Gli sportelli del diritto alla cura in Lombardia

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Breve storia e prospettive possibili degli Sportelli Salute

di Giovanna Capelli

Responsabile sanità Rifondazione Comunista Lombardia

Il Covid: segnalatore di crisi e produttore di resistenza

L’epidemia del Covid ha segnalato la molteplicità di crisi epocali fra loro intrecciate, ha allertato l’attenzione dei cittadini e delle cittadine verso la qualità del SSN, ha modificato i loro comportamenti individuali e collettivi di fronte alle sue inefficienze. E’ stata azzerata la narrazione dell’eccellenza della sanità lombarda, sulla quale grava il peso indelebile di alte percentuali di morti per la mancata proclamazione della zona rossa, per la gestione inadeguata e colpevole delle RSA, per la debolezza della medicina territoriale e l’ assenza di un piano contro le epidemie. Sono venute alla luce tutte le fragilità latenti dell’organizzazione sanitaria, e ora sono sotto i riflettori nello spazio pubblico, fuori dalla zona protetta degli specialisti. Da parte dei Governi non cambia nulla: tagli, lavoro precario, regali alla sanità privata. Ogni giorno in questo precipizio verso un sistema sanitario di classe, minimo per i non abbienti e via via migliore per i solventi, i cittadini e le cittadine sono attori/attrici protagonisti come utenti, come accompagnatori di utenti, come lavoratori della sanità sottopagati e magari precari, sottoposti a turni faticosi per mancanza di personale. Tutte/e sono vittime della violenza neoliberista che trasforma in merce anche la salute. In questa situazione drammatica dove la partita sembra perduta, gruppi locali di cittadini alzano la testa e non si rassegnano; fra questi, il Coordinamento Territoriale lodigiano per il diritto alla salute costruisce una risposta efficace e concreta utilizzando al massimo delle sue potenzialità la possibilità formale di ricorso individuale al Direttore Generale della ASL in caso di agende chiuse o visita prenotata in ritardo rispetto alla ricetta del Medico di MG. Un ricorso con relativo modulo fac-simile che per decenni è stato pubblicato e spiegato puntualmente negli opuscoli di Medicina democratica, del Tribunale per i diritti del malato e che molti e molte hanno usato individualmente(1). Sulla base di questa possibilità già nota, ma rielaborata in un progetto espansivo, aprono gli Sportelli Salute nel Lodigiano e si avvia una ricca e feconda esperienza che viene messa a disposizione di chi lotta per difendere la sanità pubblica.

La diffusione degli Sportelli

Gli Sportelli salute si stanno diffondendo con una grande rapidità; il modello organizzativo del Coordinamento del lodigiano ispira il percorso politico vertenziale cui fanno riferimento i 49 sportelli ora esistenti. E già il progetto si è riarticolato sia nel rapporto con i territori, che con le strutture a piramide del SSN. Sono già presenti sportelli nelle province di Varese, Lodi, Brescia, Milano Citta Metropolitana Bergamo, Cremona, Sondrio. Ne apriranno molti altri nei prossimi mesi ed è ormai difficile garantire in breve tempo la formazione teorica e pratica dei volontari.

Gli Sportelli Salute si sono organizzati in un coordinamento regionale che ha un ruolo puramente funzionale, di messa in rete e di supporto delle vertenze individuali e collettive. Si sono costituiti dei gruppi di studio sulla modulistica, perché sia il più possibile omogenea, inattaccabile dal punto di vista formale e chiara ai ricorrenti, sui problemi che si pongono via via nella pratica dei ricorsi e nella interlocuzione con le varie strutture sanitarie, sulla metodologia di raccolta dati, sulle modalità per passare dai ricorsi individuali al ricorso collettivo e poi all’esposto alla magistratura. Dalle altre regioni chiamano per informarsi e organizzare un lavoro simile oppure, dove hanno da tempo avviato degli sportelli, chiedono scambi di pareri e confronti, pur nella diversità delle legislazioni regionali.

Una rete nazionale?

Si configura in prospettiva la possibilità di costruire una rete nazionale di scopo per la difesa della sanità pubblica, con un posizionamento di lavoro di base radicato nella comunità, nel quartiere, nel paese, nel plesso di case popolari. Gli sportelli si organizzano in coordinamenti locali in rapporto alla controparte territoriale della struttura sanitaria (ASST /ASL) e non si accontentano di denunciare la crisi del SSN, la solitudine di chi non si cura più, perchè non ha soldi per andare dallo specialista privato o perché non ha più il medico di base. Conoscono e continuano ad approfondire e a diffondere l’analisi delle cause di questa crisi, ma sanno che le parole e i comizi non bastano più. Le liste di attesa sono sempre più lunghe e le persone sono sempre più rassegnate, sanno che non è giusto, ma pensano che non ci sia niente da fare. Serve una esperienza collettiva e solidale che dimostri che un diritto sancito dalla Costituzione è immediatamente esigibile, che si può vincere.

La rete degli sportelli è un movimento in formazione e sviluppo, una rarità nel contesto della rassegnazione e dell’indifferenza, non lotta per un diritto che non è ancora stato conquistato o riconosciuto, ma per esigere un diritto che già è garantito ed esigibile, ha necessità di acquisire saperi e competenze, di rompere il muro respingente della struttura sanitaria, organizzata in modo gerarchico e autoritario, senza spazi di partecipazione, di possibile conflitto; ma inizia da un punto di forza, non solo la ragione etica e morale, ma la esigibilità immediata del diritto. I ricorsi vanno infatti a buon fine in una altissima percentuale (più del 70%). Per ora gli sportelli intervengono prevalentemente contro lo scandalo delle liste di attesa che generalmente rispondono alle richieste di visite ed esami con appuntamenti molto lontani nel tempo senza rispettare il tempo prescritto, in ciò recando un grave vulnus al paziente, una violazione del diritto individuale, un “danno da perdita di chance di guarigione.”

Ma le potenzialità degli Sportelli uniti in reti regionali, poi collegati in una rete nazionale esalterebbero le capacità del singolo sportello, che dopo poche settimane di apertura è in grado di conoscere non solo le problematiche dei soggetti che ricorrono, ma tutte le criticità della sanità del territorio, dalla carenza dei medici, alle dimissioni non protette, alla mancata assistenza domiciliare etc. Inoltre i singoli ricorrenti non sono utenti di un servizio para sindacale, ma soggetti informati e coinvolti in una nascente forma di autorganizzazione per difendere il proprio diritto individuale e per costruire una forza collettiva capace di agire in modo vertenziale a tutti i livelli. Come ora si interviene con successo sul LEA “erogazione di visite ed esami “con il consolidamento della rete degli sportelli si potrebbe via via intervenire su tutti i LEA, nella loro complessa, ma precisa articolazione: prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale, attività e sevizi sul territorio e assistenza ospedaliera.

Il contesto legislativo di riferimento

E’ importante chiarire il contesto teorico, lo spazio legislativo nazionale e regionale in cui si collocano gli Sportelli, quale è la loro attività, le caratteristiche della loro relazione con i ricorrenti, il progetto che lega i ricorsi individuali a quelli collettivi e anche come costruire nei territori percorsi di partecipazione democratica. Ormai i riferimenti che radicano l’attività degli Sportelli sono molto più ampi e forti giuridicamente della legislazione indicata sopra nel fac simile di ricorso. Il riferimento centrale dell’opera degli Sportelli è la Costituzione tutta e in particolare l’articolo 32, che definisce la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività. Sottolineiamo lo spessore del termine “fondamentale”, aggettivo accostato dai Costituenti solo alla salute e a nessun altro diritto, neppure a quello del lavoro, sul quale pure è fondata la Repubblica. Rileggendo i lavori della Costituente e il dibattito minuzioso sulle singole parole avvenuto nella Assemblea, apprendiamo che già allora il termine salute non era inteso semplicemente come assenza di malattia e diritto alla cura, ma come prevenzione e conservazione di un benessere psicofisico Il testo iniziale dell’art 32 aveva un’ottica medico specifica, il testo definitivo parla di diritto della persona e del suo nesso indissolubile con gli interessi della collettività(2)

L’altro riferimento forte dei nostri ricorsi è il Lea dei tempi di erogazione di visite ed esami immediatamente esigibile. I Livelli Essenziali di Assistenza infatti (riformulati nel 2017 e comunque in via di aggiornamento) rappresentano tutto ciò che il Servizio Sanitario Nazionale è tenuto a garantire a tutti/ tutte i /le cittadini/e gratuitamente o dietro pagamento di una quota di partecipazione (ticket), con le risorse pubbliche raccolte attraverso la fiscalità generale (tasse) ed esplicitano nel loro minuzioso protocollo ciò che costituzionalmente è dovuto ad ogni cittadino.

E dunque sull’efficacia politica, non solo giuridica del nesso fra diritto individuale e interesse collettivo che lavorano gli Sportelli e in questo si differenziano dai tantissimi Sportelli che aprono in questi mesi ACLI, CGIL, altre associazioni nei territori, sulla spinta dei successi che i singoli ricorsi ottengono. E’ un fatto molto positivo ed entusiasmante che tanti cittadini, che fino ad ora sono stati lasciati soli a combattere con una sanità che non risponde ai loro bisogni trovino luoghi dove contrastare le ingiustizie subite. Gli Sportelli del Coordinamento lombardo pensano che non basta vincere i ricorsi individuali, perché le liste chiuse, gli appuntamenti rimandati di un anno, il tempo perso nelle cure non sono carenze saltuarie e casuali, ma una organizzazione sistemica appositamente costruita per favorire il privato e smantellare il SSN, un vero attentato all’interesse collettivo. Per questo i cittadini e le cittadine che si rivolgono ai nostri sportelli, nei colloqui preliminare in cui raccontano il loro problema vengono informati del valore del loro ricorso e alla fine diventano consapevoli del rapporto fra il loro diritto violato e il vulnus all’interesse collettivo e in genere si rendono disponibili anche per iscritto a mettere a disposizione i loro ricorsi individuali per un’azione collettiva verso la Direzione Generale o in sede giurisdizionale. Per ora in Lombardia sono stati fatti 3 ricorsi collettivi a Lodi e nella ASST di Melegnano Martesana ed è in preparazione un ricorso a Monza/Brianza. Il Coordinamento di Lodi poi ha prodotto un esposto in Procura per la inadempienza della Direzione Generale della ASST di Lodi, che non è stata archiviato dal giudice, malgrado la richiesta del PM.

Ad esempio sui ricorsi collettivi al Direttore Generale a proposito della cosiddetta chiusura delle agende per le prenotazioni, pratica assolutamente illegale e sanzionabile con forte penalizzazione finanziaria, argomentiamo così: l’alto numero dei ricorrenti e il buon esito del ricorso indicano il sistematico tentativo del CUP, e del Numero Verde Regionale di non rispettare la legge e obbligare i pazienti a presentarsi più volte allo sportello o a telefonare con la scusa di non avere a disposizione le agende o che le dette agende sono chiuse, allungando i tempi di attesa e provocando disagio al paziente stesso e conseguenze alla sua salute. In sanità il tempo è parte della cura e della sua efficacia. Questo blocco illegale della possibilità di prenotare inoltre facilita da un lato il ricorso alla sanità privata convenzionata e /o a pagamento e dall’altro a rinunciare alle cure. Un pubblico servizio non può essere interrotto. Il fatto che il ricorso vada a buon fine denota anche che l’organizzazione sanitaria approfitta della non conoscenza delle norme da parte del paziente, contando sulla sua passività e rassegnazione senza affrontare strutturalmente e organicamente risolvere i nodi che dilatano i tempi delle prenotazioni, un atteggiamento di assuefazione e accettazione della situazione esistente, oggettivamente incapace di garantire i diritti costituzionali, che rasenta la negligenza. Si mette continuamente sotto pressione ed inchiesta la Direzione Generale che non provvede o è incapace di modificare il funzionamento del sistema. Gli Sportelli che aiutano solo a fare il ricorso individuale risolvono positivamente tanti problemi individuali; una volta vinto il ricorso la vertenza individuale diventa inerte e invisibile, gli Sportelli che danno seguito collettivo ai ricorsi individuali danno forza nel tempo alla denuncia, mantengono aperto il conflitto verso la controparte, riannodano la solidarietà di classe, la coscienza dei propri diritti e dimostrano che la lotta paga.

Il possibile lavoro “orizzontale ” nel territorio

Ogni Sportello è autonomo, non ci sono rapporti gerarchici e obblighi nella rete, ma nel territorio è tanto più forte quanto più si organizza con gli altri nei saperi, nelle vertenze, nelle proteste e quanto più entra in relazione con tutto ciò che si oppone alla distruzione dei diritti. Gli Sportelli promuovono iniziative di informazione, segnalano come dovrebbero essere la Case della Comunità e cosa succede in quelle già aperte, lavorano per aprire spazi di partecipazione democratica diretta nella organizzazione sanitaria. Lo fanno sia imponendosi di fatto come interlocutori sia sperimentando in alcuni Comuni la costruzione delle Consulte sulla Salute. La questione della partecipazione democratica nella sanità sarà spero argomento della prossima storia collettiva del movimento degli Sportelli Salute, un movimento necessario ed utile nei tempi di economia di guerra e di distruzione del welfare.

La mia narrazione, senz’altro di parte, è anche un appello fraterno ad aiutarlo a crescere.

NOTE

1- CHIEDO Come previsto dalle deliberazioni regionali (DGR7766/2018, DGR 1046/2018, DGR 1865/2019 e DGR 2672/2019) e dal Piano Nazionale Liste d’ Attesa che venga individuata una struttura pubblica in grado di offrire la prestazione entro i tempi indicati nell’ambito territoriale dell ‘ASST di competenza o, qualora non si dovesse trovare disponibilità entro la classe di priorità indicata in ricetta, che la prestazione sia garantita in una struttura convenzionata o in regime di solvenza, come previsto dal D. Lgs 124/1998, art.3,

2- Questa la prima formulazione del testo: La Repubblica tutela la salute, promuove l’igiene e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessun trattamento sanitario può essere reso obbligatorio se non per legge. Sono vietate le pratiche sanitarie lesive della dignità umana. Confronta con quello definitivo: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

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