Gli infortuni sul lavoro in orario notturno in Italia
INAIL pubblica, a cura della Direzione generale Consulenza statistica attuariale una ricerca sugli infortuni in orario notturno: tema, quello del lavoro notturno, analizzato prevalentemente in relazione alle problematiche della salute, ma già affrontato, con riferimento agli infortuni, in una precedente ricerca del 2011 [1].
Lo studio attuale analizza il fenomeno infortunistico relativo al quinquennio 2018-2022, vengono presi in considerazione i dati relativi alle denunce, con evidenza dei casi mortali, le definizioni positive e le conseguenze degli eventi.
Lavoratore notturno: definizione
Il lavoratore notturno è colui che svolge normalmente almeno tre ore del suo turno di lavoro in periodo notturno (intervallo di tempo di almeno sette ore che comprende la fascia che va dalla mezzanotte alle 5 del mattino).
È lavoratore notturno, anche colui che svolge nel periodo notturno parte del suo lavoro secondo quanto stabilito dai contratti collettivi (in questo caso le ore minime giornaliere e le giornate annue sono definite dalla contrattazione).
In mancanza di una disciplina collettiva, l’attività nel periodo notturno deve essere svolta per almeno tre ore del tempo giornaliero di lavoro e per un minimo di 80 giorni nell’arco dell’anno (riproporzionato nel caso di lavoro part-time) [2].
Riferimenti normativi
Il D.Lgs. 66/2003 regolamenta il lavoro notturno in attuazione delle direttive comunitarie 93/104/CE e 2000/34/CE concernenti taluni aspetti dell’organizzazione dell’orario di lavoro.
Il decreto chiarisce le definizioni di periodo notturno e di lavoratore notturno (art.1), detta le limitazioni allo svolgimento del lavoro notturno (art.11), impone controlli (almeno ogni due anni) preventivi e periodici adeguati al rischio a cui il lavoratore è esposto (art.14), stabilisce l’assegnazione al lavoro diurno per inidoneità fisica (art.15).
Entrando nel dettaglio delle limitazioni, è stabilito il divieto di lavoro notturno tra le ore 24 e le 6 per le donne in gravidanza e fino al raggiungimento di un anno di età del figlio e, in generale, per i lavoratori dichiarati inidonei dalle strutture sanitarie competenti.
La lavoratrice madre o in alternativa il lavoratore padre convivente di un figlio di età al di sotto dei tre anni o inferiore ai 12 se il genitore è unico affidatario non sono obbligati a svolgere lavoro notturno. La norma vale anche per uno dei due genitori affidatari o adottivi per i quali i 3 anni partono dal momento dell’ingresso in famiglia (valendo sempre il limite superiore dei 12 anni).
Non vi è obbligo al lavoro notturno se si ha a carico un soggetto disabile (legge 104/1992 e s.m.i.).
Il lavoro notturno è sempre vietato ai minori; sono previste delle deroghe per coloro che hanno più di 16 anni, per casi di forza maggiore ed esclusivamente per il tempo strettamente necessario e in tutti i casi esplicitamente previsti dai contratti collettivi nazionali.
La normativa sul lavoro notturno non si applica per esempio ai dirigenti e ad altre tipologie di lavoratori che possono disporre autonomamente del proprio tempo di lavoro [3].
Va ricordato con particolare riferimento ai danni per la salute (sufficientemente indagati) che il D.Lgs. 67/2011[4] ha introdotto per i lavoratori impegnati in questa tipologia di lavoro la possibilità di accesso anticipato alla pensione, includendola quindi tra le attività particolarmente faticose e pesanti.
Quanti sono e chi sono i lavoratori notturni
I lavoratori con turno notturno si stimano, secondo i dati di fonte Istat sulle forze di lavoro per il 2022 oltre 2,5 milioni; in pratica l’11,1% degli intervistati (il 12,1% nel caso dei soli lavoratori dipendenti): in aumento rispetto alla precedente pubblicazione che riportava l’8,5%, ma inferiore all’incidenza rilevata nelle indagini più recenti di Eurispes e quantificata nel 15% del totale dei lavoratori, interessando circa 3 milioni di occupati.
- Sono lavoratori dipendenti per l’85,6, oltre 8/10 hanno un contratto a tempo indeterminato, solo il 17% ha un contatto a termine, mentre il 14,4% è un autonomo
- Sono prevalentemente uomini (poco meno del 70%)
- Gli stranieri sono solo il 12,4%
- Poco meno della metà dei lavoratori è in possesso di diploma, il 30% ha la licenza media, mentre i laureati, anche in possesso di altro titolo superiore, rappresentano il 21,3%
- Lavorano prevalentemente nel settore sanitario, nelle strutture ricettive come alberghi e ristoranti, nella pubblica amministrazione, (20%) nell’industria (metalmeccanica alimentare della stampa), nel trasporto e magazzinaggio
I dati presi in considerazione (con riferimentoal quinquennio 2018-2022) [5] sono relativi alle denunce di eventi avvenuti nella fascia oraria che va dalla mezzanotte alle 6, riguardano tutti i lavoratori assicurati all’Inail. Nella maggioranza dei casi si tratta di lavoratori che prestano abitualmente la loro attività in orario notturno, solo una minima parte riguarda personale che lavora di giorno e solo occasionalmente è impegnato, in attività straordinarie, in turni notturni.
Infortuni: i dati
2022 | Infortuni denunciati all’INAIL |
640.251 | |
di cui 18.054 occorsi tra la mezzanotte e le 6 | |
2,8% del totale | |
2022 | Infortuni mortali denunciati all’Inail |
1243 | |
di cui 96 in orario notturno | |
incidenza del 7,7% sul totale |
Gli infortuni in orario notturno rappresentano quindi una quota molto contenuta rispetto a tutti gli infortuni, quota che si è mantenuta abbastanza stabile nel quinquennio 2018-2022, a meno del calo osservato nell’anno della pandemia.
Mentre l’incidenza per i casi mortali è più elevata.
Alcuni elementi di sintesi deducibili dai dati relativi alle denunce di infortuni:
- le denunce di infortunio avvenuti nel corso dell’orario notturno hanno un andamento pressoché costante tra il 2018 e il 2019 con un calo negli anni 2020 e 2021 (pandemia) e una ripresa nel 2022
- mentre i casi mortali, che avevano registrato una costante diminuzione tra il 2018 e il 2021, mostrano una risalita nel 2022
- gli infortuni in orario notturno avvengono per oltre i tre quarti in occasione di lavoro (76,9%, media dei cinque anni), il resto in itinere (23,1%)
- evidenti le differenze per genere, più elevata la quota di infortuni in itinere per le lavoratrici (27,7% contro 21,4%), analogamente a quanto si osserva anche per le denunce in complesso
- per i casi mortali la quota degli in itinere sale al 38,5%, mentre il 61,5% è in occasione di lavoro
- le due modalità di accadimento si pareggiano nel caso di vittime femminili.
- la percentuale degli eventi in itinere per gli infortuni notturni è più elevata di 7 punti percentuali per i casi in complesso e di 6 punti per i mortali “probabilmente il percorso casa lavoro e viceversa diventa più rischioso quando viene effettuato da un lavoratore notturno per la minor concentrazione legata anche al maggior affaticamento fisico e alla perdita di ore di sonno”
- i settori di attività economica[6] maggiormente interessati dal fenomeno infortunistico durante lo svolgimento di lavoro in ore notturne sono quelli del manifatturiero, con il 27,4% dei casi, il trasporto e magazzinaggio 18,5%, la sanità e assistenza sociale 16,7% e il noleggio, agenzie di viaggi e supporto alle imprese 12,5%. Questi primi 4 settori, da soli coprono ben il 75% degli infortuni complessivi avvenuti in orario notturno
- per il manifatturiero il dato infortunistico è certamente correlato anche all’elevata numerosità degli addetti – quasi il 24% nel 2022 dei lavoratori totali assicurati all’Inail – che in termini assoluti equivale a 4 milioni e 300mila unità e se a questi si applica la percentuale di lavoratori notturni, che da fonte Istat risulta dell’ordine del 20%, la proporzione da un numero di esposti al rischio molto importante
- gli altri settori di attività economica che si collocano nelle prime posizioni: trasporti e magazzinaggio, sanità, e assistenza sociale, noleggio, agenzie di viaggio e servizi alle imprese, pur essendo più contenuti in termini di lavoratori, sono quelli in cui l’attività lavorativa viene svolta, più che in altri comparti, nelle ore della notte.
Danni alla salute
I ricercatori ricordano inoltre alcuni elementi critici per la salute connessi al lavoro notturno che emergono da studi e ricerche:
Il lavoro notturno comporta senza dubbio un maggior affaticamento dell’organismo, la desincronizzazione dei ritmi circadiani e limitazioni alla sfera privata di relazione e familiare del lavoratore.
Le alterazioni del ciclo sonno/veglia hanno conseguenze sulla salute dell’individuo se protratte nel tempo. Si sono osservati sia effetti nel breve periodo, come insonnia o eccessiva sonnolenza e sia nel lungo periodo, come malattie cardiovascolari, problemi a livello digestivo, stress, aumento di peso, alterazioni a livello riproduttivo, ecc.
Tra gli studi più recenti è utile per il lettore richiamare:
- una fact sheet dell’INAIL del 2023 sui possibili effetti del lavoro notturno sulla salute riproduttiva di donne e uomini
- il manuale “Lavoro a turni e notturno, strategie e consigli per la salute e la sicurezza. Una guida per i datori di lavoro le lavoratrici e i lavoratori”. Promosso dalla Camera di commercio di Milano a cura del gruppo donne salute lavoro Cgil Cisl Uil e operatori/operatrici dei Servizi di prevenzione dell’area milanese.
Gli effetti sulla salute sono in realtà di una rilevanza notevole, al punto che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) pone i turni di notte nella Classe 2 A, ovvero li considera come probabili cancerogeni per l’essere umano, ed evidenzia un nesso positivo tra il lavoro notturno e i tumori del seno, della prostata, del colon e del retto.
Obblighi del datore di lavoro
Per evitare danni alla salute del lavoratore, il datore di lavoro ha l’obbligo, oltre che di valutare e gestire questo specifico rischio, di far effettuare controlli sanitari preventivi e periodici almeno ogni due anni.
Ancora prima di essere adibito a lavori notturni il lavoratore deve essere ritenuto idoneo da strutture sanitarie pubbliche o per il tramite del medico competente.
NOTE
[1] Brusco et al. 2011
[2] Gli infortuni sul lavoro in orario notturno in Italia, INAIL 2024
[3] Op. Cit
[4] D.Lgs.67/2011, Accesso anticipato al pensionamento per gli addetti alle lavorazioni particolarmente faticose e pesanti a norma dell’articolo 1 della legge 4 novembre 2010, n. 183.
[5] Aggiornati al 31 ottobre 2023.
[6] Classificazione Ateco Istat 2007.
Gabriella Galli
25/8/2024 https://www.repertoriosalute.it
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