizionale. Ad oggi si stima che i data center consumino tra l’1 e il 2% dell’elettricità mondiale, ma l’ascesa di strumenti come ChatGPT innesca già previsioni del consumo energetico globale che potrebbe aumentare di cinque volte.

Nel panorama attuale l’Intelligenza Artificiale è considerata la strategia decisiva per la quarta rivoluzione industriale e per la potenza delle forze armate. I data center delle compagnie di informatica potrebbero diventare un segmento di mercato significativo a livello globale per gli SMR nei prossimi decenni e non a caso sono oggetto di ricerca e di prototipizzazione da parte anche delle imprese leader dell’informatica proprietaria, in particolar modo negli Usa, in Inghilterra, Belgio, Taiwan e Giappone.

Si pone qui una questione dirimente: la novità di una diffusione pervasiva di scorie nucleari sul territorio: analogamente a quanto è avvenuto nel settore chimico. Dovremmo, cioè, fare i conti con un controllo capillare e con una variante di tossicità e di militarizzazione impressionante.  Peraltro, la gestione e lo smaltimento dei flussi di rifiuti nucleari prodotti dagli SMR, rivelano che questi progetti aumenteranno i volumi equivalenti dei rifiuti nucleari, che necessitano di gestione e smaltimento, con il volume dei rifiuti ad alta attività che si espanderà addirittura di un fattore 30.

E poiché le proprietà del flusso di rifiuti sono influenzate dalla fuoriuscita di neutroni dal nocciolo ridotto, gli SMR aggraveranno anche le problematiche legate allo smaltimento degli impianti a fine corsa.

Per dirla con una formula, (IA +SMR) per mantenere la crescita. Che ne sarà del clima, della democrazia e della giustizia sociale?

Mario Agostinelli

26/2/2024 https://attac-italia.org/

Foto: “I went to a protest and all I got is this lousy can of nuclear waste…” di  pieceoplastic (CC BY-NC 2.0.)

Articolo tratto dal Granello di Sabbia n. 52 di Febbraio-Marzo 2024: “Europa: a che punto è la notte?

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