Facebook al servizio di Erdogan?
Il 4 aprile ho pubblicato sui miei profili facebook un post di auguri per il compleanno di Abdullah Ocalan, prigioniero dal 1999 nell’isola carcere di Imrali a cui da tempo vengono interdette visite di familiari e avvocati. Sono stato bloccato dal social network e analoga sanzione ha colpito persone che hanno cercato di condividere il mio post. Molte persone hanno ricevuto la comunicazione da parte di facebook che sarebbero state bloccate per 30 giorni oppure fb ha bloccato condivisione del post. Questa la motivazione:
“Il motivo è che hai precedentemente pubblicato un contenuto che non rispettava i nostri Standard della community.
Questo post viola i nostri standard in materia di persone e organizzazioni pericolose, pertanto nessun altro può vederlo”.
Ne dobbiamo dedurre che Facebook abbia deciso di interdire la comunicazions relativa a Ocalan.
La cosa è molto grave perché colpisce il leader di un popolo oppresso, il punto di riferimento delle donne e degli uomini che hanno combattuto l’Isis e che subiscono la repressione di Erdogan.
Ricordo che un tribunale italiano ha riconosciuto a Ocalan il diritto d’asilo (anche se nel frattempo un pavido governo italiano lo aveva mandato via). E la Corte di Giustizia Europea ha dichiarato che il PKK non può essere considerato un’organizzazione terrorista.
Facebook impedendo di dare voce alla campagna internazionale per la liberazione di Ocalan di fatto collabora con il regime di Erdogan.
Alla repressione sistematica in Turchia ora si aggiunge anche il bavaglio di Zuckerberg?
Come si fa a definire “organizzazione pericolosa” l’intero popolo curdo che si riconosce nella leadership di Ocalan? Ricordo che le donne e gli uomini che hanno affrontato l’Isis in Siria e Iraq, che hanno realizzato un’esperienza di autogoverno-democrazia-tolleranza-convivenza in Rojava mentre intorno crescevano l’integralismo e la violenza?
Pericoloso per chi? Per un regime come quello di Erdogan che riempie le galere di giornalisti, professori, giornalisti e persino parlamentari?
Facebook agisce su pressione del regime turco o hanno suggerito questo atteggiamento anche l’Unione Europea, gli USA e il governo italiano per non infastdire l’alleato Nato?
Faccio presente che in questo momento in Turchia il partito HdP che persegue la pace e il dialogo è minacciato di soppressione.
Censurando la solidarietà con Ocalan il team di Facebook si rende complice della repressione che colpisce il popolo curdo.
Ocalan viene definito da anni il Mandela curdo. Anche il leader della lotta contro l’apartheid fu accusato di terrorismo ma solo la sua liberazione aprì la strada della pace e della democrazia.
Maurizio Acerbo
Segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea
6/4/2021 http://www.rifondazione.it
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