GAZA. Anche con la tregua migliaia di palestinesi moriranno per mancanza di cure mediche
I ricercatori del Centro per la Salute della Johns Hopkins University e della London School of Hygiene and Tropical Medicine hanno pubblicato nei giorni scorsi un rapporto che prevede quante persone moriranno a Gaza nei prossimi sei mesi. Gli autori hanno calcolato quelle che vengono chiamate morti in eccesso, che includono le morti dovute direttamente alla campagna di guerra di Israele e quelle causate indirettamente, a causa di fattori come malattie e mancanza di accesso alle cure mediche. Se la guerra continuasse fino all’inizio di agosto – con Israele che bombardava aree densamente popolate e limita cibo e medicine – i ricercatori prevedono tra 58.260 e 66.720 morti oltre ai quasi 30mila morti già riferiti dal Ministero della Salute di Gaza. Se la guerra dovesse intensificarsi, gli autori prevedono che il bilancio delle vittime potrebbe salire tra 74.290 e 85.750 nei prossimi sei mesi. Tuttavia, anche se un cessate il fuoco iniziasse immediatamente, i ricercatori prevedono che nei prossimi sei mesi moriranno comunquetra 6.550 e 11.580 persone a causa della distruzione del sistema sanitario di Gaza, del diffondersi di malattie infettive e per le mancate cure ai malati oncologici e a coloro che sono affetti da patologie croniche gravi.
Il professor della Johns Hopkins, Paul B. Spiegel, uno degli autori del rapporto, spiega in una intervista che “Le morti in eccesso sono quelle non si sarebbero verificate se non ci fosse stato questo conflitto. Abbiamo fatto alcune ipotesi. Ad esempio, la limitazione dell’accesso all’insulina ha e avrà un impatto grave per le persone e i decessi aumenteranno. Allo stesso modo, ogni anno si verificano malattie infettive endemiche e non potranno che diffondersi maggiormente in una situazione di sovraffollamento, mancanza di acqua e servizi igienico-sanitari e mancanza di cure come attualmente accade a Gaza”.
Spiegel sottolinea che anche con il cessate il fuoco ci saranno ancora molte morti a Gaza. “La situazione è davvero grave – afferma – ci sono molte persone con ferite traumatiche che potrebbero infettarsi e non poche di loro moriranno. Oltre a ciò, continueranno a verificarsi malattie infettive e potenzialmente alcune epidemie. Inoltre, c’è una popolazione malnutrita. Abbiamo un sistema sanitario che funziona pochissimo (a causa dell’offensiva militare israeliana, ndr) e strade e infrastrutture distrutte. E la ricostruzione richiederà del tempo”.
Spiegel spiega che per limitare morti e malattie occorrono rapidamente un’enorme quantità di acqua e strutture igienico-sanitarie. Cibo e carburante devono entrare in grandi quantità assieme ad alimenti nutrienti per i bambini. Deve essere dato accesso alle squadre mediche di emergenza con chirurghi, personale specializzato in traumi e riabilitazione.
Il cessate il fuoco peraltro resta lontano. Continueranno oggi in Qatar i negoziati per il rilascio di 40 dei circa 130 ostaggi israeliani in cambio di una tregua di sei settimane a Gaza e della scarcerazione di centinaia di prigionieri palestinesi. Tuttavia l’ottimismo sull’andamento della trattativa circolato negli ultimi giorni, oggi viene confermato solo in parte dai mezzi d’informazione. Se da un lato nei recenti colloqui di Parigi sarebbero stati tracciati i contorni di un accordo per un cessate il fuoco temporaneo e la liberazione dei civili, delle donne soldato, degli anziani e dei minori, dall’altro si sarebbe irrigidita la posizione di alcuni ministri israeliani e dello stesso premier Netanyahu. Secondo la tv Canale 12, il primo ministro si è avvicinato alle posizioni dell’estrema destra e avrebbe posto la condizione che i prigionieri palestinesi condannati per attentati e attacchi armati contro cittadini israeliani una volta scarcerati sulla base dell’accordo di tregua dovranno essere espulsi in Qatar. Allo stesso tempo non è chiaro anche se Hamas, come riferiscono i media, abbia davvero rinunciato alla cessazione completa dell’offensiva israeliana a Gaza che il gabinetto di guerra guidato da Netanyahu non intende accogliere in alcun caso.
Allo stesso tempo i comandi militari israeliani preparano l’attacco alla città di Rafah e avrebbero presentato al governo un piano per l’evacuazione dei civili palestinesi, oltre un milione, ammassati in tendopoli sul confine con l’Egitto. Piano che assieme all’offensiva in preparazione suscita grandi preoccupazioni nell’Onu e nelle Ong internazionali che temono una catastrofe umanitaria.
La guerra continua a fare decine di vittime palestinesi ogni giorno e il totale dei morti a Gaza è vicino a 30mila.
26/2/2024 https://pagineesteri.it/
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