Europee: un elettore su due non vota, gli altri confermano la linea su guerra e austerità
Si è chiusa la tornata elettorale per votare la decima legislatura del Parlamento Europeo, e, contrariamente a quanto paventato dai grandi media tradizionali, sul palcoscenico comunitario non paiono essersi verificati particolari stravolgimenti. Nonostante da mesi non si faccia che parlare di un possibile “ritorno del fascismo”, alla fine, i primi dati sui risultati parlano chiaro: i cittadini hanno poca fiducia nell’Europa e continuano, sempre che vadano a votare, a preferire le forze liberali. I popolari del PPE, infatti, si confermano la prima forza – per giunta in crescita – e i socialisti, malgrado un leggero calo, riaffermano il proprio secondo posto; sebbene non quanto previsto prima delle elezioni, crescono effettivamente i partiti euroscettici, principalmente a scapito degli europeisti più convinti come quelli di Renew Europe (di linea atlantista-europeista, in Italia rappresentata da Stati Uniti d’Europa e Azione), e degli ambientalisti del Partito Verde, che vivono un drastico calo. Nonostante tutto ciò, la maggioranza popolari-socialisti-europeisti, non sembra venire davvero scalfita, e si conferma così la solita linea liberale e filo-americana che governa l’Europa da anni. Grandi invece gli scossoni all’interno dei singoli Paesi, tanto che addirittura in Francia Macron è stato costretto a sciogliere l’Assemblea Nazionale e chiamare elezioni anticipate.
Le elezioni europee 2024 sono iniziate il 6 giugno e si sono chiuse ieri, domenica 9 giugno. Per mesi le forze politiche di tutto il continente hanno spinto i cittadini ad andare a votare, suggerendo un possibile, ma incombente rischio di exploit della destra. In effetti, il partito conservatore (in Italia rappresentato da Fratelli d’Italia) e Identità e Democrazia (dalla linea nazionalista-sovranista e, in certi casi, più vicina alla Russia di Putin, in Italia rappresentata dalla Lega) avrebbero insieme ottenuto, secondo i primi risultati, almeno una dozzina di seggi in più, a testimonianza della crescita del sentimento euroscettico tra i cittadini europei. A confermare il generale senso di sfiducia nei confronti delle istituzioni comunitarie paiono arrivare anche le prime proiezioni sull’affluenza, che per quanto non ancora realmente disponibile sembra fermarsi al di sotto del 50%. Particolarmente restitutivo, in tal senso, risulta il dato dell’Italia, che per la prima volta dal 1979 vede una percentuale di astensionismo superiore al 50%. I partiti di destra sono nello specifico cresciuti a scapito di quelli dalla linea più europeista, primo fra tutti RE, che per ora sembra avere ceduto oltre 20 seggi ai rivali; fiasco totale anche per i verdi, che secondo le prime proiezioni avrebbero perso poco meno di 20 posti in Parlamento.
Nonostante la sfiducia verso l’Unione sia aumentata, le carte in tavola rimangono sostanzialmente le stesse. Il nuovo Parlamento, per ora, risulterebbe infatti composto da: Partito Popolare Europeo con 185 seggi (9 in più rispetto al 2019), socialisti con 137 seggi (2 in meno), Renew Europe con 80 seggi (22 in meno), conservatori con 73 seggi (4 in più), Identità e Democrazia con 58 seggi (9 in più), verdi con 52 seggi (19 in meno), The Left (esponenti della forma più radicale di sinistra in Europa) con 36 seggi (1 in meno), e infine 99 seggi ricoperti da non iscritti e membri di altri piccoli gruppi. La cosiddetta “maggioranza Ursula”, ovvero quella tripartitica composta da popolari, socialisti ed europeisti, insomma, sembra avere retto il colpo abbastanza solidamente. Per ora, se messi insieme, i tre partiti della maggioranza raggiungono infatti 402 seggi, 41 in più rispetto alla nuova soglia per la maggioranza assoluta. Malgrado non si sappia ancora a chi verrà affidata la guida della Commissione (anche se è un po’ di mesi che si parla di un eventuale secondo mandato a Ursula Von der Leyen), il tanto paventato “ritorno al fascismo” non si è verificato, e ha comportato solo qualche piccolo spostamento, mentre intanto si mantiene forte la maggioranza classica: quella legata ai soliti partiti che indirizzano da sempre le linee politiche europee, a partire dal liberalismo fino ad arrivare alla cieca fedeltà verso l’alleato statunitense.
Dario Lucisano
10/6/2024 https://www.lindipendente.online/
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