G20 Salute, esisteva un’altra strada che non fosse affidarsi alla carità dei paesi ricchi
I toni trionfalistici con cui il ministro Roberto Speranza ha annunciato il Patto di Roma, con cui si è concluso il G20 sulla Salute, costituiscono una dimostrazione lampante di malafede. Il vertice dei 20 ministri della Sanità ha ribadito l’impegno ad arrivare al 40% di vaccinazioni sul complesso della popolazione mondiale. Si tratta di un ottimo proposito visto che la situazione attuale vede la popolazione africana con una quota di vaccinazioni al di sotto del 2%.
Peccato che il vertice di Roma non abbia preso alcun impegno concreto su come realizzare l’obiettivo indicato, continuando a far affidamento sulla carità dei paesi ricchi per acquistare dalle multinazionali i vaccini per i paesi poveri. Il vertice romano del G20 ha quindi deciso di raggiungere gli obiettivi fissati perseguendo la stessa strada che fino ad ora non ha funzionato e ci ha portato in questo disastro di 4 milioni e mezzo di morti. È come se uno che voglia volare a New York invece di comprarsi un biglietto aereo si comprasse un aquilone. Quella individuata a Roma non è una strada difficile, è una strada impossibile e solo chi è in malafede può condannare a morte milioni di persone facendo finta di volerle salvare.
Esisteva un’altra strada che non fosse quella di affidarsi alla carità dei paesi ricchi? La strada per risolvere questo problema c’è, è semplice, ma è stata rifiutata dal vertice di Roma a partire dal governo italiano. La strada è quella della sospensione immediata dei brevetti sui vaccini, così come richiesto da tempo dai paesi del Sud del mondo. Questa proposta semplicissima non è stata bloccata dai cinesi o dal governo statunitense o dai talebani, ma dall’Unione Europea e dal governo italiano: siamo proprio noi i cattivi che per difendere i profitti miliardari di big pharma condanniamo a morte milioni di persone tra cui noi stessi.
Il punto non è che i paesi occidentali non sono abbastanza caritatevoli nei confronti di quelli poveri. Il punto è che il brevetto sui vaccini determina da un lato un prezzo dei vaccini altissimo e dall’altra un restringimento della produzione degli stessi. In altre parole sospendere i brevetti ad aziende che hanno già fatto profitti miliardari sui vaccini sin qui prodotti, permetterebbe di abbattere i costi e di togliere i vincoli alla produzione, allargandola quanto basta. Il problema della produzione dei vaccini non è tecnico o tecnologico ma politico: i politici europei che rispondono alle banche e alle multinazionali, in Italia dal Partito democratico alla Lega, da Forza Italia ai 5 stelle, non vogliono disturbare il manovratore. A scanso di equivoci anche Fratelli d’Italia in sede europea si è pronunciata contro la sospensione dei brevetti sui vaccini…
Si badi che questo non è solo un problema per chi vive nei paesi del Sud ma anche per noi che viviamo in Italia. Non c’è l’immunità di gregge in un paese solo ed è inutile parlare di terze o di quarte dosi – come sta avvenendo in Israele – se non si permette l’accesso al vaccino al complesso della popolazione mondiale. Basti pensare al nome che è stato dato ad alcune varianti per avere chiaro che se non è combattuta ovunque, la sindemia si riproduce mutata in altri paesi, selezionando un virus sempre più aggressivo. Il primo passo per combattere efficacemente la sindemia del Covid è quindi evitare di farsi prendere in giro da un governo che mentre ci fa litigare sul green pass non persegue una effettiva efficacia dei vaccini. Per questo è decisivo battersi contro i brevetti sui vaccini: perché è l’unica strada per rendere veramente efficaci i vaccini.
Paolo Ferrero
Vice presidente del Partito della Sinistra Europea,
7/972021da il blog su il Fatto quotidiano
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