Gli Stati Uniti complici di Israele nella Pulizia Etnica dei palestinesi di Gaza

Fonte. English  version

Di Richard Silverstein – 5 dicembre 2023

Immagine di copertina: Rifugiati in attesa di lasciare Gaza attraverso il valico di Rafah (Samer Abu Elouf/NY Times)

Joe Biden, il Segretario di Stato Blinken e la Vicepresidente Kamala Harris hanno tutti ripetuto le stesse richieste di Israele riguardo alla guerra in corso: nessuna appropriazione israeliana del territorio di Gaza per una zona cuscinetto e nessun “trasferimento forzato” della popolazione di Gaza:

“La Vicepresidente ha ribadito che in nessuna circostanza gli Stati Uniti permetteranno il trasferimento forzato di palestinesi da Gaza o dalla Cisgiordania”, si legge nella dichiarazione della Casa Bianca.

La parola chiave in quella frase è “forzato”. Senza leggerlo attentamente, si potrebbe pensare che gli Stati Uniti si oppongano alla Pulizia Etnica a Gaza. Ma non è così. Si oppone solo alla Pulizia Etnica forzata, che eufemizza come “rilocalizzazione”. Il risultato è che gli Stati Uniti non si oppongono alla ricollocazione volontaria. In altre parole, non abbiamo problemi con gli abitanti di Gaza che se ne vanno di loro spontanea volontà.

Ma che cosa significa “volontario”? Per Israele, significa chiunque lasci Gaza, non importa quale sia il motivo. Se hai una famiglia di 20 persone e la tua casa è stata bombardata e non hai cibo per nutrire i tuoi bambini e decidi che devi andartene è volontario? No certo che no. Ma Israele lo descriverebbe come tale. È come se una donna accusasse un uomo di stupro, mentre in sua difesa lo descrive come “consensuale”. Quando qualcuno fa qualcosa contro la propria volontà, non è volontario. Per qualcuno che si sente costretto a fare qualcosa, ciò non significa che voglia farlo.

Nel caso in cui qualcuno dubiti delle intenzioni dell’amministrazione Biden a questo riguardo, legga il linguaggio nel disegno di legge di aiuti supplementari da 106 miliardi di dollari (98 miliardi di euro) che fornisce aiuti militari e umanitari a Ucraina e Israele. DAWN (Democrazia per il Mondo Arabo) notò per la prima volta quanto fosse problematico:

Queste risorse sosterrebbero i civili sfollati e colpiti dal conflitto, compresi i rifugiati palestinesi a Gaza e in Cisgiordania, e risponderebbero ai potenziali bisogni degli abitanti di Gaza in fuga nei Paesi vicini. Ciò includerebbe anche i potenziali costi critici delle infrastrutture umanitarie necessari per fornire l’accesso a un sostegno di base e vitale alla popolazione rifugiata. Questa crisi potrebbe comportare uno sfollamento oltre il confine e un aumento dei bisogni umanitari regionali, e i finanziamenti potrebbero essere utilizzati per soddisfare le esigenze di programmi in evoluzione al di fuori di Gaza.

Perché gli abitanti di Gaza “fuggono nei Paesi vicini?” Chi li farebbe partire? L’uso del termine “fuggire” è in linea con l’idea che questi rifugiati lo farebbero volontariamente, per usare il termine di Harris.

Questa parte del disegno di legge complessivo sugli aiuti stanzia 14 miliardi di dollari (13 miliardi di euro) in trasferimenti di armi a Israele per perseguire il suo Genocidio in Palestina. Ma una parte di ciò potrebbe facilitare il “trasferimento volontario” di gran parte della popolazione di Gaza. A questo proposito, un piano ufficiale del Ministero dell’Intelligence israeliano stima che spedire 2,5 milioni di abitanti di Gaza in Egitto costerebbe dai 5 agli 8 miliardi di dollari (4,6 – 7,4 miliardi di euro). Sebbene gli Stati Uniti non abbiano necessariamente avviato questo particolare piano, certamente sarebbe necessaria una somma così consistente (o maggiore) per espellere “correttamente” la popolazione di Gaza.

Il New York Times ha riferito che Israele ha presentato a sei Paesi: Stati Uniti, Regno Unito, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Giordania e presumibilmente Arabia Saudita (anche se il suo nome non è stato menzionato), un piano per “trasferire”, cioè espellere “centinaia di migliaia” di abitanti di Gaza.

Secondo sei alti diplomatici stranieri, Israele ha silenziosamente cercato di ottenere sostegno internazionale per il trasferimento di diverse centinaia di migliaia di civili da Gaza all’Egitto per la durata della sua guerra nel territorio.

Leader e diplomatici israeliani hanno proposto privatamente l’idea a diversi governi stranieri, definendola un’iniziativa umanitaria che consentirebbe ai civili di sfuggire temporaneamente ai pericoli di Gaza per rifugiarsi nei campi profughi nel deserto del Sinai, appena oltre il confine con il vicino Egitto.

In altre parole, Israele ha proposto di fare agli odierni rifugiati di Gaza esattamente quello che ha fatto a 1 milione di palestinesi durante la Nakba: espellerli nei campi profughi deserti di Gaza, Libano, Siria e Giordania. L’idea che questa espulsione durerebbe solo “per la durata della sua guerra nel territorio” è assurda. Una volta partiti non torneranno più. Gli abitanti di Gaza lo sanno. L’Egitto e la Giordania lo sanno. Ecco perché si sono rifiutati di lasciarsi convincere a seguire questa farsa.

Si noti che il linguaggio della proposta di aiuto statunitense è simile al piano israeliano. Entrambi sono inquadrati come un gesto umanitario per i rifugiati “in fuga dai pericoli di Gaza”. Per dove? Il deserto del Sinai, che ovviamente li aspetta a braccia aperte. Per non parlare degli stessi egiziani, da gente ospitale quale sono, che stenderebbero il tappeto di benvenuto per circa un milione di rifugiati affamati.

Non c’è quasi alcun dubbio che Israele e l’amministrazione Biden abbiano architettato questo piano insieme. È semplicemente sorprendente che gli Stati Uniti, che fanno mostra di rispettare i diritti umani a livello globale, li tradiscano in modo così eclatante.

Il professor Rashid Khalidi rende ancora più forte la tesi della collusione statunitense. In un’intervista rilasciata alla rivista Foreign Policy dice:

“All’inizio di questa guerra, il Presidente Biden ha inviato il Segretario di Stato Anthony Blinken per trasmettere agli egiziani e ai giordani la richiesta di consentire l’espulsione dei palestinesi nel loro territorio. Questo è vergognoso. Questa è la partecipazione diretta americana alla Pulizia Etnica di una parte della Palestina storica. Si sono immediatamente tirati indietro quando gli egiziani e i giordani hanno spiegato perché non avrebbero mai permesso che ciò accadesse”.

In questo, Biden ha fatto gli interessi di Israele come è stato fatto per 50 anni. Ma questa volta ha cospirato con Israele per commettere una grave violazione del diritto internazionale. Ma non preoccupatevi, gli Stati Uniti non hanno ratificato lo Statuto di Roma, quindi Biden, Blinken e Netanyahu non siederebbero sul banco degli imputati al tribunale dell’Aja. Teoricamente Netanyahu potrebbe essere processato. Ma non con l’attuale Procuratore Generale della Corte Penale Internazionale.

Ho interrogato il Dipartimento di Stato, chiedendo se potevano confermare che Blinken aveva trasmesso un piano del genere all’Egitto e alla Giordania. Invece di rispondere alla mia domanda, ha inviato un testo che fa eco alle parole della Vicepresidente Kamala Harris sopra riportate:

• Gli Stati Uniti continueranno inoltre a sostenere gli sforzi per un passaggio sicuro per i civili a Gaza in cerca di sicurezza.

• Gli Stati Uniti non supportano alcun trasferimento forzato di palestinesi fuori Gaza.

• Gli Stati Uniti non supportano e non sosterranno alcuno spostamento forzato dei palestinesi dalle loro case a Gaza.

Chiaramente, una volta respinto il piano da Egitto e Giordania, gli Stati Uniti hanno modificato la loro posizione, ma solo leggermente. Anche se sembrano aver abbandonato la proposta di “trasferimento” avanzata all’Egitto e alla Giordania, non lo hanno fatto affatto. Mantengono un linguaggio che consente a Israele di espellere gli abitanti di Gaza purché se ne vadano volontariamente, lasciando a Israele la definizione del termine. Questa è Pulizia Etnica con un altro nome. L’abbiamo abbellita chiamandola “assistenza ai rifugiati” e provvedendo ai “bisogni degli abitanti di Gaza sfollati oltre confine”. Siamo così magnanimi e generosi. Ci prendiamo cura dei bambini e degli orfani. Non siamo grandiosi?! Il tutto tradendo gli abitanti di Gaza e trattandoli come bestiame spedito al macello, invece che come esseri umani.

Richard Silverstein è un blogger di professione che si definisce un “progressista critico del sionismo” che sostiene un “ritiro israeliano ai confini pre-67 e un accordo di pace garantito a livello internazionale con i palestinesi”. Ha anche creato l’ormai defunto Israel Palestine Forum, un forum progressista dedicato alla discussione del conflitto israelo-palestinese. Ha spesso intervistato su Iranian Press TV e ha contribuito con saggi ad Al Jazeera, The Huffington Post, The Guardian, Haaretz, The Jewish Daily Forward, Los Angeles Times, Tikkun, Truthout, The American Conservative, Middle East Eye e Al-Araby Al-Jadeed.

Traduzione: Beniamino Rocchetto – Invictapalestina.org

7/12/2023 https://www.invictapalestina.org/

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