Europa umiliata da Trump e Putin: ora ci resta solo il conto salatissimo da pagare
L’Europa è stata esclusa dai negoziati tra Trump e Putin sull’Ucraina, subendo umiliazione e isolamento politico. Bruxelles resta intransigente, ma dovrà affrontare il peso economico del conflitto: 3,1 trilioni in 10 anni. Intanto, Kiev è sempre più isolata e in crisi interna.
Europa umiliata da Trump e Putin
L’Europa si risveglia marginalizzata, spiazzata e con un conto salatissimo da pagare. La recente telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin sulla fine della guerra in Ucraina ha sancito una verità innegabile: l’Unione Europea è fuori dal tavolo delle grandi decisioni geopolitiche.
L’iniziativa americana, con Mosca come interlocutore privilegiato, ha reso evidente quanto Bruxelles sia stata scavalcata. La responsabile della politica estera Ue, Kaja Kallas, si è limitata a ripetere il sostegno incondizionato a Kiev, con un comunicato così banale da sembrare scritto da ChatGPT e senza che ciò abbia alcun peso nei negoziati.
Europa esclusa e umiliata
Mentre Washington e Mosca avviano un dialogo diretto, a Bruxelles non resta che assistere. “La telefonata tra Trump e Putin non è stata coordinata con l’Unione Europea”, hanno fatto sapere i vertici Ue, che solo in seguito hanno tentato di minimizzare il danno. Ma la realtà è chiara: il nuovo corso diplomatico esclude l’Europa, considerata incapace di incidere sulla situazione e priva di una strategia vincente dopo tre anni di guerra.
Il Cremlino non si è fatto sfuggire l’occasione per sottolineare la marginalità europea. Dmitry Peskov, portavoce di Putin, ha dichiarato che “è prematuro parlare di una partecipazione europea ai negoziati“. Più tranchant l’ex presidente russo Dmitry Medvedev, secondo cui “l’Europa è una vecchia zitella frigida, brutta e inutile“. Anche il premier ungherese Viktor Orban ha colto l’opportunità per attaccare l’Ue, sostenendo che mentre Trump e Putin negoziano sulla pace, “i funzionari europei si limitano a rilasciare dichiarazioni prive di valore”.
L’Ue e la strategia dell’intransigenza
Di fronte all’iniziativa statunitense, l’Europa si è chiusa in una posizione intransigente, ribadendo che “ogni pace giusta e duratura deve includere l’Ucraina al tavolo”.
Bruxelles insiste sul fatto che sicurezza ucraina ed europea siano inseparabili, chiedendo di partecipare ai negoziati, ma Washington non sembra ascoltare. Trump ha già dichiarato “altamente improbabile” un ritorno ai confini pre-2014, smontando di fatto la posizione ufficiale dell’Ue.
Il costo della marginalizzazione: tremila miliardi di dollari
Se Bruxelles non conta nulla nelle trattative, il peso economico del conflitto ricade interamente sulle sue spalle. Trump ha chiarito che non intende finanziare la sicurezza dell’Ucraina, lasciando all’Europa il compito di sostenere Kiev.
Secondo Bloomberg, nei prossimi dieci anni i paesi europei dovrebbero spendere almeno 3,1 trilioni di dollari per garantire la protezione dell’Ucraina, con un incremento degli investimenti militari di 340 miliardi di dollari all’anno. Attualmente, l’intera spesa militare dell’Ue non supera i 280 miliardi.
La Germania è già in recessione da due anni e l’Italia ha registrato a dicembre un crollo del 7,1%, con una perdita annuale di 90 miliardi di euro. A questo si aggiunge il costo della rinuncia al gas russo, sostituito con il GNL americano, quattro volte più caro.
L’Ucraina sempre più isolata
L’Ucraina, oltre a trovarsi in una fase critica della guerra, affronta una crescente instabilità politica interna. Volodymyr Zelensky tenta di mantenere una posizione di forza, affermando che “non accetteremo alcun negoziato senza di noi”. Tuttavia, Trump ha già annunciato la creazione di una squadra negoziale statunitense, mentre il Cremlino considera Washington il principale interlocutore. Kiev, di fatto, si trova costretta a seguire l’agenda dettata da altri.
Nel frattempo, il Consiglio di sicurezza e difesa ucraino ha avviato una serie di epurazioni politiche, tra cui l’ex presidente Petro Poroshenko, accusato di alto tradimento per aver acquistato carbone dai territori controllati dalla Russia. Segno che il paese non solo è in difficoltà sul campo di battaglia, ma è anche attraversato da profonde spaccature interne.
L’Europa, spettatrice e pagatrice
Con la rielezione di Trump, l’intera strategia europea si sta sgretolando. Dopo tre anni di sostegno incondizionato all’Ucraina, Bruxelles si ritrova tagliata fuori dalle trattative e con un fardello economico insostenibile.
La lezione è chiara: chi non ha peso diplomatico finisce per pagare il prezzo delle decisioni altrui. L’Europa, esclusa dal gioco delle grandi potenze, ora deve solo prepararsi a saldare il conto.
14/2/2025 https://www.kulturjam.it/
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