Guerra a Gaza: gli otto metodi di genocidio di Israele
Questo attacco non è iniziato dopo l’azione di Hamas del 7 ottobre. È in corso da decenni
Fonte. English version
Alain Gabon – 2 gennaio 2024
Giunto al terzo mese, il livellamento di Gaza, che ha causato una distruzione senza precedenti di persone, infrastrutture e habitat, sembra inarrestabile.
Né la pressione degli Stati Uniti volta a limitare le vittime civili, né la retorica degli stati arabi – che non sono riusciti nemmeno a mettersi d’accordo su azioni congiunte, come un embargo petrolifero o la temporanea rottura delle relazioni diplomatiche formali – sono riuscite a fermare, o addirittura a moderare, la feroce azione di Israele. Anche le risoluzioni delle Nazioni Unite e le proteste di massa globali si sono rivelate inefficaci.
Per quanto possa sembrare incredibile, sembra che il destino di milioni di palestinesi continuerà a essere deciso solo da due uomini: il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
Israele ha dichiarato che la sua campagna durerà ancora per molti mesi, possibilmente senza ulteriori periodi di tregua. Lungi dal ridurre l’escalation dell’offensiva o dall’assicurare un bilancio delle vittime civili significativamente più basso – come hanno esortato a fare gli Stati Uniti, non tanto per preoccupazione per le vite dei palestinesi, quanto per paura di una guerra regionale più ampia e di danni al sostegno internazionale a Washington e Tel. Aviv, dopo la breve tregua di novembre Israele ha invece intensificato i suoi attacchi
È fuori dubbio che Israele abbia già commesso una serie di crimini di guerra. Ciò non sorprende per uno Stato che per decenni ha sviluppato e coltivato tale abitudine – e ancor meno se si ricorda che Israele è stato fondato sulla pulizia etnica.
Crimini di guerra, discriminazione contro i non ebrei e disprezzo per il diritto internazionale sono stati parti importanti del DNA di Israele sin dalla sua creazione nel 1948, e anche prima, se si ricordano i paramilitari sionisti come l’Irgun e l’Haganah. Ma ora si discute se i massacri di Israele abbiano raggiunto il livello di genocidio nel senso legale del termine.
Esistono molti malintesi popolari su ciò che costituisce un genocidio, il principale dei quali è che per essere tale, le atrocità devono raggiungere la portata e il livello dell’Olocausto o sterminare quasi un intero popolo o gruppo. Questo non è il caso.
Definire il genocidio
Secondo l’articolo II della Convenzione sul genocidio, per genocidio si intende uno qualsiasi dei seguenti atti commessi con l’intento di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso: uccidere membri del gruppo; causare loro gravi danni fisici o mentali; infliggere deliberatamente condizioni di vita volte a provocare la distruzione del gruppo; imporre misure intese a prevenire le nascite; o trasferire forzatamente i bambini ad un altro gruppo.
Le azioni di Israele a Gaza e le loro terribili conseguenze sull’intera popolazione civile, insieme alle ripetute dichiarazioni di funzionari statali israeliani che suggeriscono fortemente l’intento deliberato di spazzare via o almeno danneggiare il maggior numero possibile di palestinesi, lasciano pochi dubbi sul fatto che il limite sia stato raggiunto e ormai superato da tempo. Molti funzionari, giornalisti e membri della società civile lo hanno pubblicamente definito un genocidio.
Nonostante alcune riserve, sembra emergere un consenso tra accademici, studiosi di diritto e persino ex procuratori della Corte penale internazionale, che certamente sono in grado riconoscere un genocidio quando si sta svolgendo davanti ai loro occhi.
Israele combina sistematicamente e metodicamente tutti questi metodi di morte, con risultati orribili
La storia ci ha insegnato che esistono molti modi per sterminare un gruppo di persone o impoverire una popolazione. Ma la campagna di genocidio di Israele, in corso dal 1948, è definita da diverse caratteristiche: la sua natura permanente, la variazione tra genocidio “al rallentatore” e ondate di massacri brutali, e la ricca gamma di tecniche di morte di massa.
Nel momento attuale, Israele sta combinando sistematicamente e metodicamente tutti questi metodi di morte, con risultati orribili. Si possono identificare almeno otto tecniche genocide che sono confluite nella reazione dello Stato all’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas, definito organizzazione terroristica nel Regno Unito e in altri paesi.
Sembra che Israele abbia colto questa opportunità per portare il suo “genocidio al rallentatore” a un livello completamente nuovo di brutalità.
Le otto tecniche
- Ucciderli: bombardare i palestinesi indiscriminatamente (qui, l’attenzione dei media, la pressione di alleati come gli Stati Uniti e le proteste internazionali possono avere una certa efficacia nel frenare Israele). Nonostante le affermazioni di Israele secondo cui sta adottando misure per proteggere i civili, la realtà sul campo dimostra il contrario, con i non combattenti che rappresentano la maggior parte delle vittime. Scuole, ospedali e condomini sono stati presi di mira direttamente.
- Farli morire di fame: questo viene fatto attraverso il blocco delle forniture di cibo e acqua. Ancora una volta, questa non è una novità; è stato a lungo parte di una politica israeliana concertata e organizzata volta a privare i palestinesi anche della più fondamentale di tutte le risorse di sostentamento, l’acqua.
- Privare loro delle cure mediche: Israele sta massimizzando il numero delle vittime distruggendo le infrastrutture mediche, compresi gli ospedali, garantendo così che molti che avrebbero potuto essere salvati moriranno invece per ferite non curate.
- Diffondere le malattia : il collasso delle infrastrutture mediche, insieme a condizioni di vita catastrofiche, ha garantito la diffusione delle malattie, rischiando un’altra significativa ondata di morti.
- Esaurirli attraverso gli sgomberi forzati: prendendo spunto dal genocidio armeno, Israele sta ora utilizzando il trasferimento forzato, prima dal nord di Gaza al sud, poi all’interno del sud, per far sì che le persone esauste e spesso ferite si spostino da una presunta “area sicura”. ” alla successiva. Una mappa a griglia pubblicata da Israele ha diviso il sud di Gaza in centinaia di minuscoli appezzamenti, tra i quali le persone sono costrette a spostarsi con breve preavviso per evitare le bombe.
- Distruggere il loro ambiente: quello che sta accadendo a Gaza è un vero ecocidio. La quantità di distruzione ambientale, che va dall’inquinamento durevole alle munizioni militari, è enorme e potrebbe colpire le generazioni future.
- Atomizzare la loro società: la distruzione sistematica delle strutture governative e amministrative con il pretesto di combattere Hamas ha sconvolto la società palestinese. Sfollando la maggior parte dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza, Israele sta recidendo i loro legami sociali; non è chiaro come potranno ricreare una società in futuro, soprattutto perché Israele ha cercato di legare tutti i civili ad Hamas e intende mantenere il controllo sul territorio e sulle sue risorse per il prossimo futuro.
- Spezzare il loro spirito: per decenni Israele ha utilizzato la guerra psicologica per alimentare un senso di disperazione e impotenza tra la popolazione. Ciò è stato terribilmente efficace tra i più vulnerabili: i bambini di Gaza, molti dei quali soffrivano di grave depressione e pensieri suicidi anche prima dell’attuale offensiva. Dato che Israele rende quasi impossibile il trattamento di questi pazienti, la maggior parte subirà traumi a lungo termine.
Gli otto metodi sopra menzionati sono tutte forme di punizione collettiva, con conseguenze destinate a durare almeno una generazione, anche se la guerra dovesse finire oggi.
Il dottor Alain Gabon è professore associato di studi francesi e presidente del dipartimento di lingue e letterature straniere presso la Virginia Wesleyan University di Virginia Beach, USA. Ha scritto e tenuto numerose conferenze negli Stati Uniti, in Europa e altrove sulla cultura, la politica, la letteratura e le arti francesi contemporanee e, più recentemente, sull’Islam e i musulmani. I suoi lavori sono stati pubblicati in diversi paesi su riviste accademiche, think tank e media mainstream e specializzati come Saphirnews, Milestones. Commentari sul mondo islamico e Les Cahiers de l’Islam. Il suo recente saggio intitolato “I miti gemelli della ‘minaccia jihadista’ occidentale e della ‘radicalizzazione islamica’” è disponibile in francese e inglese sul sito della Cordoba Foundation britannica.
Traduzione di Grazia Parolari “Tutti gli esseri senzienti sono moralmente uguali” -Invictapalestina.org
4/1/2024 https://www.invictapalestina.org/
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