I diritti dei malati e le gare al ribasso
Sono ormai anni che la nostra organizzazione [FAND – Associazione Italiana Diabetici, N.d.R.] si batte contro la diffusione delle gare per l’assegnazione dei dispositivi medici per le persone con diabete. Stiamo parlando di glucometri, microinfusori, strisce per la misurazione della glicemia, che dovrebbero essere scelti e consigliati ai pazienti dal medico curante.
Il corretto iter della cura personalizzata, cioè la scelta di un programma diagnostico e terapeutico individuale, prevede infatti che sia il medico curante – dopo avere individuato il tipo di diabete e lo stile di vita della persona, che varia da individuo a individuo a seconda dell’età e delle attività giornaliere – a scegliere, avendo a disposizione tutta l’offerta di mercato, i presìdi più adatti per il singolo. Il medico compie, con questa scelta, un atto terapeutico che solo un medico ha il diritto di compiere.
Il non garantire la personalizzazione della terapia, impedendo al diabetologo di scegliere le diverse soluzioni tecnologiche avanzate, costituisce un grave abuso, una violazione del principio di equità nel diritto alla salute, nonché un inutile dispendio economico causato da aumentati accessi al Pronto Soccorso per ipo- e iperglicemie e per conseguenti ricoveri per complicanze in strutture ospedaliere. Infatti, conti alla mano, solo il 4% dei costi sostenuti dai Servizi Sanitari Regionali è per i dispositivi del diabete, mentre il 50% dei costi diretti del diabete è legato ai ricoveri per complicanze.
Purtroppo, dopo la Legge 115/87, che aveva reso possibile la disponibilità gratuita di tali strumenti medici ai pazienti senza alcuna distinzione, con la revisione del Titolo Quintodella Legge Costituzionale del 2001 si è, di fatto, concesso alle Regioni il libero arbitriosulle modalità con cui i dispositivi vengono acquistati e distribuiti.
Secondo la nostra Federazione, l’assegnazione tramite bandi di gara della distribuzione di tali presìdi medici, non favorisce la concorrenza e non consente ai medici di individuare le nuove tecnologie sul mercato e di esercitare appieno il diritto di prescrizione.
I bandi, infatti, vengono vinti da chi fa l’offerta più vantaggiosa, cioè da chi offre strumentazione a minor costo, garantendo solo un marchio CEE che non è necessariamente indice di qualità. Soprattutto comporta costi “nascosti”, spesso maggiori dei risparmi ipotizzati! Innanzitutto, adottare ogni volta nuovi glucometri ha un costo: il personale dei Centri Diabetologici deve educare i pazienti al loro utilizzo, creando malumore e dispetto nelle persone più fragili, abituate all’uso di uno strumento di cui hanno già compreso il corretto uso e nel quale hanno fiducia.
L’assistenza di qualità deve essere garantita a ciascuna persona con diabete, indipendentemente dalla Regione di residenza, mentre adesso c’è diversità di trattamento sia tra Regioni vicine, sia tra ASL della stessa Regione. Dove è finita, quindi, la tanto decantata centralità della persona prevista nel Piano Nazionale sulla Malattia Diabetica licenziato solo quattro anni fa? Esistono forse pazienti di serie A e pazienti di serie B?
Ciò non è ammissibile. Le Associazioni che tutelano i diritti della persona con diabete non possono assuefarsi a tale condizione. Ribadiscono con forza che il risparmio non viene dall’individuazione e assegnazione di un singolo lotto, ma dalla possibilità di scelta, all’interno di un prezzo predeterminato, fra differenti presidi.
Chiediamo pertanto che venga rivisto l’approccio all’acquisizione del materiale indispensabile al controllo della malattia diabetica. Siamo malati certamente, ma capaci di discernere tra i decisori oculati e quelli che sono solo alla ricerca di fittizi e temporanei risparmi. Siamo pronti a tutelare i nostri diritti, come abbiamo sempre fatto, in ogni legittimo modo.
Per ulteriori informazioni e approfondimenti sul tema trattato nella presente Opinione: diego.freri@hcc-milano.com.
23/2/2018 www.superando.it
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