Gli abusi dei soldati israeliani contro i palestinesi
Mentre Israele alimenta il conflitto con gli omicidi mirati a Beirut e con l’uccisione del leader di Hamas, Haniyeh, a Teheran, in casa scoppia il caso delle torture e abusi sessuali compiuti dai soldati nella struttura detentiva di Sde Teiman
I soldati israeliani della struttura di detenzione di Sde Teiman sono accusati di aver violentato un detenuto palestinese. L’accusa arriva dopo che il quotidiano israeliano Haaretz aveva riferito a giugno che almeno trentasei prigionieri palestinesi di Gaza potrebbero essere stati torturati a morte dai soldati israeliani nella stessa struttura.
Haaretz riferisce che nove soldati dell’Idf sono stati arrestati dalla polizia per aver violentato in gruppo un detenuto gazanese in modo così grave da doverlo ricoverare in ospedale. La vittima è arrivata in ospedale con ferite raccapriccianti, tra cui «una grave ferita nella zona del retto». I media israeliani riferiscono che la vittima abbia perso la capacità di camminare.
I filmati mostrano la polizia militare israeliana che irrompe a Sde Teiman per arrestare gli stupratori scontrandosi però con i soldati, che si sarebbero barricati nella struttura e avrebbero usato spray al peperoncino per difendersi, prima di essere presi in custodia.
Secondo Ynet, la Knesset israeliana, in pausa estiva, terrà una discussione d’emergenza per difendere i soldati detenuti. Il ministro delle Finanze israeliano, Bezalel Smotrich, ha elogiato i soldati come «eroici guerrieri», chiedendo il loro immediato rilascio. Il ministro della Sicurezza nazionale, Itamar Ben-Gvir, ha salutato i soldati come «i nostri migliori eroi» e ha denunciato il loro arresto come «niente altro che una vergogna». I membri della Knesset del partito di governo Likud hanno dichiarato apertamente che è «legittimo» stuprare i detenuti palestinesi. Una folla israeliana è scesa nel campo di concentramento di Sde Teiman in una protesta di massa in solidarietà con i soldati stupratori, mentre decine di funzionari israeliani hanno fatto irruzione nel campo per protestare contro gli arresti. Tra i funzionari ci sono diversi membri della Knesset e il ministro del Patrimonio Amichai Eliyahu.
Una folla violenta di centinaia di israeliani ha preso d’assalto il tribunale militare israeliano di Beit Lid per sostenere i soldati israeliani sotto inchiesta e chiedere il loro immediato rilascio. La storia è stata ampiamente ignorata dai media mainstream statunitensi [e da quelli italiani, Ndt] nonostante sia stata ampiamente riportata da quelli israeliani. Nel frattempo, i media statunitensi continuano a parlare ossessivamente di «atrocità sessuali di massa di Hamas» e di «armamento della violenza sessuale» il 7 ottobre – affermazioni che sono state ampiamente smentite. Il New York Times ha assunto un ex soldato dell’Idf e sostenitore del genocidio, senza alcuna formazione giornalistica, per riferire sulla «violenza sessuale di Hamas» il 7 ottobre, diffondendo liberamente affermazioni infondate di aggressioni sessuali e scatenando critiche interne da parte dei collaboratori, secondo Intercept. I politici statunitensi, da Joe Biden ad Antony Blinken, e più ossessivamente Hillary Clinton, hanno ripetuto instancabilmente affermazioni infondate sulle violenze sessuali di Hamas, affermazioni ampiamente smentite da Intercept, Mondoweiss e Electronic Intifada, tra gli altri.
Israele detiene quasi 10.000 prigionieri palestinesi in condizioni disumane, la maggior parte dei quali è stata rapita da Gaza dallo scorso ottobre. Molti languono nel campo di concentramento di Sde Teiman, costruito nel deserto del Negev per i detenuti palestinesi di Gaza. Le carceri militari israeliane sono state teatro di crudeltà senza pari, compresa la prigione militare di Ofer, in Cisgiordania, dove alcuni detenuti palestinesi hanno tentato il suicidio a causa della «brutalità dei carcerieri» – una misura estrema, dato che il suicidio è severamente vietato dall’Islam. Physicians for Human Rights Israel (Phri) ha documentato la morte di almeno tredici prigionieri palestinesi della Cisgiordania e di Israele da ottobre. I prigionieri rilasciati descrivono pestaggi di routine, stupri, assalti da parte di cani, privazione del sonno e fame forzata. Alcuni prigionieri affermano di aver perso più di cinquanta chili. Un bodybuilder palestinese dilettante ha affermato di aver perso più di cento chili in nove mesi, durante i quali è stato aggredito sessualmente con una scopa dalle guardie dei prigionieri. Ad aprile, Adnan al-Bursh, un importante chirurgo di Gaza, è stato torturato a morte nella prigione di Ofer.
Video ampiamente diffusi mostrano prigionieri palestinesi torturati a Gaza che assomigliano a scheletri nudi, visibilmente brutalizzati e traumatizzati. Una delle storie più terribili riguarda un giovane palestinese di nome Badr Dahla, che è tornato a Gaza da una struttura di detenzione israeliana in uno stato di orrore, con gli occhi spalancati e tremanti di paura. Era così traumatizzato da non riuscire a riconoscere la sua unica figlia.
Organizzazioni palestinesi per i diritti umani come Addameer, un’organizzazione che sostiene i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, hanno denunciato innumerevoli crudeltà contro i prigionieri palestinesi, tra cui condizioni umilianti e degradanti e torture di routine con l’elettricità, finte esecuzioni e stupri con aste di metallo ed estintori. Testimoni oculari affermano che le guardie fanno abitualmente irruzione nelle celle sovraffollate, ammanettano i detenuti e li picchiano brutalmente. Alcuni detenuti torturati hanno sofferto di paralisi, hanno perso la capacità di parlare o la memoria. Ad altri sono state amputate le gambe a causa delle continue manette. Citando un medico dell’ospedale da campo per palestinesi detenuti a Sde Teiman, Haaretz ha riferito ad aprile che sono state registrate amputazioni «di routine» a causa delle ferite provocate dalle manette. Alcune di queste crudeltà sono state riferite dal New York Times a giugno.
Il Washington Post ha recentemente riferito sugli «abusi mortali nelle carceri israeliane». Citando testimonianze oculari, ex prigionieri, avvocati e prove mediche, il rapporto descrive in dettaglio la morte di diversi prigionieri palestinesi, tra cui uno che ha subito la rottura della milza e delle costole dopo essere stato picchiato dalle guardie carcerarie israeliane. Un prigioniero «ha urlato per ore prima di morire». Il rapporto descrive una cultura di «violenza e privazione dilagante» nel sistema carcerario israeliano, definendolo la «Guantanamo di Israele». Il Post cita gruppi israeliani per i diritti umani che descrivono una cultura di «vendetta» e «violenza pervasiva» che pervade le prigioni militari israeliane, dove i soldati e le guardie carcerarie agiscono nella più totale impunità, godendo del «sostegno dei politici e della mancanza di responsabilità».
«È più orribile di Abu Ghraib», ha dichiarato a giugno l’avvocato palestinese Khaled Mahajneh, che ha avuto accesso al campo, alla rivista +972, con sede in Israele: «Faccio questo mestiere da 15 anni… Non mi sarei mai aspettato di sentire di stupri di prigionieri o di umiliazioni del genere. E tutto questo non a scopo di interrogatorio – poiché la maggior parte dei prigionieri viene interrogata solo dopo molti giorni di detenzione – ma come atto di vendetta. Per vendicarsi di chi? Sono tutti cittadini [civili], giovani, adulti e bambini. Non ci sono membri di Hamas a Sde Teiman perché sono nelle mani dello Shabas [il servizio carcerario israeliano]».
Parlando con Al Jazeera, Mahajneh ha raccontato che i soldati israeliani hanno violentato in gruppo sei prigionieri palestinesi davanti agli altri prigionieri. Le organizzazioni per i diritti umani in Israele descrivono le carceri militari israeliane come «agenti al di fuori della legge», in riferimento alle detenzioni extragiudiziali e alle torture dei palestinesi. Il Comitato pubblico contro la tortura in Israele, che ha condannato lo stupro di gruppo del detenuto palestinese, ha dichiarato: «Fin dall’inizio della guerra, abbiamo sostenuto che lo Sde Teiman operava come un ‘ex-territorio’, e che i soldati di stanza lì agivano al di fuori di qualsiasi legge – prima nel trattamento dei detenuti, e ora nei confronti degli agenti della legge militare». Il gruppo ha aggiunto: «Invece di condannare in modo assoluto, alcuni leader dell’estrema destra israeliana si sono riuniti per sostenere i sospetti di abusi, il che è emblematico delle cause profonde che permettono a tali abusi di verificarsi in primo luogo».
Le barbarie denunciate sono illegali alla luce dei tribunali israeliani. A luglio, l’Alta Corte di Israele ha emesso un’ordinanza condizionale per chiudere Sde Teiman, citando le notizie di abusi diffusi e torture, chiedendo: «Perché la struttura di detenzione di Sde Teiman non viene gestita in conformità con le condizioni stabilite dalla legge che regola l’internamento dei combattenti illegali?».
I funzionari israeliani non hanno fatto mistero di queste crudeltà. Ben-Gvir, il ministro della Sicurezza nazionale israeliano che supervisiona il sistema carcerario, si è vantato di aver «ridotto drasticamente» il tempo delle docce e di aver introdotto un «menu minimo» per i prigionieri palestinesi. Ben-Gvir ha recentemente confermato che le condizioni all’interno delle carceri israeliane «sono effettivamente peggiorate», aggiungendo: «Ne sono orgoglioso».
Acclamata dai media mainstream, l’amministrazione Biden ha permesso a Israele di agire con una brutalità senza pari nei confronti di migliaia di prigionieri palestinesi, privandoli dei diritti umani e della loro umanità e dignità di base. Questa disumanità riflette una crescente cultura dell’impunità in Israele, segnata da una violenza sfrenata e dal desiderio di vendetta.
Queste barbarie testimoniano la brutalità della guerra genocida di Israele a Gaza e la brutale realtà del suo sistema di apartheid in Cisgiordania. La disumanizzazione dei palestinesi è stata normalizzata in Israele.
Seraj Assi è uno scrittore palestinese che vive a Washigton. Questo articolo è uscito su JacobinMag, la traduzione è a cura della redazione.
31/7/2024 https://jacobinitalia.it/
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