I morti sul lavoro in Italia in rapporto al numero di abitanti, l’unico parametro valido per verificare l’andamento dei morti per infortuni.

Ecco l’Italia a colori dei morti sul lavoro aggiornata al 31 ottobre: i morti per infortuni vanno contati tutti e non solo gli assicurati a INAIL

All’attenzione del Presidente della Repubblica: Morti sul lavoro è il Lazio la Regione più virtuosa d’Italia per il numero di morti sui Luoghi di lavoro (escluso itinere) in rapporto al numero di abitanti, meglio di tutte le altre anche Liguria e Lombardia, questo perché sono regioni con un forte terziario. E’ ora di fare chiarezza sui lavoro sul lavoro, come qualità e dimensioni delle tragedie: l’Osservatorio Indipendente di Bologna è stato il primo ed è ancora l’unico Osservatorio che registra tutti i morti sul lavoro e non solo gli assicurati a INAIL, altri hanno cominciato dopo, ma elaborano i morti che diffonde INAIL

1)     I morti sul lavoro che diffonde INAIL sono solo quelli che gli arrivano dal territorio e sono SOLO i suoi assicurati, oltre 4milioni di lavoratori hanno assicurazioni diverse e a questi occorre aggiungere i morti in nero, quindi quando INAIL li diffonde ai media non dice chiaramente che sono solo una parte dei morti sul lavoro, il 40% dei morti sui Luoghi di lavoro non sono assicurati a INAIL.

2)     Occorre tenere distinti chiaramente i morti sui Luoghi di Lavoro da quelli che muoiono in itinere, mettendoli insieme si fa solo una grande confusione: categorie dell’industria che hanno un numero molto elevato di addetti, sembrano le meno sicure, ma se si separano dai lavoratori che muoiono sulle strade ci si accorge che sono quelle che hanno meno morti sul lavoro, e le risorse dello Stato vanno soprattutto a loro:  a chi gestisce la Sicurezza e organizza iniziative di varia natura, dove ce n’è meno bisogno. La stragrande maggioranza dei morti sul lavoro sono concentrate nelle piccole e piccolissime aziende, nell’artigianato e nei servizi, dove questo denaro praticamente non arriva. Questo punto richiede la massima chiarezza, non si possono spendere i soldi che vengono detratti dalle buste paghe dei  lavoratori solo per far arricchire chi gestisce queste ingentissime risorse.

3)     Lo Stato controlla come vengono spesi questi soldi? A chi vanno? Esiste un Ente indipendente che controlla?

4)     Oltre 7000 lavoratori sono morti in questi 16 anni senza avere neppure “l’onore” di essere considerati caduti sul lavoro, sono spariti nel nulla perché non c’è stato nessun organo dello Stato che li ha monitorati: solo gli schiacciati dal trattore sono stati oltre 2600 in questi 16 anni, ma nessuno dello Stato se ne accorge, neppure il Ministero dell’Agricoltura si è mai sentito dire una sola parola su questa strage che uccide  nonni, figli, padri, nipoti e creatura innocenti, come il povero Dante che è morto pochi giorni fa a 14 anni; se il padre e la madre, che saranno distrutti dall’angoscia: avranno il senso di colpa per il resto della loro vita, ma se avessero saputo che anche quest’anno prima del loro povero figlio già altri 150 avevano perso la vita prima di lui con questo “mostro” che chiamano trattore forse avrebbero prestato molta più attenzione, così anche per gli altri schiacciati e i loro famigliari. A mio parere ci sono gravi responsabilità dello Stato che avrebbe dovuto allarmare chi li guida e i loro famigliari.

5)     Se si contano tutti i morti sui Luoghi di lavoro e non solo gli assicurati all’INAIL si nota un vero drammatico dato: un morto su tre sui luoghi di lavoro è un ultrasessantenne, possibile che in una nazione considerata civile non faccia nessuna distinzione tra chi svolge un lavoro pericoloso, per sé e per gli altri, come per esempio nell’autotrasporto, e manda in pensione con lo stesso numero di anni che svolge un lavoro impiegatizio: chi ha più di 60 anni, ha i riflessi poco pronti, non ci sente più bene, la vista è calata ecc.  Sono andato a vedere i morti che avevo registrati il primo anno di monitoraggio: nel 2008 ci furono 67 morti  che morirono sui luoghi di lavoro, quest’anno al 30 ottobre sono già 303, questo qualcosa vorrà pur dire; vecchi che continuano a lavorare per le magre pensioni, spesso in nero perché perdono il lavoro in tarda età e non hanno ancora maturato il diritto d’andare in pensione .

6)     In questi 16 anni spedite migliaia di mail all’anno, a tutti i livelli, ma nessuno ha voluto venire a vedere se quello che l’Osservatorio scrive è vero: una sorta di autocensura, di indifferenza, di opportunismo e vigliaccheria e anche di interessi economici e mediatici da parte della nostra classe dirigente: davvero non hanno nessun moto di coscienza sapere che un osservatorio denuncia inutilmente che ci sono dai 300 ai 400 morti sui luoghi di lavoro in più ogni anno? Purtroppo è così, è un argomento di poca importanza per loro. Ma gli italiani sanno benissimo che ci sono tanti morti in più e si indignano e visitano a centinaia, a volte migliaia il sito dell’Osservatorio

7)     In questo momento siamo a pochi morti in meno rispetto all’incredibile numero di 1300 morti complessivi, di questi 847 sui luoghi di lavoro.

Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio indipendente di Bologna morti sul lavoro. sito http://cadutisullavoro.blogspot.it 

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