Gli immigrati trainano le imprese: 660mila in Italia

L’Italia rallenta, ma l’imprenditoria immigrata accelera. È questo il dato più significativo che emerge dal Rapporto Immigrazione e Imprenditoria 2024 del Centro Studi e Ricerche IDOS: mentre il numero complessivo delle imprese italiane è calato dell’1,7% negli ultimi dieci anni, quelle guidate da persone nate all’estero sono cresciute del 32,7%, raggiungendo quota 660.000 nel 2023. Oggi rappresentano oltre l’11% del totale nazionale e si affermano come un pilastro sempre più rilevante dell’economia italiana.

A dominare il panorama restano le imprese individuali – quasi 483mila – ma l’aumento più interessante riguarda le società di capitale, che sono quasi triplicate in dieci anni (+160%), segnalando un salto di qualità verso modelli imprenditoriali più strutturati. Segnali incoraggianti arrivano anche dai giovani: a fronte di un calo generalizzato delle imprese giovanili (-22,8%), quelle a guida straniera resistono, mantenendo una quota del 19%.

La crescita delle imprese immigrate non si ferma ai numeri. Cambia anche la qualità e la distribuzione settoriale. Oltre ai comparti tradizionali – commercio ed edilizia – si registra un’espansione significativa in settori ad alto potenziale: +101,6% nei servizi alla persona, +57,6% nella ristorazione e +77,6% nella sanità e assistenza sociale. Aumenta anche la presenza nei settori più qualificati, come attività professionali, scientifiche e tecniche (+56%).

Dal punto di vista territoriale, il Nord resta il baricentro, ma anche il Sud si muove: in Campania, ad esempio, le imprese immigrate sono cresciute del 72,8% in dieci anni, mentre in Puglia del 33,8%. Le grandi città come Roma e Milano mantengono la leadership, ma Napoli e Caserta mostrano tassi di crescita notevoli.

Un altro fenomeno in espansione è quello dell’imprenditoria femminile immigrata. In controtendenza rispetto al calo del 7,3% delle imprese femminili italiane, quelle guidate da donne nate all’estero sono aumentate del 37,8%, arrivando a superare le 162mila. Le imprenditrici immigrate investono soprattutto nei servizi alla persona (+101,6%), nelle attività professionali (+69,1%) e nella sanità (+75,3%). Lombardia, Emilia-Romagna e Piemonte restano i poli principali, ma anche la Campania mostra segnali forti (+54,1%). Particolarmente significativo il caso delle imprenditrici ucraine: +60% tra il 2013 e il 2023.

Guardando ai Paesi di origine, i cittadini di Marocco, Romania e Cina guidano la classifica. I marocchini mantengono una forte vocazione commerciale, ma si stanno diversificando verso i servizi. I romeni, storicamente legati all’edilizia, stanno spostandosi verso commercio, ristorazione e servizi professionali. I cinesi consolidano la loro presenza, pur rallentando leggermente la crescita. Emergono con forza nuove comunità imprenditoriali: Pakistan (+130,7%), Bangladesh (+47,3%) ed Egitto (+40%).

Nonostante questi dati, permangono ostacoli significativi: l’accesso al credito è limitato, le qualifiche professionali ottenute nei Paesi di origine sono spesso ignorate e la transizione dalle imprese individuali a quelle con dipendenti è ancora difficile. Il livello di istruzione terziaria tra i lavoratori autonomi immigrati in Italia (19,7%) resta inferiore rispetto ai nativi (29,6%).

Il rapporto IDOS formula sette raccomandazioni: facilitare l’accesso al credito, semplificare il riconoscimento delle competenze, incentivare la nascita di società strutturate, sostenere l’imprenditoria femminile, favorire i legami con i Paesi di origine, integrare l’imprenditoria immigrata nelle strategie nazionali e valorizzare le startup guidate da giovani.

L’imprenditoria immigrata – conclude IDOS – è una leva strategica non solo per sostenere l’economia italiana in un contesto di crisi demografica, ma anche per rafforzare la competitività del Paese su scala globale. Investire su questi percorsi non è una concessione, ma una scelta di intelligenza economica.

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24/3/2025 https://diogenenotizie.com/

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