Guerra e demografia: la resa dei conti per Israele
Svuotare Gaza o la Cisgiordania per Israele non è solo una questione presente, ma prima di tutto geostrategica e futura: la bomba demografica è ineludibile. Come potrà Tel Aviv mantenere una società tanto militarizzata?
Israele tra guerra e demografia
Israele conta circa 10 milioni di abitanti, di cui circa 2 milioni sono arabo-israeliani (cittadini di fede musulmana, cristiana o drusa).
Pur contando su una popolazione molto giovane, continue nuove accoglienze (specie dal blocco ex sovietico), un alto livello di nascita e leggi molto aperte sulla procreazione assistita, la società israeliana non riesce (per chiari motivi a tenere il ritmo dei vicini) a tenere il ritmo di crescita dei vicini.
Nel 1980, l’Egitto contava poco più di 40 milioni di abitanti, oggi sono 110 milioni; la Giordania poco più di 2 milioni, oggi siamo ben sopra i 10; il Libano era a circa 3 milioni, oggi circa 5 e mezzo; la Siria circa 10, oggi oltre 20 milioni.
I palestinesi erano circa 3 milioni nel 2000, oggi sono più di 5 milioni; svuotare Gaza o la Cisgiordania per Tel Aviv non è solo una questione presente, ma prima di tutto geostrategica e futura.
Come potrà Israele mantenere una società tanto militarizzata?
Gran parte della crescita demografica odierna arriva dagli ebrei ultraortodossi, spesso anti-sionisti ed esonerati dal servizio militare (in molti casi, non lavorano o lavoricchiano dentro le scuole religiose, contribuendo minimamente a produzione e consumi).
La presenza russofona è in netta crescita e spesso coincide con la fascia ultraortodossa e di basso reddito, un bel problema da integrare in qualche modo nella società israeliana.
C’è poi la questione delle aziende tecnologiche.
In ogni modo ci hanno dipinto Israele come la patria del tech sia civile che militare. In particolare, lo sbandierato sistema anti-missile israeliano non è stato capace di tutelare in alcun modo il territorio dagli attacchi di Hamas (finalmente capiamo anche perché erano così restii a metterlo alla prova su campo: non funzionava e quindi sarebbe venuta meno la deterrenza psicologica).
Intanto l’Iran (circa 88 milioni di abitanti) fa sapere che è pronto ad intervenire se l’operazione su Gaza dovesse convertirsi in un’occupazione.
Gli USA ripetono che possono senza alcun problema combattere due guerre su due fronti (Cina e Russia, ndr). Ma possono veramente visto che non riescono a sostenere due alleati strategici (Israele e Ucraina) insieme?
Lettonia e Lituania preoccupate dal nuovo andazzo dopo aver passato gli ultimi due anni a sbavare di russofobia temono di essere lasciate sole e decidono di ricordare al mondo che c’è anche il conflitto ucraino, cattivo segno quando si cominciano a dover ricordare le cose al mondo.
Lo avevamo detto due anni fa, mentre tutti erano presi dalla russofobia, dalla Putinfobia, dalla signora che partoriva in metropolitana per scappare ai bombardamenti (era un falso) e storielle simili: alla fine gli unici a rimetterci sarebbero stati i civili ucraini macellati e abbandonati e a quel punto la solidarietà dell’opinione pubblica occidentale se la sarebbero data in faccia, ma ricordo bene che all’epoca eravamo “squallidi putinisti”.
Nemo propheta in patria.
Gabriele Germani
31/1/2024 https://www.kulturjam.it/
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!