Gaza, la sistematicità dell’annientamento

Dublino. Foto diffusa da Gaza FREEstyle

Nella Striscia non ci sono segnagli di tregua, i bombardamenti continuano e fanno sempre meno notizia. Del resto da un anno a questa parte, malgrado le immagini di città e insediamenti ridotti a macerie sono trasmesse anche dai “grandi” media, restano invisibili i corpi delle persone sepolte. Le bombe israeliane sono dirette a uccidere i palestinesi indiscriminatamente. La sistematicità con la quale l’esercito israeliano attua il suo feroce piano di uccisione, scrive Stavros Stavrides, è evidente a tutti. Gaza dimostra anche che urbicidio e terricidio sono solo l’altra faccia del genocidio

Molti di coloro che inizialmente sostenevano il diritto di Israele all’autodifesa devono ammettere ora che si tratta di una guerra genocida. Sembra che sempre più persone si rendano conto che le bombe israeliane sono dirette a uccidere i palestinesi indiscriminatamente senza distinguere tra obiettivi militari e non militari.

Urbicidio è un termine creato per denominare spedizioni belliche che distruggono intere città e attaccano infrastrutture urbane, aree abitate ed edifici simbolici. La sistematicità con la quale l’esercito israeliano attua un simile piano di uccisione è fuori dubbio. Immagini di città e insediamenti ridotti a macerie sono trasmesse anche dai principali media. Naturalmente, sotto queste rovine ci sono persone di carne e ossa sepolte, ma non appaiono mai nelle immagini orribili dei media.

Il programma sionista è caratterizzato da sforzi sistematici per cancellare la presenza dei palestinesi dalla Palestina. Purtroppo, nonostante l’eroica resistenza di una coraggiosa minoranza ebraica, questo programma domina le politiche dell’attuale stato israeliano. Come è stato più volte documentato, questa sistematicità a Gaza non si manifesta soltanto durante questo periodo di guerra estera poiché, vivendo in condizioni di uno stato di emergenza senza fine, i palestinesi devono affrontare ogni giorno controlli umilianti, le cosiddette “misure di estrema sicurezza” condizioni che li privano dei loro diritti fondamentali e li costringono ai essere detenuti per un periodo indefinito in carceri infernali senza nemmeno un’accusa.

La sistematicità è il punto finale della razionalità industriale basata su una pianificazione meticolosa che la trasforma in una macchina per uccidere. A partire dagli anni Venti, questa razionalità strumentale è stata accusata di essere una sorta di versione perversa delle promesse liberatorie della ragione. Tuttavia, invece di emancipare l’umanità sfuggendo agli oscuri grovigli di pregiudizi e superstizioni, la ragione strumentale reincanta il futuro intrappolandolo nella “crescita” capitalista senza fine.

Da questo punto di vista, alcune persone possono essere considerate, per definizione, malvagie e trattate come nemici in una guerra per sottomettere e controllare la natura. Questi “altri” possono essere facilmente considerati “animali” selvatici che nemmeno il progetto di addomesticamento violento (che un tempo era un’opzione per la politica israeliana) può includere.

La razionalità strumentale usa la tecnologia come strumento nel suo progetto di controllo e sfruttamento della natura, ma la trasforma in una macchina per uccidere quando sorgono ostacoli a tale progetto. I palestinesi sono considerati indegni di essere inclusi nella civiltà occidentale, come dicono i funzionari israeliani (incluso l’attuale Primo Ministro). Si presume che siano contadini arretrati attaccati alla loro terra, per cui meritano di essere intrappolati in zone di detenzione all’aperto (come le città e i villaggi della striscia di Gaza o i quartieri orientali di Gerusalemme). Quando appaiono pericolosi o diventano ostacoli al progetto colonialista di insediamento, possono essere bombardati o tenuti prigionieri, o addirittura uccisi sul posto, secondo le decisioni che si prendono in ogni periodo specifico.

I palestinesi possono essere uccisi, ma non sacrificati, come suggerisce Agamben riguardo al concetto di “nuda vita”. Ricordiamo che Agamben usò questo termine per descrivere le condizioni di vita degli ebrei e di altre minoranze perseguitate nei campi di concentramento e di sterminio nazisti. Questo tipo di stato di eccezione è quello che viene imposto nella Palestina di oggi, forse non ancora nella stessa misura del suo predecessore storico. Ciò che però sembra compatibile con l’imperdonabile buco nero della civiltà occidentale che è l’Olocausto, è la sistematicità dell’estinzione, poiché nessuno può davvero dubitare che ospedali, luoghi sacri, campi profughi, infrastrutture urbane e quartieri vengano rasi al suolo per annientare i palestinesi e non a causa dei bombardamenti o perché erano nascondigli per i membri di Hamas.

La sistematicità, caratteristica preminente della ragione strumentale, non è rivolta soltanto ai luoghi nei quali le persone vivono, ma anche alla geografia simbolica della loro presenza: condensatori della memoria collettiva, testimonianza materiale del loro diritto a esserci insieme ai necessari mezzi per sostenere la loro presenza (terreni coltivati ​​e un ampio spettro di infrastrutture di sussistenza). Urbicidio e terricidio sono solo l’altra faccia del genocidio. E, soprattutto, distruggono la possibilità stessa di convivenza tra ebrei e palestinesi in un futuro libero da ogni tipo di fondamentalismo razzista e religioso.

Stavros Stavrides

Architetto, teorico dei commons, da sempre attento ai movimenti sociali urbani, Stavros Stavrides è docente alla Scuola di Architettura della National Technical University di Atene. Tra i suoi libri pubblicati in Italia, Spazio comune. Città come commoning (Agenzia X , 2022).

Pubblicato sul numero 2 della Revista Crítica Anticapitalista (intitolato Gaza somos nosotrxs) di Comunizar, non-collettivo argentino fratello di Comune. Il numero raccoglie anche due articoli di Comune: ¿Cuál es la diferencia? di Massimo De Angelis (Qual è la differenza?) e Nos negamos di Andrea Guerrizio (Noi rifiutiamo). Traduzione di Comune

28/11/2024 https://comune-info.net

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