Gli Stati Uniti sulle energie rinnovabili giocano sporco anche con l’Europa

L’America trucca il mercato delle energie rinnovabili attraverso l’ Inflation Reduction Act per colpire i suoi nemici/concorrenti orientali (prima tra tutti la Cina) anche a costo di mettere in crisi i rapporti con l’Europa e persino col Canada vicino di pianerottolo. Il Canada risponde arrabbiato con suoi aiuti per 80 miliardi di dollari locali per la tecnologia pulita. L’Europa corre a rivedere la severa disciplina interna sugli aiuti di Stato, ma mezzo blocco occidentale e il resto del mondo industrializzato è molto, molto arrabbiato con gli Stati Uniti.

Oltre il giustificato sospetto

Prima era solo un giustificato sospetto, sulla buona fede degli Stati Uniti. Ma ora la sensazione che hanno gli alleati di Washington, sta rapidamente cambiando: tutti si vanno convincendo che Biden, con la scusa della ‘rivoluzione verde’, stia giocando sporco. L’Amministrazione Usa, varando una mega-legge aiuta le sue industrie rivolte alla transizione energetica, ma affossa tutte quelle non americane. Nemici per primi, ma anche amici che siano. Una manovra sfacciatamente protezionistica, che viola tutti i principi del libero commercio alimentando la crisi delle imprese europee del settore.

Il trucco dell’inflazione

Con l’Inflation Reductiion Act sono stati approvati stanziamenti per oltre un trilione di dollari, di cui 369 miliardi vengono destinati all’ambiente, con una fetta cospicua riservata alle energie rinnovabili. Dov’è il trucco? Semplice. Il governo federale distribuirà, come una befana ecologista, montagne di dollari non solo ai cittadini Usa, ma anche agli imprenditori stranieri (europei) che investiranno negli States. Con esenzioni fiscali, bonus, abbattimento delle spese d’impianto e agevolazioni di ogni tipo, Biden spera così di demolire l’industria delle ‘rinnovabili’ straniera (anche quella degli alleati) per guadagnare progressivamente il monopolio.

Esempio auto elettriche

Il caso più emblematico è quello dei motori elettrici, che i vertici politici di Bruxelles hanno designato come obbligatori per le auto dell’Unione, a partire dal 2035. Certo, ognuno fa le sue scelte, magari ispirate (si spera) da nobili principi, ma la realtà è che se non cambia qualcosa, tutte le industrie europee del settore si trasferiranno armi e bagagli Oltreoceano. L’Europa, è ‘tardigrada’, perché la sua stessa struttura istituzionale le impedisce di reagire in tempo reale alle sfide che arrivano dalla concorrenza internazionale. In questo caso, però, ci troviamo di fronte a una vera e propria manovra di blocco statunitense, quasi monopolistico.

Clava politica di prepotenza

L’amministrazione Biden utilizza l’aiuto di Stato come una clava politica, perché detta le condizioni discriminanti per accordare le esenzioni solo a quelle imprese che si approvvigionano dove vuole il Dipartimento di Stato. Naturalmente, se c’è la Cina in mezzo, le autorità americane bloccheranno qualsiasi transazione, anche se dovesse avere dei costi favorevoli per le loro imprese. Le perdite di mercato, in questo gioco al rialzo dettato dalla convenienza geopolitica, saranno pagate solo dai contribuenti. Caso eclatante è quello del nichel dall’Indonesia poco amica, primo produttore mondiale di questo prezioso componente per tutti i beni ad alta tecnologia di ultima generazione, ora ostacolate dal Dipartimento per il Commercio.

L’Inflation Reduction Act bugiardo

Qualche giorno fa, contro l’Inflation Reduction Act è stato il governo canadese a protestare. Muovendo le stesse accuse che arrivano dall’Europa (lesione dei principi che ispirano il Trattato di libera concorrenza commerciale). Nel frattempo, la Commissione Ue, con una decisione ‘tit-for-tat’, che potremmo definire di occhio per occhio, sta provando ad alleggerire i vincoli della sua farraginosa disciplina, riguardante gli aiuti di Stato. E il dibattito che ne consegue, sembra quasi la fotografia, paradossale, dagli sconvolgimenti ideologici che vive il pianeta.

Come dicono gli analisti, attualmente si fronteggiano un’autocrazia che non rispetta i diritti umani, ma che propugna libero commercio (la Cina), e una democrazia frutto del consenso popolare, ma che è tornata a utilizzare dazi doganali e monopoli come strumento di pressione politica (gli Stati Uniti).

Valori comuni interessi divergenti

Ciò conferma il punto di vista di quanti sostengono che l’America e l’Europa hanno valori comuni, ma spesso mostrano interessi divergenti. Lo sviluppo delle tecnologie verdi, probabilmente, in questo momento, è il settore di attrito più importante tra le due sponde dell’Atlantico. La diplomazia lavora sottotraccia e, qualche settimana fa, si sono recati a Washington il Ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, e quello dell’Economia tedesco, Robert Habeck. Hanno incontrato la Segretaria al Tesoro, Janet Yellen, e quella al Commercio, Gina Raimondo.

Ma non sembra che il viaggio abbia fatto cambiare idea a Biden che, come tutti i Presidenti americani al primo mandato, ha sempre un unico punto caldo sull’agenda: essere rieletto.

Piero Orteca

3/4/2023 https://www.remocontro.it/

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