Genova, lo sgombero del centro sociale nella città che si trasforma

Nella mattinata dello scorso 30 luglio a Genova è stato sgomberato il laboratorio sociale occupato autogestito Buridda che da dieci anni si trovava in via Monte Grappa, nel quartiere Manin, in uno stabile di proprietà dell’Università di Genova. In precedenza il collettivo Buridda, che prende il nome da una zuppa di pesce tipica della cucina genovese, aveva occupato per undici anni un altro stabile, in via Bertani. In quel caso lo sgombero arrivò nel 2014, quando la città era guidata dalla giunta “arancione” di Marco Doria. Il palazzo, che in teoria avrebbe dovuto ospitare uno studentato, è poi rimasto vuoto.

Anche l’edificio sgomberato il 30 luglio dovrebbe ora ospitare sessantasei posti letto che l’università dovrebbe realizzare, tramite l’agenzia Aliseo della regione Liguria, grazie ai fondi di un bando del ministero dell’istruzione.

Nel laboratorio era possibile portare avanti dei progetti di autoproduzione come la serigrafia, la falegnameria e la ciclofficina, e si stava iniziando a lavorare anche su progetti nuovi come una radio e un centro di documentazione.

Nella stessa giornata dello sgombero, piazza de Ferrari, davanti alla sede centrale della regione Liguria, si è riempita di persone che volevano rispondere allo sgombero. Al microfono si sono alternate le voci di chi fa parte del collettivo e di altre persone che gli sono vicine. Una delle prime persone che ha preso la parola ha rivolto delle dure accuse alla classe dirigente genovese e a quella ligure, in questo momento colpita anche da inchieste giudiziarie che hanno portato pochi giorni fa alle dimissioni del presidente della regione Giovanni Toti e alle prossime elezioni anticipate. «Genova ha bisogno di spazi in cui non si debba per forza pagare per partecipare, non vogliamo una città a misurare di turista», ha detto un’altra persona. Come altre città, anche Genova negli ultimi anni ha puntato molto sullo sviluppo turistico, cercando di rendere l’area centrale e i suoi carrugi più accessibili anche ai visitatori occasionali.

Il presidio si è trasformato dopo qualche ora in un corteo che si è diretto verso piazza Caricamento, a pochi passi dal mare, e ha attraversato proprio alcune delle aree in cui si vede come la città sia stata trasformata per accogliere le esigenze di chi la visita più che quelle di chi ci vive tutti i giorni.

«Non ci risulta che ci siano così tante iscrizioni da giustificare nuovi studentati, che comunque avrebbero potuto essere costruiti in un altro spazio. Inoltre, molti di quelli esistenti non si trovano in buone condizioni e quindi sarebbe stato meglio usare delle risorse per migliorarli», spiega al telefono una delle attiviste del collettivo.

Da dicembre 2023 il collettivo sapeva dell’intenzione dell’università di riottenere il possesso dell’immobile, ma lo sgombero non era atteso in questi giorni. «Negli ultimi mesi abbiamo parlato con il rettore che, pur riconoscendo il valore delle nostre attività, non ci ha mai proposto delle soluzioni alternative. Ci teniamo a precisare che non abbiamo mai portato avanti una trattativa con l’università», ci dice ancora l’attivista. Il collettivo cercherà di proseguire ora le attività in una forma itinerante.

Intanto Genova cambia rapidamente pelle e la messa in discussione del ruolo degli spazi sociali sembra inserirsi coerentemente nella tendenza seguita dalle amministrazioni. Alla fine del 2023 il centro sociale Zapata, da anni attivo nel quartiere Sampierdarena, ha deciso di tentare una mediazione con il Comune per evitare lo sgombero dello spazio in cui era attivo, i cosiddetti “magazzini del sale”: una volta costituitosi in associazione ha ottenuto l’assegnazione di un altro spazio. Risale invece al 2021 lo sgombero del centro sociale Terra di nessuno, nel popolare quartiere Lagaccio, che si estende al di sopra della stazione centrale di Genova. Dopo alcuni tentativi di rioccupazione alla fine del 2023 lo stabile è stato raso al suolo.

Proprio il quartiere Lagaccio è interessato da uno dei progetti urbanistici più rilevanti previsti a Genova nei prossimi anni: si tratta della costruzione di una funivia che dovrebbe collegare la stazione marittima, dove attraccano le navi da crociera, ai forti che sovrastano la città, sorvolando il Lagaccio. A margine del presidio del 30 luglio abbiamo parlato con alcune persone che si occupano della questione: sono da poco iniziati dei lavori di scavo nei pressi della stazione marittima e il sospetto è che si stia iniziando a preparare il terreno per la prima stazione della funivia. La Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio, la struttura periferica del ministero della cultura che tutela i beni artistici e paesaggistici, ha inviato delle prescrizioni sul progetto che dovranno essere recepite da chi si dovrebbe occupare della costruzione dell’opera: non è ancora chiaro in che modo verrebbero installati i piloni in un’area densamente abitata e con pochissimo spazio a disposizione. Intanto, sono stati presentati dei ricorsi al Tar della Liguria per cercare di fermare il progetto. L’opposizione si basa anche sull’inutilità dell’opera e sulla mancanza di confronto da parte del Comune nella ricerca di alternative alla funivia per raggiungere i forti.

Il progetto ricorda per molti versi quello della cabinovia di Trieste che collegherebbe il centro della città giuliana a Opicina, sull’altopiano del Carso. La funivia di Genova verrebbe finanziata con 40.500.000 euro provenienti dai fondi complementari a quelli del Pnrr e questo fa sì che l’opera goda di una serie di semplificazioni procedurali. Leggendo la determina dirigenziale 73 del 2023 del comune di Genova si capisce che l’importo contrattuale è inferiore e ammonta a poco meno di 34 milioni di euro, mentre il resto del denaro rimane in parte a disposizione dell’amministrazione comunale per lavori annessi all’opera e in parte va a coprire delle imposte.

Il Comune ha assegnato l’appalto tramite una procedura chiamata dialogo competitivo al raggruppamento tecnico di imprese (Rti) Doppelmayr-Collini. (alessandro stoppoloni)

4/8/2024 https://www.monitor-italia.it

Immagine: disegno di ottoeffe

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