Gli schiavi di Babbo Natale

Il magazzino di Amazon a Peterborough, nel Regno Unito, 2013.
(Phil Noble, Reuters/Contrasto)

Questo articolo è uscito sul numero 1031 di Internazionale.

La prima cosa che vedo nel magazzino di Amazon a Swansea, in Galles, è un pacco di pannolini per cani. La seconda cosa che vedo è un enorme vibratore di plastica rosa. La superficie del magazzino è di 74mila metri quadrati o, secondo l’unità di misura standard di Amazon, l’equivalente di undici campi da calcio (il magazzino di Dunfermline, il più grande del Regno Unito, è grande come quattordici campi). Tra un’estremità e l’altra ci sono quattrocento metri. Insomma, c’è posto per un sacco di roba inutile.

Sul sito britannico di Amazon sono in vendita cento milioni di articoli. Qualsiasi cosa possiate immaginare, Amazon la vende. E se c’è qualcosa che non riuscite a immaginare, Amazon vende anche quella. Quando si passano dieci ore e mezza al giorno a prelevare articoli dagli scaffali ci si ritrova davanti ai recessi più oscuri del consumismo, agli oggetti più stravaganti, a tutto ciò che si può comprare con il denaro: braccialetti della fortuna degli One Direction, tutine per cani, grattiere per gatti a forma di console per dj, affetta-banane, rami finti. Mi trovo nello sterminato settore degli articoli “non trasportabili” su nastro: ci sono cibi biologici per cani vegetariani, per cani diabetici e per cani obesi, televisori da 52 pollici, confezioni di acqua da 6 bottiglie importate dalle Fiji e giocattoli erotici oversize tra cui un doppio vibratore di 45 centimetri (quelli di dimensioni normali sono stoccati nel settore degli articoli trasportabili).

Carole Cadwalladr

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11/12/2020 https://www.internazionale.it

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