Gli eroi son tutti giovani e belli?

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Guccini nella sua “Locomotiva” lo ripete più volte “gli eroi son tutti giovani e belli”. La citazione si può riferire, ma impropriamente, ai fatti e personaggi balzati alle cronache di questi giorni. A gridare indignazione contro il sistema reazionario che si sta sempre più radicando sono anche tanti giovani, smentendo quello stigma di indifferenza alla politica. All’orizzonte di quell’imprevedibile e misterioso mondo della notorietà popolare che crea d’emblée emulazione e milioni di adepti si affacciano anche i giovanissimi. Persino adolescenti, poco più che bambini. Questa volta non è l’arte a promuoverli, non c’è il prodigio del canto o della danza. Questa volta ci sono i nuovi baby indignati che protestano contro un sistema che più reazionario non si può. E da sconosciuti diventano famosi in poche ore.

Effetto esponenziale dei social e dei media mainstream.Visetti imberbi e faccine gentili,contornate da treccine, sguardi innocenti, ma coraggio e determinazione fusi in una dialettica di una lucidità sorprendente. Sono i nuovi paladini per la difesa dei diritti umani e sociali. La loro immagine, alcune loro affermazioni cavalcano l’onda dell’informazione diventando l’icona delle lotte. Sono in molti a chiamarli eroi. Fermiamoci qui e stacchiamo le connessioni dai loro volti di bambini. Non ripetiamo come un mantra le loro frasi intelligenti. Lasciamoli sognare, lasciamoli agli studi, lasciamo che il tempo delle responsabilità e della popolarità sia work in progress e non sia oggi, solo perché hanno coraggio, intelligenza da vendere e capacità comunicative inusuali per la loro età. E non si fanno certo intimorire sia dalle prepotenze dei bulli del quartierino sia dai potenti della Terra

Simone

Non me sta bene che no” dice Simone al bullo di Casapound che immediatamente reagisce sovrastandolo e provocandolo, ma non riesce a nascondere la sorpresa, esterrefatto nel trovarsi davanti a tanto ardire fanciullesco. Come può quello scricciolo di uomo alzare lo sguardo fisso su di lui e avere il coraggio di dire ciò che pensa senza alcuna perplessità. “Io almeno penso” conclude lo scricciolo e diventa un gigante.

L’energumeno lo punzecchia ancora, quasi a voler dire “Ma da ndo spunti te mocciosè”. Ma non ce la fa a sostenere la disarmante calma di Simone, il quindicenne di Torre Maura, borgata romana che come tutte le periferie capitoline è abbandonata dalle amministrazioni locali. E dire che nel programma elettorale dell’attuale giunta grillina era appuntato in alto fra le emergenze “Prima le periferie”. A Torre Maura, come a Tor Bella Monaca, come in tutto l’hinterland della Capitale quel “prima” non è ancora arrivato. E così che nelle periferie si scatena la guerra fra poveri. Basta un niente, basta che altri poveri, altre minoranze si insedino in quel territorio e scoppia la rabbia. Nel caso di Torre Maura in cronaca pochi giorni fa alcuni residenti hanno respinto dei rom, a cui sono state assegnate delle abitazioni. Chi ha inviato gli esponenti di Casapound in tempo reale sul luogo ad attizzare il fuoco sotto la brace? Chi provoca e strumentalizza la guerra fra poveri? A chi fa gioco, infine? Le risposte non sono sconosciute. Il gioco al massacro è utile soprattutto a spostare l’obiettivo delle proteste, molto più facile canalizzarlo sulle minoranze, su chi subisce sempre, su chi vive ai margini della vita sociale e che nessuno vuole accogliere. E così i poveri meno poveri dei più poveri, invece di canalizzare le proteste ai palazzi del potere se la prendono con le minoranze. Troppo facile colpire un obiettivo così esposto e debole come i Rom, i migranti, i clochard, i senzatetto, i senza lavoro. Difficile è colpire chi di tutto questo è responsabile. Simone con il suo “Non me sta bene che no” fa impallidire i fascisti e ha colpito il potere

Le parole del padre di Simone alla stampa

“Sì è mio figlio. Come ho amato dare questa risposta a chi volesse una conferma su chi fosse quel bambino di Torre Maura – scrive Walter – Sì perché a me piace chiamarlo ancora bambino, probabilmente inconsciamente è la difesa alla nostalgia che ogni genitore prova nel vedere diventare adulto un proprio figlio. Simone sta crescendo ed ha il diritto di farlo in tranquillità, senza il peso di una responsabilità che in questo momento non può avere. Ha deciso liberamente di dire quelle parole, l’ha fatto spontaneamente, non ha più rilasciato interviste e non ha mai detto frasi tipo: ‘Stanno rovinando il quartiere’ o ‘Lo rifarei’. Il video che molti siti e televisioni hanno trasmesso è andato in onda senza previa autorizzazione dei genitori e senza la sua immagine criptata, errori che fanno parte della bolla mediatica e a cui deve essere posto un freno“. “Nella periferia – prosegue il papà di Simone – si prova l’abbandono, esiste la povertà perché c’è disoccupazione , o perché si fanno lavori flessibili e precari. Esiste il problema rifiuti, vere discariche a cielo aperto vicino i cassonetti, a cui quasi ci fai l’abitudine un po’ come la mia amica buca. Chiunque mi proporrà di seguirlo per protestare e gridare questo stato di cose ai veri colpevoli, io lo seguirò. I colpevoli sono chi governa non per il bene dei cittadini ma per un proprio tornaconto, chi ha permesso la speculazione edilizia e un sistema tangentizio di anni che ha provocato segni indelebili sulle nostre schiene.  Credo sia un errore la lotta tra emarginati e poveri, e che invece sia una priorità la lotta per la casa, per il lavoro e per il diritto a una vita dignitosa. Simone come un ‘bambino’ tedoforo ci lascia una fiamma. Una fiamma che non distrugge, che può illuminare una via. Che queste lotte dovute siano, usando una parola detta da Simone, una ‘leva’ di unione di intenti. Sì Simone è mio figlio”.

Greta

La nostra casa brucia”. Ѐ il titolo del libro che Greta Thunberg ha scritto a 4 mani con la sua famiglia. Ed è anche l’ appello a chi ha in mano i destini dell’ambiente naturale, da parte della pasionaria sedicenne che dalla Svezia allarma il mondo sull’inquinamento ambientale. La sua immagine rimbalza sui monitor di tutto il pianeta, lei che ha il coraggio di urlare la sua rabbia contro i potenti del mondo e di dire loro “Avete fallito”. E a noi : “Ci troviamo di fronte a una catastrofe. Voglio che proviate la paura che provo io ogni giorno. Voglio che agiate come fareste in una situazione di crisi. Come se la vostra casa fosse in fiamme. Perché è quello che sta succedendo.». Su Greta, sul suo coraggio e la spontaneità, molto probabilmente si stanno costruendo interessi e profitti, ma così fosse non modifica il forte messaggio che la piccola svedese ha saputo con chiarezza far giungere ai grandi del mondo, iniziando così la sua battaglia contro il cambiamento climatico, convinta che «nessuno è troppo piccolo per fare la differenza”. Greta sarà a Roma il 19 Aprile. Ci sarà la città con lei. Probabilmente girerà il mondo a portare i suoi messaggi che continueranno a scuotere le coscienze. Continuerà a gridare ai potenti il suo disprezzo per rubarci il diritto umano di respirare aria pulita e di non morire soffocati per il riscaldamento globale. Chiederà ai potenti di non sfruttare più il Pianeta con i combustili fossili e di imporre le energie rinnovabili. Ma chi salverà lei e la sua giovinezza? Chi le restituirà la spensieratezza dei suoi sedici anni e il diritto di imparare da adulti responsabili l’etica del rispetto per le risorse naturali. Perché è toccato a lei insegnarlo al mondo? Anche su Greta dovrebbero rispettosamente spegnersi le luci della notorietà e dovremmo proseguire noi la sua battaglia contro il sistema capitalistico che sta distruggendo il Pianeta. Greta non è un’eroina, ma per caso o volutamente è diventata la nuova icona per la tutela dell’ambiente. Lasciamola tornare al più presto alla spensieratezza della sua età e agli studi. Liberiamo Greta.

Manuel

A Manuel hanno tolto l’uso delle gambe. Sale alla cronaca come il paladino della dignità. Sorride alla violenza vile di chi l’ha ridotto così. Due italiani(italiani sì) giovanissimi anche loro. Sparano per futili motivi e spappolano il midollo spinale al nuotatore. Non potrà più camminare, dicono i medici che lo hanno operato a Manuel che sognava di partecipare alle Olimpiadi nelle gare di nuoto, la sua amata disciplina sportiva. Manuel continua a sorridere e non si abbatte, non odia, non è cupo, non è in….to. “Ce la farò mamma , non ti preoccupare.”. Sembra un personaggio strappacuore alla De Amicis. In realtà Manuel è solo intraprendente e vuole riprendersi la sua vita, in barba alla violenza e all’odio. Il giovane passa alle cronache e alla opinione dei media anche lui , come Simone e Greta, come un eroe, per il coraggio e la determinazione nel volercela fare nonostante tutto, ma soprattutto per quel sorriso ammazza/ odio. Anche Manuel diventa un bocconcino per i mainstream. Le tragedie, in queste caso addirittura senza lacrime e rivendicazioni della vittima, fanno notizia e gola a chi sulla notizia ci campa. “Ce la farò, a breve sarò di nuovo in piedi”. Applausi per Manuel, ma abbassare anche su di lui i riflettori della notizia che tira è doveroso. Manuel non è un eroe, è solo un giovane che non sa odiare neanche i suoi carnefici, ma ha diritto alla sua privacy. La sua terribile disavventura non dovrebbe ulteriormente essere strumentalizzata dalla fredda macchina dell’informazione.

Adam e Rami

Giovanissimi anche loro. Sono diventati il simbolo dello ius soli negato a causa di un’iniqua legge che concede il diritto di cittadinanza dalla nascita solo per ius sanguinis. I bambini nati in Italia da genitori stranieri potranno avere la cittadinanza solo alla maggiore età. Fino ad allora sono stranieri. La famiglia di Adam è del Marocco, quella di Rami egiziana, ma loro sono nati qui e si sentono italianissimi, non conoscono altro paese che questo.

Adam e Rami hanno sventato una tragedia, mettendo in salvo gli studenti dello scuolabus, in mano al dirottatore, con la loro prontezza e tanto coraggio mettendosi in contatto telefonico, tramite il loro cellulare, con i carabinieri e fornendo le indicazioni del luogo. Lo hanno fatto senza alcun timore, mentre il folle conduttore minacciava l’intera scolaresca. Un lieto fine grazie al loro coraggio,. Balzano subito alle cronache e vengono invitati nelle tv governative e al Viminale. Salvini li premia facendo partire l’iter per la cittadinanza. Li premia? Quindi lo ius soli è un regalo che il sovrano concede e non un diritto che spetta a tutti i bambini nati in Italia da genitori stranieri? Quindi Adam e Rami avranno in premio la cittadinanza perché sono considerati eroi? E tutti gli altri bambini in castigo e senza cittadinanza, almeno fino ai 18 anni, a meno che non compiano qualche gesto eroico? Ecco.

Che poi i veri eroi non appaiono in tv e nessun potente li riceve, anzi li scaccia e li usa per scatenare le guerre fra poveri. I veri eroi sono gli invisibili. Sono i migranti che sfidano il mare su un gommone per dare dignità e speranza ai loro figli, sono i giovani che studiano e si adattano a qualsiasi lavoro dignitoso per l’autonomia personale, sono i poveri che spezzano il pane con i compagni di strada e i precari che non smettono mai di lottare per il diritto al lavoro. E sono le donne che non abbassano la testa davanti alla violenza maschile e si ribellano al sessismo. E sono gli anziani che vivono con 500 euro di pensione, contando le monete per comprare il latte e il pane. Questi sono gli eroi, quelli che nessuno vede e spesso non sono né giovani e né belli. Simone, Greta, Manuel, Adam e Rami sono giovani eccezionali, ma non sono eroi. Lasciamoli in pace e rimbocchiamoci le maniche per dar loro un futuro dignitoso in cui tutti i diritti tornino al loro posto e siano uguali per tutti.

Alba Vastano

Giornalista Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute

11/4/2019

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