Genocidio culturale: la distruzione sistematica del patrimonio artistico e culturale di Gaza
Il genocidio in corso a Gaza si configura anche come un genocidio culturale. L’invasione israeliana nella Striscia ha portato alla distruzione e al danneggiamento di centinaia di edifici e siti archeologici, biblioteche, musei e altri luoghi di rilevanza culturale o storica. Tra i luoghi colpiti si contano archivi, moschee, chiese, cimiteri e musei, veri e propri depositi di conoscenza e identità culturale. Una devastazione condotta in modo sistematico, Anche il governo sudafricano ha incluso la distruzione del patrimonio culturale di Gaza come elemento di prova nella causa presentata contro Israele presso la Corte Internazionale di Giustizia, sostenendo che si tratti di un’ulteriore dimostrazione delle violazioni del diritto internazionale nella regione.
Al 17 settembre 2024, l’UNESCO ha documentato danni a 69 siti di rilevanza culturale, tra cui: 10 siti religiosi, 43 edifici di interesse storico e artistico, due depositi di beni culturali mobili, sei monumenti, un museo e sette siti archeologici. Altri rapporti parlano di circa un centinaio di siti colpiti, mentre funzionari palestinesi riferiscono di oltre 200 luoghi danneggiati o distrutti.
Durante questa nuova fase del genocidio perpetrato da Israele contro i palestinesi, gran parte della Città Vecchia di Gaza, con una storia che supera i 2000 anni, è stata ridotta in macerie dagli attacchi aerei israeliani. Tra i siti distrutti figura la Grande Moschea Omari, edificata nel V secolo, insieme alla Chiesa di San Porfirio, risalente al 425 d.C., successivamente ristrutturata dai crociati tra il 1150 e il 1160.
Un altro edificio distrutto è la Moschea Ibn Uthman, costruita tra il 1400 e il 1430. Anche il Palazzo Pasha, un tempo adibito a museo e costruito a partire dal XII secolo, è stato raso al suolo. Lo stesso destino è toccato al Palazzo As-Saqqa, risalente al 1661, e all’Hamam al-Sammara, un hammam vecchio di mille anni, restaurato nel 1320, che era l’ultimo stabilimento balneare pubblico funzionante a Gaza su cinque originari.
Il Museo Culturale di Al Qarara, che ospitava oltre 3500 oggetti archeologici, storici e numismatici, con reperti databili dal 4000 a.C. ai giorni nostri, è stato distrutto. Tra i siti archeologici annientati figura anche il porto di Anthedon, risalente a oltre 2000 anni fa, appartenente all’antica città ellenistica nota anche come Al-Balakhiyya.
Questi sono solo alcuni dei luoghi di immenso valore storico e culturale devastati dagli attacchi israeliani, nel contesto di un’operazione che ha causato la distruzione sistematica del patrimonio culturale palestinese.
Secondo il diritto internazionale Cisgiordania e Gaza sono considerati terra occupata. In quanto potenza occupante Israele dovrebbe rispettare le disposizioni che stabiliscono il suo obbligo di proteggere il patrimonio culturale e naturale, e in particolare l’applicazione della Convenzione del 1948 per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, la Quarta Convenzione di Ginevra del 1949 e i suoi allegati e la Convenzione dell’Aia del 1954 per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato.
Il 29 dicembre 2023, la Repubblica del Sudafrica ha presentato una causa dinanzi alla Corte Internazionale di Giustizia, accusando Israele di violare gli obblighi sanciti dalla Convenzione sul genocidio del 1948. Le accuse includono la sistematica distruzione del patrimonio culturale palestinese, interpretata come prova della volontà di eliminazione fisica e culturale del popolo palestinese nella Striscia di Gaza. Alla causa si sono uniti molti altri Paesi, tra cui Spagna e Turchia. Inoltre anche l’ultimo rapporto della Relatrice Speciale dell’ONU per i Territori Occupati Palestinesi, Francesca Albanese, ha documentato il massacro israeliano in corso a Gaza possiede tutti gli elementi per essere considerato un genocidio secondo il diritto internazionale.
Michele Manfrin
5/12/2024 https://www.lindipendente.online/
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