Guerra alla scuola

C’è una “Guerra” alla Scuola, pubblica e laica, ma c’è anche una “Resistenza”, plurale e composita che non viene mai raccontata ma che quotidianamente viene praticata.

La Scuola in quanto presidio democratico, uno spazio più che un luogo, capace di costruire la qualità del futuro delle nostre società, è il terreno di conquista di modelli culturali, economici e di visione da parte del mercato. 

Un diritto fondamentale che nei decenni è stato oggetto di attacchi, al pari del diritto alla Salute, che da architrave costituzionale sta subendo una progressiva trasformazione in un servizio a domanda individuale.

Sulla Scuola il ragionamento negli anni è stato schiacciato su questioni che non raccolgono l’essenza del problema, ne costituiscono l’epifenomeno ma non centrano la questione fondamentale.

La Scuola è aggredita da un pensiero capitalista e performante che sta snaturando il posto che la nostra Costituzione le ha assegnato nel garantire la possibilità a chiunque di costruire il proprio destino assieme a quello di una intera collettività.

Trasformata in un grande centro di addestramento la cui finalità è la collocazione nel mondo del lavoro da cui scaturisce la propria collocazione nel mondo.

La concezione che sottostà oggi al senso della Scuola, oramai anche nel sentimento comune, è quella di un adattamento prescrittivo al mondo così com’è dato, e dentro questa concezione è cambiato anche “il tipo umano emergente”.

Un tipo diverso da quello emancipato e “libero” attraverso la cultura, rielaborata e tradotta nel linguaggio e nel sentire intimo di ciascuno. Cultura e sapere non hanno più questa funzione di compimento della soggettività e trasformazione del mondo, perché il nuovo obiettivo della scuola è quello di modellare un tipo umano adatto per l’ambiente di stampo economicista, e dunque senza cultura e senza un sapere che non sia tecnico-pratico o funzionale al mondo del lavoro e del mercato.

Le nuove generazioni non sono più il centro né il fine dell’insegnamento e parimenti non sono considerate nell’agire educativo, dal momento che, una volta fissato in modo rigido l’obiettivo da raggiungere – ovvero la collocazione nel mondo così com’è dato – sparisce ogni creazione, sostituita dall’efficacia e dall’efficienza.

Senza la costruzione di un sapere critico sparisce non solo la possibilità di trasformare sè stessi e la società ma sparisce nel tempo qualsiasi forma di conflitto, di dialettica e nel tempo di interesse per il bene comune.

Solo attraverso il pensiero critico, educato e allenato, si realizza quel distacco minimo dalla realtà che ne permette la problematizzazione, l’interpretazione e la revisione critica. Il modello scolastico attuale basato invece sul sistema delle competenze diventa un addestramento all’adeguamento passivo a un esistente non pensato e non confrontato con nulla.

Come dice Clara Mattei, docente universitaria di economia a New York e autrice di libri che il New York Times definisce “tra le dieci pubblicazioni più influenti dell’anno a tema economico”, la scuola pubblica è stata ed è ancora oggetto privilegiato, insieme alla sanità pubblica e al lavoro, di un ricatto economico: l’austerità.

Che è uno degli strumenti del grande capitale monopolistico internazionale per tenere a bada le istanze di ribellione sociale e creare non cittadini consapevoli, capaci di spirito critico, ma individui isolati, competitivi, algoritmici. Consumatori e produttori a basso costo.

Questa pericolosa trasformazione avviene dentro la scuola attraverso una serie di interventi organizzativi, didattici, pedagogici e soprattutto culturali. Ad ognuno di questi attacchi corrisponde, o può corrispondere, una forma di lotta e di resistenza attiva, di pratiche e di conflitti.

L’occasione per condividere queste pratiche, metterle in fila e ragionare su una strategia complessiva è la presentazione del progetto di documentario “D’istruzione Pubblica”, curato dai registi Federico Greco e Mirko Melchiorre, che come Cattive Ragazze presenteremo giovedì 5 settembre ore 18 presso la Villetta Social Lab in via Degli Armatori 3 all’interno del Festival Visionaria che quest’anno è dedicato alle Guerre.

Le tesi che sottostanno al progetto del documentario sono molte e ruotano attorno ad un obiettivo: il tentativo di spiegare lo stato dell’istruzione pubblica contemporanea e le ragioni della sua cruciale importanza per il benessere della società intera.

Questa prospettiva è totalmente condivisa da noi, Cattive Ragazze, e da molte realtà che attraversiamo e costituiscono assieme a noi quei presidi di resistenza che dicevamo all’inizio.

Diversi ambiti di difesa a questa aggressione ma tutti dentro un perimetro ampio e animato che non è valorizzato nella narrazione pubblica.

L’obiettivo dell’iniziativa è principalmente politico, poiché “la politica è un processo di continua elaborazione collettiva” e “sta nella possibilità di riconoscerla operante in qualsiasi casa, quartiere, rete amicale, un processo di continua elaborazione collettiva di quali siano i bisogni vitali dei diversi soggetti nel nostro mondo, e di quali sia il senso di partecipazione congruente alle proprie capacità.

Apriamo dunque il capitolo dell’autonomia collettiva, della creazione di comunità, del conflitto sociale, dell’agorà”.

L’iniziativa di giovedì sarà la prima di una serie di assemblee che verranno lanciate per riprendere i fili di un ragionamento collettivo che sappia mettere assieme i diversi punti di aggressione alla scuola e le relative forme di resistenza.

Collettivo Cattive Ragazze

6/9/2024 https://comune-info.net/

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