I cinque operai Fiat vincono su Marchionne
Il licenziamento di Mimmo Mignano e degli altri quattro operai è nullo, la Fiat li deve riprendere tutti al lavoro. Lo ha deciso il Tribunale di Napoli in sede di appello riformando così le due precedenti sentenze della sede di Nola, che avevano invece dato ragione all’azienda. Mimmo e gli altri avevano protestato dopo il suicidio di Maria Baratto, ennesimo tra gli operai cassaintegrati in Fiat, con una rappresentazione satirica fuori dall’azienda e dall’orario di lavoro. E l’azienda li aveva licenziati per “rottura del rapporto di fiducia”.
Quello dei cinque operai Fiat è stato un licenziamento politico che colpiva la libertà d’opinione degli operai come cittadini della Repubblica. Questo abbiamo sostenuto in questi mesi assieme a loro e a militanti e rappresentanti sindacali e politici, giuristi, intellettuali, artisti. Questo aveva dimostrato Pino Marziale nella sua argomentatissima arringa in difesa degli operai. Ora anche il giudice afferma che è proprio così.
Per l’arroganza di Marchionne e del suo modo di pensare ed agire è un duro colpo. I lavoratori non sono sudditi medioevali sui quali l’impresa abbia diritto di potere assoluto, dentro e fuori il posto di lavoro. Oltre mercato, il profitto, il potere ci sono i diritti sanciti dalla nostra Costituzione. Costituzione che non a caso non piace al capo della Fiat, alla banca Morgan e naturalmente al loro referente politico, Matteo Renzi.
La sentenza di Napoli mostra la forza che si può creare, quando la mobilitazione democratica incontra e sostiene persone che non si arrendono e che sono disposte a rischiare tutto per la giustizia. E dobbiamo ricordare ora i terribili giorni trascorsi da Mimmo Mignano a cinquanta metri di altezza su una gru nel centro di Napoli.
Quando la determinazione di un gruppo di operai che crede nelle sue e nelle nostre ragioni diventa un movimento civile e morale, quando chi lotta dalla parte e per le ragioni della giustizia incontra finalmente un giudice sensibile solo alle ragioni del diritto, e non a quelle del mercato, dell’impresa, del potere. Quando tutto questo su verifica, la libertà si afferma e il potere autoritario e prepotente viene sconfitto.
Grazie a Mimmo e agli altri quattro compagni che ci hanno dato ragioni e forza in più per lottare. Grazie a chi si è mobilitato per loro. E grazie ai giudici di Napoli che hanno tenuto la schiena dritta .
E come ci siamo detti nelle tante iniziative di solidarietà di questi giorni, diamoci da fare perché al referendum del 4 dicembre vinca il No. E così vengano ancora sconfitti Renzi, Marchionne e tutti coloro per i quali i principi sociali della nostra Costituzione non dovrebbero più valere nulla di fronte all’impresa e ai suoi affari.
Mimmo e gli altri sono stati reintegrati perché, come lavoratori anziani, usufruiscono ancora dell’art. 18. Se fossero stati tra gli assunti con il Jobs Act – per i quali quell’articolo non c’è più – il giudice non avrebbe potuto comunque fare nulla.
Giorgio Cremaschi
27/9/2016
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!