I giovanissimi in Italia tra preoccupazioni e aspettative per il futuro
Com’è la vita, oggi, in Italia, per i bambini e i ragazzi? Non è facile chiederlo direttamente a loro, ma alcune risposte possono essere trovate nelle statistiche. In particolare, utili fonti sono, sia l’appendice statistica del Rapporto sul Benessere Equo e Sostenibile in Italia 2023, sia l’Indagine Bambini e Ragazzi 2023, pubblicate dall’Istat, rispettivamente, il 17 aprile e il 20 maggio scorsi.
La lettura degli indicatori di benessere disponibili per le fasce di età 11-19 anni consente di delineare un primo quadro, non tanto entusiasmante, che mostra alcune tendenze al peggioramento nel tempo e alcuni svantaggi rispetto al resto della popolazione. Esaminiamo i principali.
Mangiano in modo sano? Appena il 12,2% dei ragazzi fra 14 e 19 anni, nel 2023, ha consumato ogni giorno almeno quattro porzioni di frutta o verdura. Mangiano peggio della popolazione complessiva, considerato che in media il 17,1% assume regolarmente frutta e verdura. La situazione è andata peggiorando nel tempo: tra il 2020 e il 2021, forse come effetto insperatamente positivo del confinamento in casa, i ragazzi che mangiavano in modo sano erano più del 15%, ma la ripresa della cosiddetta normalità ha coinciso con un deterioramento delle loro abitudini alimentari.
Sono pantofolai? Sebbene i giovanissimi – di età tra i 14 e i 19 anni – siano più dinamici dell’italiano medio, molti tra di essi non praticano nessuna attività fisica: nel 2019 erano il 18,8%, sono arrivati a sfiorare il 22% nel 2021, ma poi sono calati al 19,8% nel 2023. E le ragazze sono più sedentarie dei maschi (24,6% nel 2023, 26,6% nel 2022).
Sono sovrappeso? Nel 2022 erano sovrappeso o obesi più di un terzo, precisamente il 33,5%, dei bambini da 3 a 5 anni di età, in leggero aumento rispetto all’anno precedente, ma in crescita per il quinto anno consecutivo (+2,7 p.p. dal 2017). Nell’intera popolazione di bambini e adolescenti (3-17 anni), la quota è del 27,2% (+1,7 p.p. dal 2017). I maschi sono più frequentemente sovrappeso (29,5%, contro il 24,8% delle femmine) e così i giovanissimi residenti nel Mezzogiorno (33,9%, con un massimo del 37,3% in Campania).
Consumano alcol? Il 24,5% dei giovanissimi tra 14 e 17 anni rispetto al consumo di alcol presentano almeno un comportamento a rischio, in patricolare il binge drinking. Si tratta di un dato cui prestare attenzione, tenendo conto che nella media della popolazione la percentuale è il 15,4% e tra i 18-19enni scende al 13,5%.
Com’è la loro salute mentale? I dati, in questo caso, mostrano un chiaro peggioramento. Nel 2019, rispetto a un valore-obiettivo di 100, le ragazze raggiungevano 70,6 (l’insieme della popolazione femminile 66,1) e i giovani dei due sessi 72,9, mentre l’indice complessivo della popolazione era pari a 68,1). Nel 2023, tutti questi i valori sono in calo, ad eccezione di quello riferito alla popolazione generale, che è salito a 68,5, Quello delle giovani è sceso a 67,4; quello della popolazione femminile a 66,2; quello di tutti i giovani, maschi e femmine, a 71.
Sono coinvolti socialmente? I dati segnalano che il coinvolgimento dei giovani in attività sociali è in calo dal 2019. Allora era pari al 44,3% mentre oggi è del 39,6%. Tuttavia persiste il maggior coinvolgimento dei giovani rispetto agli adulti. Il dato riferito a questi ultimi è del 26,1%.
Partecipano ad attività culturali (fuori casa)? Con buona pace dei luoghi comuni, se non ci fossero i ragazzi, la situazione dei settori artistici e culturali, in Italia, sarebbe molto peggiore. Hanno praticato 2 o più attività culturali (ovvero, sono andati almeno quattro volte al cinema; almeno una volta rispettivamente a: teatro; musei e/o mostre; siti archeologici, monumenti; concerti di musica classica, opera; concerti di altra musica) nei 12 mesi precedenti l’intervista il 51,7% dei giovanissimi fra 11 e 14 anni e il 53,8% di quelli fra 15 e 19 anni. Il dato riferito ai residenti nel loro complesso è solo il 35,2%. Le tendenze sono, però, preoccupanti, Quattro anni prima, nel 2019, il dato riferito a tutti i residenti era praticamente identico, mentre era più alto (complessivamente del 57%) ed il calo è molto marcato per i più giovani,
Quanto usano i social media? Il 62% dei giovani ha profili su più di un social network, e anche tra i ragazzini tra 11 e 13 anni la quota è rilevante: 35,5%. Ma colpisce soprattutto che nella fascia di età 17-19 anni, che teoricamente dovrebbe godere di maggiore autonomia, il 59,1% dichiari di usare il web per fare nuove amicizie (la media per l’insieme 11-19 anni è 46).
Gli amici e la famiglia. Superiore alla media, ma anch’essa in calo, è la quota di giovanissimi soddisfatti delle relazioni con gli amici: nel 2023 è il 39,6% contro il 36,1% della media del Paese, ma nel 2019 era pari al 44,3%. Accade lo stesso – ma con minore scostamento rispetto all’insieme della popolazione – per le relazioni familiari: i giovani soddisfatti sono scesi dal 41,8% nel 2019 (contro il 33,4% della media) al 38,5%, del 2023 (appena 5 punti in più della media complessiva).
Il tempo libero. Non sorprende che i più giovani siano in grande maggioranza (80,7%) soddisfatti per il proprio tempo libero, ma anche questo dato è in calo rispetto al 2019 (84,4%) e al 2020 (85%).
La soddisfazione per la vita. I più giovani sono un po’ più soddisfatti della vita rispetto alla media dei residenti (55,8% contro 46,6%), ma, anche in questo caso, lo sono meno di quanto lo fossero nel 2019 (56,9%).
Il degrado dei luoghi di vita. Per l’8,9% dei ragazzi fra 14 e 19 anni, la zona in cui vivono è degradata. È una percentuale di 3 punti più alta della media della popolazione: maggiore sensibilità, quindi maggiore sofferenza?
Le preoccupazioni per l’ambiente. La situazione dell’ambiente è motivo di forte preoccupazione per i giovanissimi. Lo dichiara il 73,4% dei 14 -19enni, contro il 69,1% della popolazione complessiva.
Il futuro. Nonostante tutto, solo il 3,1% dei più giovani esprimono un giudizio negativo sulle prospettive future (contro il 12,1% della popolazione nel suo insieme) mentre ben il 63,1% (praticamente il doppio del valore medio) le giudica positivamente. “Il futuro mi affascina”, afferma il 41,3% dei residenti di età tra 11 e 19 anni, ma con una significativa differenza tra i sessi: le ragazze si fermano al 35,9%, perché il 42,1% dice che “il futuro mi fa paura”.
Il matrimonio e i figli. L’indagine Istat dedicata ai più giovani affronta anche temi demografici, come il matrimonio e i figli. Il 76,9% dei giovanissimi vorrebbe sposarsi entro i 30 anni e, tra questi, quasi il 21% prima dei 26 anni, a fronte di un’età al primo matrimonio che nel 2022 in Italia era di 34,6 anni per gli uomini e di 32,5 anni per le donne. Rispetto ai figli il 64,9% dei ragazzi e delle ragazze afferma di volere figli, e la percentuale più alta di coloro che non vogliono averne si osserva tra le ragazze (10,3%). La proporzione delle persone che non vogliono avere figli aumenta con l’età. Il dato più rilevante è però quello degli indecisi, che si attestano sul 21,8%. Considerando i problemi legati alla natalità, è in particolar a loro che dovrebbero guardare le politiche.
Cittadini di quale paese? Per il 34% dei giovanissimi è naturale pensare il proprio futuro fuori dall’Italia. E anche in questo caso, il dato richiede e pretende una riflessione sui cambiamenti che non si possono più rinviare. Inoltre per quasi il 30%, la parola ‘cittadinanza’ significa appartenenza. Per il 25% diritti, per il 29% comunità.
In conclusione. Dal mosaico dei dati emerge quanto sia pesante il fardello che la realtà di oggi ha posto sui più giovani, una popolazione invisibile e poco amata dalle istituzioni, come si evince dai comportamenti, dalle percezioni, dalle prospettive e dalle valutazioni di coloro che tra pochi anni erediteranno il Paese, se non se ne saranno andati altrove. Dall’altra, però, è chiaro come nei giovani speranze e ambizioni siano ancora vive e siano ancora più resistenti dell’abbandono e dello scoraggiamento. Proprio su queste bisognerebbe lavorare e proprio a queste bisognerebbe dare massima attenzione e importanza. Il futuro del Paese dipende dalla qualità degli incentivi all’autonomia, alla formazione, all’educazione sentimentale e civile, all’abitare, alla genitorialità. Non si vuole in questa sede negare il problema di una popolazione italiana prevalentemente anziana e che presenta situazioni di solitudine, cattiva salute, limitazioni fisiche crescenti. Ma quando “la coperta è corta” è necessario ragionare secondo una strategia di supporto reciproco, invece che di contrapposizione, a partire dai servizi e dalla vivibilità dei luoghi.
Per chiudere viene in mente un’immagine nota, che ben rappresenta quanto abbiamo appena detto. È l’immagine di Enea, Anchise e Ascanio. Se vogliamo che Enea possa portare sulle spalle il padre e insieme portare il figlio per mano, non dobbiamo ostacolarlo, ma accompagnarlo e sostenerlo.
Martina Caroleo, Annalisa Cicerchia
15/6/2024 https://eticaeconomia.it
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