Fumo per i poveri e arrosto per i ricchi
Sarà necessario aspettare una definizione più precisa delle misure che il governo intende assumere per un giudizio compiuto, ora impossibile per le informazioni ancora generiche.
Di certo non ci associamo a quanti, come il PD e Forza Italia, gridano alla lesa maestà per il livello del deficit al 2,4%: la messa in discussione delle regole folli del Fiscal Compact essendo un obiettivo per cui da sempre ci battiamo. Ed essendo un obiettivo per cui da sempre ci battiamo anche la rimessa in discussione del pareggio di bilancio in Costituzione, diversamente da chi come la Lega lo votò, cambiando evidentemente idea oggi.
Il punto ci pare tutt’altro. Intanto quanto si intenda effettivamente fare sulla Legge Fornero e sul reddito cosiddetto di cittadinanza.
Sulla prima se le risorse stanziate sembrano significative, non si ha ad ora cognizione precisa circa il modo in cui “quota 100” sarà declinata. Il miglioramento rispetto alla disastrosa situazione attuale sembra evidente (e non era difficile), ma va sottolineato come anche l’eventuale accoppiata 62 anni di età e 38 di contributi, non dia soluzione a soggetti tra i più colpiti dalla controriforma Fornero: in particolare le donne, che non raggiungono quasi mai quei livelli di contribuzione per il perdurante carico di cura che si scarica su di loro, ed i giovani che la precarietà continua a costringere in carriere lavorative iper –discontinue. Grave sarebbe anche il taglio dei contributi figurativi, secondo una delle ipotesi ventilate in questi giorni, che colpirebbe in particolar modo coloro che più hanno subito la crisi.
Anche sul reddito, le cifre sembrano significative, anche se non tali da configurarlo in nessun modo come un reddito di “cittadinanza”. Non sarebbe accettabile però un’impostazione che imponga di accettare qualsiasi lavoro, e che per questa via invece di attenuare il ricatto della precarietà, quel ricatto confermi e accentui, secondo una logica per cui il lavoro va bene “a prescindere”, anche se è senza qualità e povero.
Quella che si configura come radicalmente non condivisibile è la parte sul fisco, per quello che si fa e per quel che si rimanda oggi, ma si dichiara di voler fare domani.
Siamo al quinto condono in 15 anni. Un condono per cui le soglie non sono ancora chiare: gravissimo se si arrivasse ai 500mila euro e se, come si annuncia, riguardasse anche l’imposta e non solo le sanzioni.
Il condono è grave non solo perché si trovano risorse una tantum, ma anche perché con tutta evidenza si favorisce un’evasione fiscale che va abbondantemente oltre i 100 miliardi annui.
Inaccettabile è anche la reiterata volontà di arrivare alla Flat Tax, quando occorrerebbe all’opposto riportare tutti i redditi dentro la progressività del prelievo fiscale, alleggerendo le imposte sui redditi bassi e alzandole su quelli alti.
Se il rapporto tra il 20% più ricco e il 20% più povero è, secondo i dati ufficiali, di oltre 200 volte, quel che ci vuole è una patrimoniale sul 5% dei più ricchi che hanno un patrimonio medio di 1,3 milioni di euro e da soli detengono oltre il 40% della ricchezza del paese! Non certo una Flat Tax che a regime tasserebbe allo stesso modo chi ha un reddito di 20mila euro e chi ne ha uno di 75mila, che non farebbe altro che fare nuovi regali a quei ricchi, e i cui costi ingentissimi finirebbero per scaricarsi su nuovi insostenibili tagli al welfare.
Resta da capire inoltre se ci siano tagli e dove siano, per finanziare il complesso della manovra.
Infine non è certo secondaria la parte sugli investimenti e sulla costruzione di nuovi posti di lavoro. A fronte di una Pubblica Amministrazione che vede il numero di addetti per abitante ai livelli più bassi d’Europa, con settori in gravissima difficoltà, a partire dalla sanità, manca completamente un piano per il lavoro, che investa in nuova e buona occupazione, a partire dal pubblico.
Dunque aspettiamo che il quadro si chiarisca su pensioni e reddito, ma fin da oggi lanciamo l’iniziativa contro le politiche fiscali e per un piano per il lavoro, che dia risposte alla principale emergenza del paese. Di certo non ci accodiamo invece ai fans dell’austerity.
Roberta Fantozzi
Responsabile Politiche economiche e del lavoro/programma di Rifondazione Comuunista
28/9/2018 www.rifondazione.it
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