Fanghi velenosi e narrazioni tossiche: sulle alluvioni in Emilia-Romagna

Immagine: Provincia di Ravenna, 2 maggio 2023. In un punto tra Conselice e Massa Lombarda, il Sillaro rompe l’argine. In tutte le immagini, quest’ultimo appare pulitissimo, disboscato e sfalciato (cfr. il paragrafo 4 di questo articolo).

di Wu Ming

INDICE

1. Cementificazione: negare l’evidenza
2. Dare la colpa ad «ambientalisti» e «animalisti»
3. Vivere su una terra di cui non si sa niente
4. Denudare gli argini: l’eccidio della flora ripariale in Emilia-Romagna
5. Paradosso di una «ciclovia»: eliminare il verde per essere green
6. Le trappole dell’eccezionalismo
7. Bona lé tirare in ballo il terremoto del 2012
8. Il suprematismo emiliano-romagnolo ha rotto i maroni
9. Der Kommissar

«Le acque stan via anni e mesi, poi tornano ai loro paesi.»
«L’acqua rosica anche il ferro.»
(Proverbi delle terre del Delta padano)

Mentre, dopo lo shock, ci si rende conto della gravità fuori scala di quel che è accaduto e sta accadendo in Emilia-Romagna, è necessario mettere in fila e smontare le retoriche a cui è ricorsa la classe dirigente della regione dai primi di maggio, fin dalle prime ore di alluvione.

Qui useremo l’espressione «classe dirigente» in un’accezione ristretta, per riferirci ad amministratori e amministratrici del PD.

Certo, in Emilia-Romagna non governa solo il PD, ci sono anche giunte di destra dichiarata, caratterizzate da politiche, superfluo dirlo, bieche. Nello specifico, spargono cemento quanto Bonaccini, Lepore o De Pascale. Del resto, basta vedere la situazione in Lombardia e Veneto, dove governano quasi ovunque. Su quel piano, la sola differenza è che la destra agisce con meno ipocrisia, meno lavaggi-in-verde.

Ad ogni modo, la destra dichiarata in Emilia-Romagna è ancora l’eccezione, mentre il PD è la regola. Oltre a essere forza di pregresso – discende in linea diretta dai partiti (PCI, PDS e DS) che hanno amministrato il territorio per una sessantina d’anni – il PD governa la Regione, il capoluogo di regione con la sua Città metropolitana, sette capoluoghi di provincia su nove con le relative Province, e la maggior parte dei più di trecento Comuni.

Il PD è dunque, senza alcun dubbio, il principale referente politico dell’economia reale emiliano-romagnola. Rappresenta precisi interessi economici, gli stessi che hanno devastato ambiente e territorio con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi.

Per capire il tracollo del “modello emiliano-romagnolo” sotto una distesa di fanghi tossici, è al PD e al suo mondo – il sistema delle cooperative e delle partecipate, il sottobosco di associazioni parapartitiche, gli intellettuali saprofiti, gli alleati-subordinati fintamente «più a sinistra», i «movimentisti» integrati con tanto di centri sociali di sottogoverno ecc. – che bisogna guardare.

È necessario, prima di tutto, smontare un po’ di cornici narrative. Troppo spesso si invoca una «manutenzione» che in realtà è manomissione, e si parla di «messa in sicurezza del territorio» intendendo altre infrastrutture, altri disboscamenti. Si parla di «ripartire», si scaricano le responsabilità su capri espiatori, ci si rifà al «cambiamento climatico» come se si parlasse di una fatalità.

CONTINUA SU https://www.wumingfoundation.com/giap/2023/05/cementificazione-alluvioni-emilia-romagna/

29/5/2023

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