Guerra, cybersicurezza, crisi energetica…e noi parliamo di Montaruli bau bau
Una crisi senza precedenti sta attraversando il nostro orizzonte ma la nostra classe dirigente parla di Montaruli bau bau, di Tony Effe e della pronuncia inglese di Nordio. (Dopo anni passati a parlare della “fu” nipote di Mubarak)
Guerra, cybersicurezza, crisi energetica e….
Ci sono tanti modi di governare un paese. Di solito il difficile è riuscire a gestire tanto le questioni a cuore del popolo/elettori (reddito di cittadinanza, sicurezza, inflazione, ecc), quanto problematiche più complesse che magari l’uomo delle strada non tratta (politica estera, politica ambientale seria, emergenze sanitarie, sicurezza nazionale, ecc).
I nostri politici parlano del Festival di Sanremo: fate le vostre considerazioni (prima hanno passato anni a parlare della fu nipote di Mubarak).
Però ci sono alcuni settori che forse il nostro paese dovrebbe cercare di coltivare, altrimenti dovremmo ricordarci la riflessione fatta da Putin nel 2022, su le colonie e le prospettive storiche delle colonie: assenti.
Direte voi: ma l’Italia non può mandare un uomo sulla Luna da sola, a parte che con un programma adeguato in 10/15 anni l’Italia potrebbe, ma il discorso non verte solo su un punto. Si parla di “settori” e la politica spaziale è una di questi, ma non la sola.
Per intenderci: noi siamo un paese che durante la prima ondata della pandemia si è ritrovato senza mascherine per qualche settimana, perché in Europa francesi e tedeschi bloccavano i treni e gli aerei.
E non dimentichiamo nemmeno quel netturbino olandese che fermò l’allora premier Rutte (oggi a capo della NATO) e lo implorò di non dare soldi a italiani e spagnoli (aprile 2020, mentre la nostra sanità crollava). Ah, quanto sarebbe stato bello mandarli aff… (pardon) e dire che noi i soldi del narcotraffico, della prostituzione e del colonialismo non li vogliamo.
C’e amarezza: andando a fare benzina si ha la sensazione che il paese collasserà su se stesso e noi stiamo qui a parlare di bau bau, topo Gigio e altre amenità.
Comunque, si voleva parlare di cybersicurezza, che invece è un tema serio e complesso.
Cybersicurezza e guerra informatica
Quando sentiamo parlare di guerra informatica pensiamo a gente che da un paese poverissimo crea per pochi spiccioli una trentina di account social e scrive cose sgrammaticate: questo è falso, per lo più.
La guerra informatica è un qualcosa che già oggi, ogni anno, brucia miliardi di dollari in tutto il mondo, blocca la sanità di grandi città (è accaduto a Londra) causando la morte di persone (indipendentemente dalle reazioni ufficiali), rallenta il programma nucleare iraniano (indipendentemente dalle dichiarazioni ufficiali), svela segreti su celle e torture israeliane (indipendentemente dal negare).
Per essere una grande potenza informatica non serve avere un immenso territorio, risorse minerarie o petrolio, basta programmare, investire e formare persone.
Tra le maggiori potenze informatiche vediamo, ovviamente (per disponibilità di capitali e organizzazione) le maggiori potenze militari (USA, Russia, Cina che puntano a diventare predominanti nel settore), ma competono anche altri attori (Regno Unito, Israele, Iran, Australia, Corea del Nord, India che puntano a sviluppare capacità di difesa/offesa).
Quando i tg frettolosamente dicono “in Israele sono bloccati centinaia di siti, forse per un attacco informatico partito dall’Iran”, non è poi molto diverso da un bombardamento.
Parliamo di migliaia di dollari che vanno in fumo (per far funzionare di nuovo tutto) e tempo perso in base ai settori colpiti (se un’industria si ferma per tre giorni, sono soldi in meno; se un pronto soccorso non ha internet per otto ore: la gente muore e via dicendo…).
Per questo l’Iran optò per gestire il programma nucleare in strutture isolate, senza internet e nonostante questo USA e Israele lo hanno rallentato (soldi buttati, tempo buttato, ma soprattutto: c’era una talpa).
Internet ha diversi piani:
1- il livello fisico: cavi, fibre, connessioni fisiche – se li distruggi isoli un paese e fai un danno enorme (anche in termini di panico).
2- I servizi, le app, i cloud, cioè: i dati. Tutto ciò che scriviamo, tracciamo, persino quanto restiamo su una data immagine, quanto e come muovete il mouse su una foto di un uomo o di una donna, tutti questi sono dati e possederli, da un potere immenso sulle persone.
3- L’area discorsiva o logica di internet, tutto ciò che noi utenti scriviamo. Non penserete mica che Facebook si comporti in modo uguale tra chi scrive in inglese o in russo, che non ci sia un controllo o banalmente che prima di diventare una multinazionale milionaria fosse già disponibile in ogni lingua del mondo.
Nel 2011, il governo degli USA ha detto che un attacco informatico “su vasta scala” sarebbe parificato a un “atto di guerra”. Nel 2013, la Francia ha espresso un parere simile.
Lo so, è un argomento complesso e un po’ noioso.
Per fortuna in Italia siamo esperti in battute (classiste) su bibitari, pesciarole, e il Sol dell’avvenire è in mano a Elly Schlein e Fratoianni.
Non so voi, ma se qualcuno dei BRICS preso a pena decidesse di invaderci, potremmo quasi starci.
15/2/2025 https://www.kulturjam.it/
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