Gli scioperi nel trasporto pubblico pagano: frenata su privatizzazioni e tagli ai diritti dei lavoratori

sciopero trasporti

Quello che nel 2015 la corte costituzionale ha bocciato, alla fine solo la lotta dei lavoratori è riuscita veramente a stroncare!

Non vogliamo cantare inni di gloria prima di aver sentito il fischio di fine mancando ancora il passaggio alla camera, ma con un emendamento fatto al DL sul mezzogiorno è stato reintrodotto il regio decreto 148.

Tale norma, che è passata sui media come provvedimento anti-Flixbus, in realtà ha tutt’altra finalità: aprire la strada al peggioramento delle condizioni lavorative e salariali dei lavoratori del comparto e rendere più semplici i processi di privatizzazione di questo settore strategico tanto a livello nazionale quanto a livello locale, seguendo gli interessi di gruppi economici che stanno investendo proprio sulla ulteriore privatizzazione dei trasporti.

Insomma si è cercato, tramite l’abolizione di questo decreto, di distruggere le ultime tutele dei diritti dei lavoratori anche in quei settori come quello dei trasporti pubblici, finora non toccati dal Jobs Act.

Questo lo hanno molto chiaro in mente i lavoratori del trasporto pubblico e lo hanno capito molto prima dei sindacati confederali firmatari dell’accordo. Ed è proprio grazie alla costanza di questi lavoratori che si è riuscito a produrre un avanzamento politico nella lotta contro tutte queste misure governative volte non solo a ridurre le tutele dei lavoratori, ma anche a scaricare nelle fauci dei privati interi pezzi del settore del servizio pubblico.

Noi vogliamo sottolineare questa vittoria, perché si è ottenuta con due scioperi importanti che hanno avuto adesioni superiori al 90%, dimostrandoci che lo sciopero è ancora l’arma più forte che hanno i lavoratori e le reazioni scomposte di governo e sindacati confederali stanno a dimostrare proprio questo.

Ad un anno e mezzo dalla fine del bando di servizio di ATAC (dicembre 2019), la situazione inizia a riscaldarsi, parliamo di una fetta di mercato che fa gola a molti, soprattutto a Busitalia.
Sfortunatamente non c’è bisogno della sfera di cristallo o della macchina del tempo per vedere come potrebbe essere la gestione di questo compartimento da parte di un privato come BusItalia, basta fare un salto tra le linee di Firenze e Padova; lì dove il servizio è stato privatizzato i disagi ci sono stati per i lavoratori e anche per l’utenza! Corse ridotte nelle periferie, notturni sempre più rari, questo perché un’azienda si interessa alla gestione del trasporto pubblico solo ed esclusivamente per una ragione, il profitto, e dovrà in tutti i modi far uscire ricavi e dividendi per i propri azionisti dai soldi che il comune darà a lei per garantire il servizio. Come? Sfruttando di più i lavoratori e abbassando la qualità del servizio. Ma se non vogliamo allontanarci così tanto, basta guardare tra le periferie di Roma e troviamo un altro esempio clamoroso che è la RomaTPL. Con l’esternalizzazione di queste linee abbiamo corse sempre meno frequenti, con bus che ricevono scarsa manutenzione e riducendo gli stipendi dei lavoratori.

Una battaglia è stata vinta ma non possiamo abbassare la guardia, nei prossimi mesi l’attacco al servizio pubblico si intensificherà, dobbiamo essere uniti e contrattaccare, dimostrare che il peggioramento del servizio ha come principale causa i tagli dei finanziamenti al comparto, come il costo del lavoro sia in continuazione tagliato, che l’aumento dei turni in un lavoro così delicato mette a repentaglio la vita di tutti noi che prendiamo i mezzi, dirigenze che ricevono premi di risultato esagerati con obiettivi ridicoli, scandali negli appalti della manutenzione, ecc. E rivendicare con forza che i privati nel trasporto pubblico non li vogliamo sia come lavoratori che come utenti, visti i danni che sono stati fatti in questi anni.

31/7/2017 http://clashcityworkers.org

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