Fare scuola per essere scuola 

Per imparare ci vuole gente spensierata, che applica l’immaginazione in una relazione educativa situata nel tempo e nel luogo in cui si vive. Ma nella scuola di oggi spesso sono la demoralizzazione e il disimpegno (politico) a prendere il sopravvento in un dibattito schiacciato sulla dimensione meritocratica e imprenditoriale, come denuncia anche il tavolo sulla formazione di NUDM. Nulla è più grave per il futuro, dell’indebolimento della capacità di pensare e agire insieme; e l’abbandono della politica più che l’astensione al voto e all’essere rappresentate/i sta producendo effetti inquietanti.

È vero, non si è mai parlato tanto di scuola come durante la pandemia cui si è aggiunta, a tre anni dall’inizio del Covid-19, anche l’ideologica propaganda dell’attuale ministro «del merito» che forza a una visione autoritaria della società. In che modo se ne parla, allora, e tra quali soggetti? La scuola italiana è abitata da 8,5 milioni di studentə e da 800 mila docenti di cui l’83% è donna, eppure l’educazione sentimentale e contro le violenze e la proposta di un linguaggio oltre il canone tradizionale sono lasciate alle storie di formazione delle docenti più attente.

Lo abbiamo detto più volte: quello della scuola è uno spazio determinato dalle relazioni. Questa forza generativa, di creare un altro mondo intorno alla persona e ai suoi bisogni, non può essergli negata. Eppure è sempre in quel luogo che «i corpi, i sentimenti, la sessualità, sono considerati fuori tema». Ma emozione e apprendimento non sono agibili distintamente: vale per le passioni così come per il disagio. La pandemia l’ha denunciato con forza solo a volerla ascoltare. Troppo spesso sono i disturbi di ansia e depressione – che colpiscono 1 minore su 4 come denuncia la Società italiana di neuropsichiatria infantile chiedendo un patto sulla salute come diritto umano –, la causa dell’abbandono scolastico che è ormai al 15%, con l’Italia quart’ultima tra i paesi Ocse (Analisi dell’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza del giugno 2022).

Per trasformare la scuola in luogo primario di contrasto a ogni violenza, allora, dobbiamo proteggerla; non possiamo lasciarla sotto l’attacco di chi la violenza la riproduce e la finanzia come mostra la sempre maggiore militarizzazione dei saperi: il coinvolgimento nella formazione della Leonardo spa attiva nel settore della difesa e della sicurezza; i 350 studenti in PCTO (un aberrazione già di per sé) nella base Nato di Sigonella; i risultati del voto alle politiche che hanno visto FdI diventare il partito più votato tra le/i docenti. E neppure abbandonarla agli ambienti e alle modalità che la occupano: dagli edifici fatiscenti e senza spazi comuni, a quell’insegnamento frontale che usa il voto come arma di ricatto.

È un grosso problema che le politiche educative, sociali, del lavoro e della salute mentale, non siano prioritarie, anche se è prevedibile in un paese che invece di rifondare un patto tra le generazioni rimane sostanzialmente per vecchi (187,6 anziani ogni 100 giovani).

È nella formazione che i femminismi si riappropriano «di quei saperi che storicamente ci sono stati tolti» dicono ancora nel tavolo di NUDM. In questo compito immane le pratiche femministe, quindi, sono determinanti per la costruzione di una comunità che rimetta al centro il desiderio. Solo insieme (studentə, docenti, genitori, cittadinanza) possiamo dare forme nuove a una prospettiva di futuro, che altro non è se non la società in cui vogliamo vivere. Il moto generativo è tutto in questa esperienza che si chiama scuola. Ecco che, se si facesse sistema, sarebbe ancora quell’avamposto culturale che educa la società democratica.

Sappiamo bene che non esiste un solo cammino ma rivoli plurali di immaginazione di mondi diversi che abbandonano e tradiscono (disobbedendogli) l’alveo principale (il canone) per scrivere ciò che è ancora da nominare. Guai se così non fosse. Ma se è vero che il canone imposto è pieno di insidie, lo è anche di comodi rifugi. L’abbandono della tensione del conflitto avvenuto negli ultimi decenni non ha pacificato la società anzi l’ha resa sterile, condizionata, depressa. Le ragazze e i ragazzi questo lo vivono e lo scrivono sui propri corpi.

Ecco, allora, che un’alleanza inedita e meticcia quella di generazioni e generi potrebbe essere utilmente valorizzata. Solo gli attraversamenti e le nuove esplorazioni ci consegnano quel desiderio di libertà che l’immaginazione ci insegna a valorizzare fin da piccoli e che ci tiene in vita quando gli orizzonti si fanno cupi. Certo è difficile e servono tempi lunghi per far rinascere il desiderio nelle condizioni anche materiali in cui versiamo: le/i docenti hanno un reddito inferiore del 13% rispetto alla media Ocse (rapporto 2020); le donne in Italia hanno un reddito inferiore del 23% rispetto agli uomini. Ma cambiare la scuola nella scuola e con la scuola è possibile, anzi sta già avvenendo, basta uno sguardo femminista per accorgersene e avvicinarle la buona politica. Dobbiamo tessere reti.

Nella giornata del 6 marzo 2023 a Roma molte di noi proveranno a non lasciare che la formazione resti affidata alle sole storie personali delle insegnanti senza mai farsi sistema. Docenti, studentə, amministratrici pubbliche, scrittrici, attiviste, genitrici in movimento proveranno a intrecciare connessioni tra quei percorsi e quelle pratiche che forzano il canone verso le relazioni, a far vivere parole nuove in inedite reti, come insegna bell hooks, perché si facciano finalmente politica femminista, superando l’isolamento e l’idea che la scuola sia immutabile, quando invece è dentro di essa che la società cambia. Proveremo a dare valore ai linguaggi che, come il desiderio, non potranno mai essere racchiusi all’interno di confini, a un’educazione che rinnova la vitalità di quella vita in cui anche la pandemia ha costretto a ripensarci come corpi vivi; ci daremo l’opportunità di scambiare le nostre esperienze e di lasciar circolare quella passione sociale che non vuole lasciare indietro nessuno.

La scelta di farlo insieme – Leggendaria/Cara prof e Società Italiana delle Letterate, Manifestolibri e Indici Paritari, Archivia e Associazione Orlando – in un luogo, la Casa Internazionale delle Donne di Roma, in un evento, Feminism, niente affatto neutri rispetto alle pratiche e alle culture di genere, con tutte quelle che sostengono e concorrono a costruire le condizioni perché i cambiamenti siano possibili, speriamo che produca una piccola cassetta degli attrezzi di pratiche da condividere, di intellettualità, di relazioni e di saperi che contenga anche la tanta strada che altre, prima di noi, hanno già percorso nella costruzione di cittadinanze democratiche e convergenti.

Fare scuola per essere scuola nasce dalla convinzione che vogare insieme dà più forza, soprattutto nei giorni del nostro fascismo.

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Il 6 marzo 2023, dalle 10 alle 18, a Feminism, fiera dell’editoria femminista, alla Casa Internazionale delle Donne di Roma, verrà discusso il rapporto tra scuola e femminismi nell’incontro Insegnare comunità a scuola. Desiderio, differenze, relazioni: uno sguardo femminista che attraversa i saperi (titolo volutamente mutuato dal celebre libro di bell hooks). L’appuntamento è organizzato da Leggendaria/Cara Prof, Società Italiana delle Letterate, Manifestolibri, Indici Paritari, Associazione Orlando, con la collaborazione di Archivia e dell’Associazione le Altre. (Accrediti per docenti entro il 4/3, sul link: https://forms.gle/Qo4BHVAQSRvPjTE89).

Simona Bonsignori

25/2/2023 http://effimera.org/

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