I “cervelli” torneranno (forse), ma gli altri?
Dopo 6 lunghi mesi dal decreto del governo sull’ “internazionalizzazione”, finalmente l’agenzia delle entrate ha reso noto i criteri e le condizioni per le quali, le figure professionali più specializzate che rientreranno in Italia per lavorare, potranno beneficiare di uno sconto fiscale sul loro redditto.
Questo strumento, secondo la nostra riflessione, rimane sbagliato e insufficiente da molti punti di vista.
Intanto perchè presuppone che il cittadino italiano con un profilo specializzato che emigra lo fa solo perchè il suo salario è tra i piu bassi d’Europa. Non viene tenuta in considerazione che nelle scelte di vita contano moltissimo la qualità dei servizi alla persona e l’efficienza della macchina amministrativa.
A poco potranno servire qualche centinaio di euro in più al mese, se gli asili pubblici, le scuole e gli ospedali mancano o sono fatiscenti e bisogna pagare salato le struture private.
L’altro aspetto rivelante riguarda la stabilità del posto di lavoro. Le sciagurate leggi approvate negli ultimi 20 anni – il prossimo anno saranno 2 decadi dall’approvazione del Pacchetto Treu da parte del governo di centro sinistra – rendono super ricattabile il lavoratore, che si trova senza tutele giuridiche o reti di protezione sociale, quindi alla mercè di qualsiasi padroncino. Che ti può licenziare quando vuole. E questo peggiora moltissimo la qualità e la tranquillità della vita di un lavoratore.
Considerando che il nuovo flusso migratorio italiano è composto anche da quantità considerevoli – le stime parlano di 30-40% – di profili professionali meno qualificati, fino ad oggi non sono state rese note le strategie del governo per favorire il rientro anche di questi cittadini, che non hanno e non possono avere meno diritti di altri. Ammesso che esistano queste strategie.
È noto e provato che, una massiccia emigrazione, soprattutto dai territori con economie già deboli, ipotecano pesantemente il futuro sviluppo e la crescita, come avvenuto per il meridione italiano.
Quindi andrebbero messe in atto delle politiche per ridurre questi flussi e non solo dei provvedimenti tampone, come quello dei rientro dei “cervelli”. Una profonda riforma del sistema paese, da pensare coinvolgendo tutti gli attori sociali.
E’ necessaria una strategia di lungo periodo che produca uno sviluppo equilibrato dell’Italia, che tenga conto del benessere di tutte le persone, e non solo dei ricchi, con sistema esteso e universale di welfare, della salvaguardia dell’ambiente e che preveda un ritorno della partecipazione democratica dei cittadini nelle scelte economiche del paese. Unico antidoto per sconfiggere le lobby economiche dei pochi che si ingrassano a spese dei molti.
L’obiezione che ci viene rivolta a queste proposte è sempre la stessa: ma chi pagherebbe tutto questo?
I soldi vanno presi dove ce ne sono in abbondanza. Quindi tassazione sui grandi patrimoni, recupero dell’evasione fiscale, riduzione delle spese militari. Ma tutto questo presuppone un legislatore ed un governo, che abbia in mente un modello progressista e moderno del paese. Cosa che non esiste in Italia da svariati decenni.
Rifondazione Comunista Federazione del Belgio
13/4/2016 www.rifondazione.it
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