Ex Gkn: prove tecniche di transizione giusta, dal basso

La vicenda della fabbrica ex Gkn di Campi Bisanzio, in provincia di Firenze, rappresenta un esperimento di transizione ecologica dal basso. Ma dimostra anche gli enormi ostacoli nel costruire una transizione giusta in Italia: l’assenza di una strategia nazionale chiara e di adeguati incentivi alla transizione.

Transizione industriale e posti di lavoro

In Italia, i settori ad alta intensità energetica – in inglese hard to abate – generano un valore aggiunto di 94 miliardi di euro e 1,25 milioni di posti di lavoro. Le previsioni di transizione indicano che i settori più a rischio riguardano l’acciaio, la chimica, il cemento, il tessile e l’automotive. In questo scenario, i lavoratori impiegati in questi settori saranno tra i più colpiti. Secondo un recente rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economicole perdite di posti di lavoro saranno solo in parte compensate dalla creazione di nuovi lavori verdi, perché la localizzazione, le competenze richieste e i livelli salariali dei nuovi posti di lavoro saranno spesso differenti. Anche se i lavori green tendono a offrire retribuzioni più alte, fino al 20% in più, queste opportunità rimangono circoscritte a un numero limitato di lavoratori. Ad oggi, infatti, la maggior parte delle professioni verdi è ancora accessibile principalmente a chi ha un’istruzione elevata. In questo contesto, il rischio è che i lavoratori meno qualificati vengano esclusi dalla transizione, e che la transizione vada quindi ad accentuare le disuguaglianze esistenti. Guardando il caso italiano, la UILM (Unione Italiana Lavoratori Metalmeccanici) sottolinea che sono già a rischio 120.000 posti di lavoro. A livello europeo l’Italia è uno dei Paesi più impattati dalla transizione e necessita di un sostegno forte per la riconversione dei settori ad alta intensità energetica.

Ad oggi, però, mancano politiche nazionali adeguate: i piani di giusta transizione sviluppati dal governo con l’appoggio dell’Unione Europea – le risorse sono quelle del Just Transition Fund – si limitano a due territori specifici, Taranto e il Sulcis Iglesiente. In assenza di politiche industriali strutturate, la transizione è affidata alle aziende. E ai lavoratori.

Il caso Gkn: tre anni e mezzo di lotta operaia per la giustizia sociale e climatica

La vicenda della fabbrica Gkn di Firenze, la multinazionale britannica specializzata in componentistica auto, rappresenta ad oggi il più importante tentativo in Italia di trasformazione dal basso verso una maggiore sostenibilità ambientale e sociale.

Tutto ha avuto inizio il 9 luglio di quattro anni fa, quando, senza che nulla lo facesse prevedere, neppure i conti dell’azienda, il fondo Melrose ha inviato una mail di licenziamento ai 422 dipendenti della fabbrica. Il giorno stesso è iniziata la più lunga assemblea permanente nella storia sindacale italiana: è ancora in corso. Il 18 settembre dello stesso anno 40mila persone hanno sfilato a Firenze per chiedere il ritiro del licenziamento. Il giorno dopo, il Tribunale di Firenze ha annullato la procedura di licenziamento per condotta antisindacale.

Nonostante la vittoria legale i licenziamenti sono stati rinviati, non cancellati. Il Collettivo di Fabbrica ha continuato la sua azione di lotta su più direzioni, organizzando assemblee e incontri con tutte le realtà coinvolte, prima del territorio e poi a livello nazionale – sindacati, centri sociali, movimento ambientalista, studenti. L’obiettivo era di costruire una convergenza su lotte comuni riguardanti la giustizia sociale e climatica.

Nel frattempo, la proprietà della fabbrica è passata da Melrose a Francesco Borgomeo, ma nessun progetto industriale è stato presentato. Da novembre 2022 Borgomeo ha cessato di pagare gli stipendi, lasciando i lavoratori senza reddito per otto mesi. La mobilitazione è continuata. A febbraio 2023 l’azienda è stata messa in liquidazione volontaria e il governo ha concesso una cassa integrazione retroattiva, coprendo con soldi pubblici le perdite di un privato, già condannato dal Tribunale a pagare gli stipendi. Nel frattempo, è proseguita l’azione culturale e la mobilitazione operaia dei lavoratori: è stato lanciato il primo Festival di Letteratura Working Class, che ha fatto dell’autorappresentazione operaia uno strumento di lotta. I lavoratori hanno anche presentato un nuovo progetto industriale, da realizzare attraverso la creazione di una cooperativa di lavoratori. Il piano di reindustrializzazione prevede la conversione della fabbrica dalla produzione di semiassi a quella di pannelli fotovoltaici di sette tipologie differenti, compresi quelli custom, non invasivi dei contesti urbani e rurali, e i BIPV (Building Integrated Photovoltaics), integrati con l’edilizia. Il piano è ambizioso perché prevede la creazione di un processo produttivo verticale, che copre l’intero ciclo di vita del pannello: produzione, installazione, revamping, smontaggio, riciclo e smaltimento. Oltre ai pannelli, infine, dovrebbe aggiungersi la produzione di cargo bike, con cinque prototipi già realizzati.

Una volta proposto il piano, è stata avviata la ricerca dei finanziamenti: attraverso il crowdfunding in un mese e mezzo sono stati raccolti 175mila euro ed è stata avviata la campagna di azionariato popolare, con l’obiettivo di raccogliere un milione di euro. Intanto, però, nell’ottobre 2023 è stata avviata una nuova procedura di licenziamento. Il collettivo ha inviato alla Regione Toscana una proposta di legge per la creazione di consorzi di sviluppo industriale, ma la risposta da parte delle istituzioni è stata pressoché nulla.

Sono così seguite altre azioni, tra cui uno sciopero della fame avviato da tre operai, che ha portato all’avvio dell’iter della legge regionale. Sempre ad ottobre, inoltre, il collettivo ha organizzato tre giornate per la reindustrializzazione, collegate allo sciopero nazionale per il clima, alle quali ha preso parte Greta Thunberg, sancendo l’appoggio del movimento globale per il clima alla battaglia degli operai di Campi Bisanzio. La ex Gkn è diventata Gff: ex Gkn for Future.

Nel dicembre 2024 il primo passo avanti significativo da parte degli interlocutori del collettivo: il consiglio regionale toscano ha approvato la proposta di legge sui consorzi industriali. La legge è una traccia per rendere operativo il piano di reindustrializzazione della Gff, ma costituisce anche uno strumento replicabile altrove, che permette agli enti pubblici, come regione, province, comuni ed enti di ricerca, di promuovere la costituzione di consorzi industriali almeno al 51% pubblici. L’obiettivo è far fronte alle situazioni di crisi favorendo la nascita e lo sviluppo di società cooperative, capaci di promuovere processi innovativi ad alto impatto tecnologico, e che rispondano alle esigenze del territorio e della comunità. “Qui si afferma la centralità della pubblica utilità nella produzione industriale, e soprattutto si dà un grimaldello contro la speculazione immobiliare, contro il vuoto che il capitale lascia quando va via”, ha dichiarato Dario Salvetti, portavoce del collettivo.

Ora che le condizioni normative ci sono, il lavoro del collettivo sta proseguendo in modo ancora più determinato. A inizio 2025 la cooperativa Gff ha raddoppiato l’emissione di azioni popolari, che passano da uno a due milioni di euro. E intanto sta costruendo il programma del secondo Festival di Letteratura Working Class, in programma dal 4 al 6 aprile.

Lezioni da imparare e pratiche da replicare

La vicenda della ex Gkn non è ancora conclusa e i suoi esiti sono tutt’altro che scontati. Ma al di là del progetto industriale che il collettivo riuscirà o meno a realizzare, tre anni e mezzo di lotta operaia e mobilitazione hanno messo in luce una serie di strumenti e concetti destinate a restare e probabilmente ad essere replicati. Il primo è la narrazione, un elemento fondamentale nella lotta della ex Gkn fin dall’inizio. Il collettivo ha saputo usare la comunicazione in modo innovativo, attirando l’attenzione sia dei media mainstream che di quelli alternativi. Gli artisti, che hanno partecipato spontaneamente agli eventi, hanno creato canzoni, spettacoli teatrali, documentari e letture, dimostrando come la cultura possa diventare uno strumento potente di lotta.

Il secondo elemento di interesse è la dimensione universale della lotta portata avanti dalla Gkn. Al centro della battaglia di Campi Bisenzio, infatti, non ci sono solo i posti di lavoro di 500 persone, ma il tentativo di prendere consapevolezza di rapporti di forza ormai degenerati e capovolti rispetto a quanto stabilito dalla Costituzione, e dell’urgenza di agire per ribaltarli. Come spiega Dario Salvetti, “questo progetto si scontra con i limiti della transizione ecologica e del capitalismo europeo nella sua interezza, sono problemi che non si possono risolvere con un solo piano industriale, ma noi proviamo a farlo in modo originale e partecipato”.

Il terzo elemento di novità, destinato a durare, è la convergenza con il movimento ecologista: le lotte sociali e ambientali non possono più limitarsi a darsi sostegno, ma devono intrecciarsi, riconoscendo le radici e gli obiettivi comuni attraverso uno sguardo intersezionale. “Non ci basta coordinare le nostre energie, né darci supporto a vicenda. Sentiamo il bisogno di tracciare nuove rotte capaci di intersecare le sfide che abbiamo davanti”, dichiarano gli operai, e proseguono: “La crisi climatica è prima di ogni altra cosa un fenomeno sociale, che perpetua le disuguaglianze e ne costruisce di nuove, mentre la transizione proposta dalla governance internazionale trasforma le catastrofi in occasione di profitto rifiutandosi di affrontare le cause storiche del riscaldamento globale”.

Proprio per rispondere a questa sfida, il collettivo ha avviato in parallelo il processo degli Stati generali della giustizia climatica e sociale. L’intento è ambizioso: costruire un percorso comune con tutte le forze sociali impegnate per la trasformazione ecologica, dai collettivi transfemministi ai comitati ambientali, passando per i sindacati e i movimenti sociali. Il progetto di trasformazione avviato dalla ex-Gkn si allarga. Potrà essere la piattaforma per disegnare una transizione giusta, alternativa e radicale, anche in Italia?

Viola Ducati

5/3/2025 https://www.lenius.it/

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