Ex alto funzionario delle Nazioni Unite su Gaza: “Non è complesso, è un genocidio”

CRAIG MOKHIBER, EX ALTO FUNZIONARIO DELL’ONU PER I DIRITTI UMANI, DIMESSOSI LO SCORSO NOVEMBRE, AFFERMA CHE ISRAELE STA COMPIENDO UN GENOCIDIO NELLA TOTALE IMPUNITÀ DEL DIRITTO INTERNAZIONALE

Fonte: https://www.aljazeera.com/

Domanda: Venerdì scorso il premier Benjamin Netanyahu ha ordinato l’evacuazione della popolazione del distretto di Rafah a Gaza in vista di una programmata invasione di terra. Il Segretario generale di Amnesty International ha avvertito che i civili di Gaza sono a “grave rischio di genocidio” in risposta all’ordine di Israele. A questo punto, Israele ha ucciso più di 28.000 palestinesi, e probabilmente ancora di più, perché molte persone sono tuttora disperse sotto le macerie. Sono passati quattro mesi da quando ha lasciato il suo posto all’ONU per protesta. Come mai, a distanza di mesi, non stanno ancora facendo molto o nulla per fermare questa aggressione?

Risposta: Credo che sia perché le dinamiche fondamentali di cui io e altri abbiamo parlato in ottobre non sono cambiate. Israele opera in un clima di assoluta impunità, perché le attività di Israele a Gaza e altrove sono finanziate dagli Stati Uniti, dal Regno Unito e da gran parte dell’Europa, come ho indicato nella mia lettera, e questo non è cambiato in modo significativo. Abbiamo assistito a un massacro su larga scala a Gaza, a una distruzione su larga scala delle infrastrutture di Gaza, a partire dal nord e verso sud, e ora metà della popolazione si trova letteralmente contro il muro a Rafah, la città più meridionale di tutta Gaza, che si appresta a diventare il prossimo obiettivo di questo massacro e, come ho detto, del genocidio in atto. E fino a quando queste dinamiche non cambieranno, fino a quando gli Stati non cominceranno a rispettare i loro obblighi internazionali, fino a quando le organizzazioni internazionali non smetteranno di temere i potenti Stati membri come gli Stati Uniti, la situazione non cambierà nemmeno a livello internazionale.

D: Parliamo di alcuni di questi accordi, in particolare dei membri potenti che ha citato. Lei ha parlato di come gli Stati Uniti, il Regno Unito e altri Paesi occidentali abbiano un’influenza enorme su ciò che fa Israele, gli forniscono le armi, il sostegno economico e la copertura diplomatica! Se si parla di Israele e del suo trattamento in seno al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, gli Stati Uniti si astengono, pongono il veto, fanno tutto ciò che è necessario per fornire una copertura diplomatica a Israele. Lei ha lavorato all’ONU per oltre 30 anni, secondo lei l’ONU è in grado di essere qualcosa di più di un’estensione o di uno strumento degli interessi occidentali?

R: Beh, nella misura in cui funziona come un’estensione del potere occidentale, l’ONU non dovrebbe esistere. Perché l’ONU è stata istituita…

D: L’ONU non dovrebbe esistere?

R: Nella misura in cui funziona come strumento del potere occidentale, non dovrebbe esistere. Ma c’è questa tensione nell’ONU: l’ONU è stata creata come istituzione normativa, come istituzione costituzionale, che avrebbe dovuto occuparsi di diritto internazionale, diritti umani internazionali, risoluzione pacifica delle controversie, cooperazione internazionale allo sviluppo. Ma c’è un’altra parte dell’ONU, quella politica, che non è interessata al pieno rispetto delle norme e degli standard del diritto internazionale, ma è più interessata alla deferenza verso il potere. E i funzionari e gli uffici delle Nazioni Unite che triangolano con il potere sono sempre a favore dell’oppressione e non della loro missione, del loro mandato. E le persone che sono in prima linea nelle Nazioni Unite, gli operatori umanitari, i difensori dei diritti umani, gli oltre 150 operatori dell’UNRWA che sono stati uccisi dalle bombe e dai proiettili israeliani negli ultimi mesi, sono eroici difensori delle norme e degli standard dell’organizzazione, ma sono stati abbandonati dalla leadership politica e da alcuni organismi intergovernativi. Conosciamo tutti la storia del Consiglio di Sicurezza che è stato reso assolutamente impotente dal veto degli Stati Uniti in questa circostanza e ogni volta che gli Stati Uniti hanno posto il veto a un cessate il fuoco, altre migliaia di civili innocenti sono morti a Gaza.

Si tratta di una sfida per una profonda riforma dell’istituzione, ma non è così per quanto riguarda la leadership politica: nulla impedisce agli alti dirigenti politici delle Nazioni Unite di dire la verità al potere. E direi che è loro compito farlo, che quando si tratta di violazioni delle norme e degli standard dell’organizzazione è loro compito parlare e chiamare le cose con il loro nome. In questo caso, dire ad alta voce parole come apartheid, parole come genocidio. Non sono stati disposti a farlo.

D: La decisione di non dire “genocidio” o “apartheid” è semplicemente codardia politica o c’è qualche altro calcolo strategico o legale plausibile? Cioè, sono i tribunali a decidere quale sia il genocidio e non noi, lasciamo che sia la Corte Internazionale di Giustizia a deciderlo, lasciamo che sia la Corte Penale Internazionale a deciderlo, in modo che le Nazioni Unite siano al di sopra della mischia e dicano “non possiamo essere coinvolti in questo tipo di giudizi?”.

R: È codardia politica. E le spiego perché: l’ONU è capacitato a farlo e in passato ha allineato la sua posizione alle proprie norme e ai propri standard. Pensate all’apartheid in Sudafrica: le Nazioni Unite hanno mantenuto una posizione basata sul diritto a favore dell’uguaglianza, dei diritti umani internazionali, del diritto internazionale fino alla caduta dell’apartheid in Sudafrica. In Palestina, 30 anni fa, hanno abbandonato questa posizione a favore di un progetto politico amorfo in cui da qualche parte c’è una promessa di una soluzione a due Stati che è diventata una cortina fumogena, dietro la quale abbiamo assistito a continue persecuzioni, espropriazioni, violazioni massicce e sistematiche dei diritti umani e che ora stanno portando al genocidio. È vero che solo una Corte può stabilire se si tratta di genocidio o meno in ultima istanza, ma la Convenzione delle Nazioni Unite sul genocidio prevede non solo il genocidio, ma anche la prevenzione del genocidio. E le Nazioni Unite sono disposte a parlare quando vedono torture, crimini di guerra, persino crimini contro l’umanità, anche senza aspettare la decisione della Corte. Quando viene commesso il crimine dei crimini, non si può aspettare che la polvere si posi e il sangue si secchi per pronunciare la parola “genocidio”. Questo è un classico, come ho detto, un caso di genocidio da manuale.

D: E se non c’è una linea, che cosa lo rende un testo da manuale…?

R: Non c’è una linea rossa.

D: Cosa ne fa un caso da manuale… ? Perché ci sono persone che direbbero: “Beh, con il Sudafrica è stato molto chiaro, altri sono stati il Ruanda, la Cambogia, possiamo osservare alcuni posti e dire “Queste sono questioni indiscutibili in bianco e nero, mentre con Israele è complesso”, questa è la parola preferita che viene usata, “è complesso”. Come rispondete alle persone che dicono: “Beh, sapete, la storia qui non è così semplice come se Israele stesse commettendo un genocidio, anche il 7 ottobre è un esempio di crimine di guerra commesso contro Israele e Israele sta rispondendo”, questo è ciò che dicono le persone. E lei cosa risponde?

R: Beh, non è così complesso, credo che questo sia un espediente retorico a cui si ricorre per evitare di guardare chiaramente alla situazione sul campo. E questo è anche il peccato delle Nazioni Unite: sono disposte a parlare di aiuti umanitari, sono disposte a parlare anche di un cessate il fuoco, ma non sono disposte a parlare delle cause di fondo, non sono disposte a parlare del colonialismo degli insediamenti, non sono disposte a parlare dell’apartheid.

Solo nel caso di Israele e Palestina, hanno persino paura di parlare delle cause di fondo e, invece, parlano di un’eventuale soluzione a due Stati. Questo non risolverà il conflitto. L’unica soluzione al conflitto, ovviamente, è una situazione in cui ci siano uguali diritti per cristiani, musulmani, ebrei e altri. Ma nessuno è disposto a parlarne. Penso che questo sia un vero e proprio insabbiamento, che spiega perché la situazione si protrae da 76 anni e perché gli sforzi attuali per porre fine addirittura a un genocidio non avranno efficacia.

Mi sono occupato di questo argomento come avvocato di diritti umani internazionali e secondo la formulazione della Convenzione sul genocidio, secondo la giurisprudenza internazionale, non c’è dubbio che i due elementi principali del genocidio, l’intento genocida e gli atti di genocidio come definiti nella Convenzione, siano palesi in questo caso. E in particolare quando si ha una situazione in cui la leadership di Israele, politica e militare, il Presidente, il Primo Ministro e almeno sette ministri del gabinetto, la stessa leadership militare hanno apertamente, pubblicamente, ripetutamente dichiarato l’intenzione di genocidio. Bisogna prenderli in parola: non è complesso, è un genocidio.

D: È interessante, giusto, la sua argomentazione è molto convincente in merito al fatto che a Israele viene concesso uno status di quasi protezione nell’ambito di questi organismi. Poi si parla con Israele, e Israele dice che l’ONU “ce l’ha con noi, l’ONU prende di mira quasi esclusivamente noi”. Il Ministro dell’Energia israeliano ha accusato il Segretario Generale dell’ONU Antonio Guterres di sostenere Hamas e di approvare “l’uccisione di anziani, il rapimento di bambini e lo stupro di donne del 7 ottobre”. Anche il ministro del Gabinetto di guerra Benny Gantz ha definito il capo delle Nazioni Unite “un apologeta del terrore”. Come si possono conciliare queste due cose?

R: Beh, perché ci sono due Nazioni Unite: c’è l’ONU che ho descritto, che si basa sul diritto internazionale, e questa ONU è costituita in un modo per il quale Israele non può vincere, perché viola tutte le norme e gli standard dell’organizzazione, a causa dell’espropriazione, dell’apartheid, della discriminazione istituzionalizzata, della persecuzione, delle attività di insediamento… tutte queste sono violazioni del diritto internazionale. Ma c’è un’altra parte dell’ONU, quella che sto criticando, che è la leadership politica dell’ONU e alcuni degli organismi intergovernativi più pavidi o compromessi, sono la parte dell’ONU che ignora tali norme e principi, che ignora il diritto internazionale e si inchina al potere degli Stati Uniti, del Regno Unito, dell’Europa, a volte di altre grandi potenze.

La frustrazione che i leader israeliani esprimono è che non ottengono l’impunità quando vengono applicate le norme e gli standard, ma sanno di avere un pubblico per l’impunità quando si tratta della leadership politica e sanno anche che, negli ultimi anni, hanno costruito una rete di gruppi di pressione israeliani che si concentrano specificamente sulla persecuzione, gli attacchi, la diffamazione dei funzionari delle Nazioni Unite e dei meccanismi delle Nazioni Unite che osano parlare contro le atrocità israeliane. E anche questo inibisce un parlare onesto, la volontà di dire la verità al potere da parte di alti funzionari delle Nazioni Unite. Quindi esistono due Nazioni Unite, sono in contrapposizione, ma l’ONU che è semplicemente espressione del potere politico dell’Occidente non è l’ONU di cui il mondo ha bisogno. Ciò di cui il mondo ha bisogno è la promessa dell’ONU che il mondo sarà governato dallo stato di diritto, dal diritto internazionale e dai diritti umani internazionali.

D: C’è anche un’ONU molto pragmatica e pratica, quella che fornisce assistenza umanitaria e salvavita, quella che si assicura che i rifugiati palestinesi abbiano una possibilità di reinsediamento, che abbiano ora ospedali e alloggi e tutte le cose che il mondo ONU, per esempio, fornisce. Se l’ONU è per molti versi l’ultima spiaggia per loro, si può rischiare, da un punto di vista tattico, di essere così critici con l’ONU in questo momento? C’è già Israele che lo fa dalla sponda opposta, se lei critica le Nazioni Unite dal suo punto di vista, non corriamo il rischio, dal punto di vista pratico, di compromettere la possibilità che i palestinesi ricevano assistenza?

R: Beh, è per questo che sono sempre molto attento a distinguere tra le parti dell’ONU che sto criticando. L’UNRWA, ad esempio, che è assolutamente eroica e ha pagato il prezzo più alto per gli oltre 150 membri del suo staff uccisi in questo genocidio, esiste a causa della negazione dei diritti e dell’autodeterminazione del popolo palestinese. Il popolo palestinese non vuole affidarsi all’UNRWA, ma deve farlo, perché, ricordi, gli abitanti di Gaza erano già rifugiati all’interno di quello che oggi è Israele, sono stati privati delle loro case sulla base della loro etnia, attraverso massacri e aggressioni e costretti alla deportazione a Gaza, dove hanno dovuto affidarsi a un’agenzia delle Nazioni Unite per l’istruzione, l’assistenza sanitaria, la casa, la sopravvivenza, giusto? Ed è proprio per questo che Israele sta attaccando l’UNRWA, con le sue ripetute, infingarde, false e pretestuose accuse di malefatte dell’UNRWA. E immagini, Mark, anche se un paio di persone avessero partecipato a qualche crimine, anche se fosse così, non è un’accusa all’UNRWA. L’UNRWA ha 13.000 dipendenti a Gaza, 30.000 in tutto. Se si facesse una lista di persone che hanno lavorato per il governo degli Stati Uniti e che hanno commesso crimini, si direbbe che il governo degli Stati Uniti deve essere smantellato? È un’affermazione assurda in tutti i sensi. In primo luogo perché non c’è alcuna prova che qualcuno abbia commesso un crimine, e in secondo luogo perché, anche se l’avesse fatto, non è un’accusa all’UNRWA. Il vero scopo è la distruzione dell’UNRWA perché è d’intralcio alla distruzione del popolo palestinese.

Traduzione di Leila Buongiorno

20/2/2024 https://www.invictapalestina.org/

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