I sette fratelli Cervi, il racconto di un figlio …Parlando con Adelmo
di Alba Vastano –
‘I giovani dovrebbero leggere il mio libro ‘I miei sette padri’, perché gli ideali comunisti di mio padre erano quelli di un mondo senza guerre e di un mondo più umano e perché il sacrificio di milioni di persone non sia stato vano. Nel libro, che porto spesso nelle scuole leggendo ai giovani i passi più importanti, racconto la storia di un uomo e dei suoi sei fratelli che hanno pagato con la vita la loro scelta di libertà. I giovani dovrebbero leggerlo affinché la tragedia del fascismo non debba più ripetersi ‘ (Adelmo Cervi)
Adelmo Cervi è un uomo con una storia importante e tragica, una storia diventata parte memorabile della storia del Paese, una storia che lo ha segnato dalla nascita. Aveva solo quattro mesi quando Aldo, suo padre e i suoi sei fratelli furono trucidati dai repubblichini al poligono di tiro di Reggio Emilia. Era l’alba del 28 dicembre del 1943. Una data che non si può dimenticare e che ogni anno viene ricordata da tutti coloro che hanno assunto come emblema antifascista anche il sacrificio dei fratelli Cervi .
Adelmo oggi è un uomo di ottantuno anni, ma mantiene costante l’energia per diffondere ovunque la causa della libertà da ogni dittatura. Ѐ presente nelle piazze, come nelle scuole, a parlare ai giovani di quanto sia preziosa la lotta per libertà e per la giustizia. Non si risparmia nel parlare e nell’agire. Ha una missione da compiere: parlare, parlare e parlare ancora e sempre ovunque sia possibile, finché potrà, di quanto sia preziosa la libertà dall’oppressore e affinché la tragica perdita della sua famiglia non sia stata vana, né venga dimenticata e resa inutile.
Con lui mi trattengo a parlare del suo passato, dopo averlo incontrato a Roma presso il centro sociale ‘Brancaleone’, in occasione di un’iniziativa dedicata alla sua storia. Leggo poi il suo libro ‘I miei sette padri’. Bello, diretto e di semplice scrittura. Potrebbe leggerlo un bambino della scuola primaria, tant’è scorrevole. La descrizione della vita, della missione e della tragica fine dei fratelli Cervi tocca le corde del cuore, ma anche quelle della rabbia verso ogni forma di potere. La storia di quella dittatura sotto il nazifascismo che ha visto milioni di morti non deve, non può essere lasciata nel dimenticatoio .
Raggiungo Adelmo telefonicamente per un’intervista, proponendogli di rispondere via mail alle domande. Mi stoppa subito, “Non amo quelle diavolerie. Parliamo al telefono”. Due ore circa di telefonata per parlare di ieri, di oggi e di domani. Adelmo è un fiume in piena, parlerebbe all’infinito della sua storia. Ed è davvero interessante e gradevole ascoltare la storia di quest’uomo nel suo dire semplice,diretto, soprattutto trasparente. Una storia importante la sua che oggi va raccontata ovunque, anche per confrontarla con la storia che oggi stiamo attraversando che qualche prodromo di allora lo contiene. Occorrerà con tutti i mezzi possibili metterla a tacere. Occorrerebbero tanti Adelmo Cervi, ma tutti noi possiamo seguirne l’esempio, se crediamo fermamente nei valori dell’antifascismo.
(Di seguito l’estratto della conversazione telefonica con Adelmo Cervi)
Alba: Caro Adelmo non posso iniziare l’intervista senza fare un tuffo nel tuo passato e ricordare la sfortunata storia della tua famiglia, ricordata ovunque nel mondo come la storia dei sette fratelli Cervi che racconti anche nel tuo libro : ‘I miei sette padri’. Tu eri molto piccolo quando è accaduto la strage, che ricordo hai di tuo padre e dei tuoi zii?
Adelmo: Io avevo solo quattro mesi e quindi ricordi personali non ne ho. Dei grandi della famiglia Cervi , dopo la tragedia per mano fascista, sono rimaste le vedove, i miei nonni e i miei cugini. Mi sono sempre portato un po’ il rammarico di non aver mai potuto conoscere mio padre e i miei zii. Mio padre era una figura mitica che mi è rimasta dentro, diciamo che è stata una cosa molto dura anche il seguito della loro morte così tragica, perché comunque era rimasta una famiglia senza sette uomini con una fattoria da mandare avanti, anche se non si poteva produrre nulla, né contare su nessuno perché, fino a dopo la Liberazione, ai Cervi non poteva avvicinarsi nessuno e nessuno poteva darci una mano.
La nostra era una casa segnata, era una casa di ribelli, una casa che era posta sotto controllo da parte dei fascisti. La cosa tragica è che dopo la fucilazione hanno continuato a fare violenze su tutta la famiglia, sono tornati a bruciare la casa, hanno messo in disperazione la nonna che aveva cercato di resistere a tutto il dramma che era successo, a quel dolore immenso. Non solo hanno ucciso mio padre, i miei zii, ma hanno mandato a morte anche la nonna, senza dimenticare per questo i milioni di persone uccise dai fascisti. Ѐ da tutta la vita che mi porto dentro questa storia, una storia anche arrabbiata. Arrabbiata anche per quello che è accaduto dopo, nel corso dei decenni ad oggi, perché non credo che sia stato mai pienamente riconosciuto tutto il male che hanno fatto i fascisti allora, ma questo questa è un’altra storia , come si dice in gergo…
Alba: …quindi della famiglia Cervi il superstite che ha portato avanti la causa antifascista è stato soprattutto nonno Alcide. Lo ricordi nel tuo libro con una sua frase emblematica : “ dopo un raccolto ne viene un altro e quindi bisogna andare avanti”. Immagino che tu sia stato molto motivato dalla forza di tuo nonno per contrastare e lottare contro ogni forma di fascismo, il cui seme non è mai scomparso totalmente, anzi, soprattutto in questo periodo, ha germogliato abbastanza
Adelmo: diciamo che a 81 anni passati sto ancora girando e sto incontrando tanta gente per parlare della tragica storia della mia famiglia e del loro sacrificio. Lo faccio con passione anche grazie all’insegnamento del nonno che per me è stata una figura importantissima. Il nonno ha continuato, anche da persona legata alla chiesa com’era tutta la famiglia, a portare avanti gli ideali dei figli. Mio padre soprattutto non era solo contro il fascismo ma era contro la società capitalista e quindi il nonno è stata una figura anche simbolica per il partito comunista. La mia è stata una famiglia sempre legata agli ideali comunisti che aveva portato mio padre in famiglia.
Il nonno è stato una persona corretta, una persona che non ha mai approfittato del fatto di essere diventato il papà Cervi, l’uomo più famoso tra i più famosi di quel momento, ma è sempre stato vicino alla gente che ne aveva bisogno. Ѐ sempre stato un contadino che è rimasto legato alla sua terra e agli ideali della famiglia che ha portato avanti con forza e coerenza. Io ho sempre detto, ovunque sono andato a parlare della storia della mia famiglia, che non bisogna ricordare solo il sacrificio dei fratelli Cervi, ma i tanti sconosciuti che hanno pagato con la vita l’essere e dichiararsi antifascisti durante il fascismo
Alba: Torniamo ad oggi, sempre alla luce della tua importante storia familiare, e puntiamo il faro dell’attenzione sull’attuale governo, il più a destra, possiamo dire, della storia repubblicana. Un governo di matrice di estrema destra, corrente che continua a radicarsi sempre di più nella percezione e nei consensi della società. Possiamo affermare che quel regime che poi i Partigiani hanno sconfitto non se n’è mai completamente andato? Secondo te questo periodo storico con governi reazionari e di destra estrema, non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo, quali similitudini ha con quello vissuto dalla tua famiglia e quali prodromi rilevi che possono allertarci, pensando ad un ritorno, neanche tanto sotto mentite spoglie, del regime?
Adelmo: intanto vorrei confermare che c’è un governo forse il più di destra che abbiamo avuto, ma occorre ricordare che non è una novità, perché che ci sono stati periodi (governo Tambroni) in cui è accaduto che ci hanno sparato in piazza. Ero presente in piazza in quel periodo, quindi ci sono stati molti momenti pesanti all’interno della nostra storia post regime fascista. Forse qualche cosa la stiamo dimenticando. Ci sono state delle situazioni nel nostro Paese come un tentativo di colpo di Stato, i servizi segreti e le stragi di Stato i cui responsabili non sono stati sempre condannati e in qualche maniera e, spesso, sono stati coperti dai governi di quel periodo.
Quando sento parlare sempre di tempi duri mi infastidisco, perché ti dico che non mi piacciono i piagnistei. Sì certo siamo in un periodo che non è sicuramente il migliore, perché abbiamo una destra come dico io forcaiola, ma non posso dire che abbiamo un governo fascista. Qualcosa c’è sicuramente. Abbiamo la seconda carica dello Stato che accarezza il testone la sera prima di andare a dormire, abbiamo un governo i cui rappresentanti faticano a dichiararsi antifascisti, ma è una minoranza che ha votato questo governo. Se abbiamo questo governo di destra è soprattutto perché la maggioranza non va più a votare e in questa maggioranza c’è tanta gente di sinistra. Parlare di regime fascista che si è insediato con il governo attuale non mi vede molto d’accordo, ricordando che i nazifascisti ci sparavano lungo le strade e hanno ucciso d milioni e milioni di persone, quindi sono due cose diverse.
Abbiamo un governo di destra ma avremmo la possibilità democraticamente di batterli se fossimo un po’ più uniti, se fossimo decisi a dire basta alle porcherie che stanno facendo. Io penso che la democrazia è una cosa importante, dovremmo essere capaci a sinistra di governarla ed essere capaci di coinvolgere quelle masse di persone che in qualche maniera non hanno più fiducia nella politica e non vanno più a votare.
Bisogna fare della Costituzione la nostra bandiera e sono settant’anni che non è stata seriamente applicata. Quando incontro i giovani nelle scuole o nelle manifestazioni e gli parlo con il cuore della mia storia non mi abbandonerebbero mai, vorrebbero continuare a ascoltarmi e mi fanno mille domande chiedendo di allungare, a scuola, il tempo della lezione. E quindi penso che c’è ancora speranza in un cambiamento sociale. Ripeto che non mi piacciono i piagnistei, mi piace la gente che combatte e che ricorda che tante persone hanno dato la vita per la libertà e per cambiarlo questo mondo di ingiustizie e di barbarie.
Alba: Affermi correttamente che non stiamo vivendo quello che hanno vissuto i tuoi parenti durante il fascismo e che ci sono stati periodi ‘neri’ anche dopo la fine della dittatura, ma oggi con lo spauracchio del ddl 1660, pur non avendo le squadracce alla porta di casa, si può sicuramente affermare ch viviamo in uno Stato di polizia e che, se il ddl diventerà legge, i principi fondamentali della Costituzione verranno annientati. La domanda che ti rivolgo è: perché, secondo te, non c’è ancora una massiccia e costante ribellione popolare, ma solo sporadiche iniziative di piazza contro questa nuova forma di repressione dei diritti e della libertà?
Adelmo: ho partecipato e partecipo a tutte le manifestazioni. Sono state tutte battaglie importanti per la democrazia. La manifestazione che abbiamo fatto a Roma contro il ddl 1660 è stata molto partecipata. C’erano tanti giovani ed è stata una giornata importante, ma, alla fine, i risultati per un possibile cambiamento non si vedono mai. Continuiamo ad avere un governo di destra,continuiamo a dover subire le tante le leggi contro la libertà e i diritti sociali e civili. Cosa possiamo fare?Dobbiamo prepararci per cambiare questo governo, dobbiamo mandare a governare della gente più seria, dobbiamo dirlo a tutti che questa è una destra forcaiola, dobbiamo arrivare nel cuore della gente, dobbiamo convincere quella massa di gente che non crede più alla politica e non va a votare che uniti possiamo farcela. Dobbiamo riconquistare la gente, dobbiamo far capire che è possibile il cambiamento se stiamo insieme e dobbiamo ammettere che anche i governi precedenti di centrosinistra di errori ne hanno commessi troppi, tanto da favorire l’insediamento di questo governo di estrema destra. Allora oggi dobbiamo dire che noi siamo diversi e che se riusciremo a governare noi sapremo risolvere i problemi di tanta povera gente privata oggi di troppi diritti.
Alba: ‘L’Italia è una repubblica democratica basata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo…’ . Art. 1 della Costituzione democratica, antifascista, pluralista, partecipativa, rigida, basata sul principio di uguaglianza. Cosa resta di tutti questi valori espressi nella prima legge della Repubblica italiana? I vari governi che si sono succeduti non hanno fatto altro che smantellarne i principi e ora con la legge Calderoli attaccano anche l’unità della Repubblica, smantellando così anche l’art. 5 ‘ ‘La Repubblica è una e indivisibile..’. Secondo te, il radicarsi delle predatorie politiche neoliberiste che foraggiano il capitalismo quanto ha contribuito a destrutturare la nostra Costituzione?
Adelmo: Allora questo è un discorso molto lungo che implica un profondo ripensamento. Io dico che il tempo moderno è figlio del tempo passato. Oggi siamo figli di quello che è stato, non siamo stati capaci di difendere la Costituzione dall’inizio. La Costituzione che è stata scritta da tutti i partiti che erano usciti dalla guerra contro il nazifascismo, quindi quasi votata all’unanimità. All’interno di quello che erano le forze politiche di allora, al di là dei fascisti che erano rimasti, non è mai stata applicata seriamente sin dall’inizio. Non abbiamo fatto delle manifestazioni importanti quando era il momento, perché quando ha vinto la democrazia cristiana c’era anche una sinistra all’opposizione. Non mi risulta che ci siano state grandi manifestazioni quando è stata messa fuori tutta la sinistra dal governo di coalizione nazionale forte.
Lì era il momento di cambiare, invece siamo entrati in una fase di guerre economiche e non di guerre politiche. Siamo entrati in una fase di rottura in due blocchi, anche questo ha determinato una rottura interna e siamo finiti nel campo capitalista, laddove comandava l’America. Ho vissuto con il sogno di mio padre della Rivoluzione d’Ottobre che aveva cambiato il mondo e poi ho scoperto che il mondo era stato cambiato sì, ma che poi ci ha pensato lo stalinismo a rovinare gli ideali di mio padre e anche i miei ideali. Abbiamo perso un treno importante in quel periodo e adesso a riprendere quel treno si fa fatica. Io mi ricordo le battaglie dure che abbiamo fatto negli anni 50/ 70. Noi eravamo una famiglia di comunisti bistrattati dai democristiani e dal governo. Fino al primo governo di centrosinistra dei Cervi non se ne parlava da nessuna parte e quindi per dirti che non è un tradimento di oggi, è che non siamo stati capaci di governare, siamo stati coinvolti in quello che è stata la politica dei blocchi. Parlo da comunista, siamo stati al servizio dell’Unione sovietica per troppo tempo e quindi stiamo pagando dei prezzi in cui non siamo stati capaci in democrazia di portare avanti delle battaglie insieme a tutti quelli che aspiravano a un mondo di giustizia, a un mondo con diritti uguali per tutti.
Alba: Quando racconti la storia della tua famiglia e parli del valore dell’antifascismo ai giovani studenti che incontri nelle scuole, nelle Università e nelle iniziative pubbliche, ti sembra di ravvisare in loro la speranza di un cambiamento e un impeto di ribellione verso questo governo di destra che mina la libertà e sdogana leggi repressive e lesive dei diritti costituzionali? O ravvisi un interesse momentaneo legato solo all’evento del momento e quindi non hanno preso coscienza della mala politica che ci sta governando?
Adelmo: I ragazzi che incontro nelle scuole li vedo sensibili a quelli che sono i drammi che ci circondano. Non so valutare se è l’interesse del momento, oppure la vivono proprio come una speranza di voler modificare la società che è così contro di loro, perché gli sta rubando il futuro. Nei giovani a cui mi rivolgo nelle scuole vedo questo alito di istinto di lotta per costruire un futuro migliore, ma è anche vero che potrebbe essere solo un interesse momentaneo per l’entusiasmo a partecipare insieme alle manifestazioni. Beh questo è il problema, è un problema serio ed è difficile darti una risposta precisa. Come dicevo prima, io incontro tanti ragazzi nelle scuole, sarò un po’ presuntuoso a dirtelo, ma da come mi aspettano anche fuori dalla scuola e l’affetto e l’interesse che esprimono verso la mia storia e la mia persona, mi sembrano ragazzi molto sensibilizzati alla causa antifascista e mi sembrano anche abbastanza politicizzati, ma non hanno una direzione ben precisa. Per questo mi auguro per loro che continuino a lottare per la giustizia e per la libertà di tutti coloro che ne sono privati.
Alba: Quindi tu percepisci l’istinto di ribellione agli oppressori e questa è già molto. Sarebbe peggio, ovviamente, se scorgessi l’indifferenza verso la storia che racconti loro. Mi chiedo chi formerà la loro coscienza politica e il pensiero critico se una delle grandi assenti nella formazione della coscienza politica è proprio la scuola che, tramite i docenti non parla sufficientemente agli studenti della nostra Costituzione e, nelle scuole, non si può criticare il governo, altrimenti si viene sospesi e si adottano testi di storia che contengono un evidente revisionismo storico ? Inoltre sono scomparse le intermediazioni, ovvero i luoghi fisici di incontri giovanili dove poter discutere di politica e avviare dei dibattiti di confronto e anche scontro. E’ sparita la dialettica politica sotituita dell’uso smodato della rete….
Adelmo: Se avessi la bacchetta magica potrei trasformare il mondo in un luogo di felicità e di giustizia, ma non è affatto facile, perché gli strumenti ce li ha rubati il capitalismo che è stato più intelligente, o meglio, più furbo di noi. Il capitalismo ha inventato tutto quello che gli faceva comodo per poi gestire tramite la merce le nostre vite. Ora non basta più scendere in piazza e gridare ‘ Viva Marx, Viva Gramsci, Viva Lenin’ per risolvere i problemi che ci sommergono. Poi, se ci metti dentro ‘Viva Stalin’ allora è meglio non parlarne proprio. Io penso, in definitiva, che non siamo stati capaci, noi del cosiddetto mondo comunista, di creare quel mondo umano diverso, ma abbiamo lasciato lo spazio ai dittatori che hanno preso il nostro posto nella società civile e abbiamo fatto sì che ci dominassero. Ripeto che quando parlo con i giovani sento in loro il desiderio di cambiamento, ma non hanno gli strumenti adeguati per farlo e quindi, inconsciamente anche, accettano le più suadenti regole di questo capitalismo dominante. La colpa e le responsabilità sono le nostre che non siamo stati in grado di bloccare il messaggio seduttivo del capitalismo che ci ha rubato le nuove generazioni
Alba: Concludiamo questa intervista con una nota di tenerezza ricordando alcune toccanti parole che dedichi a tuo padre nel prologo del tuo libro ‘I miei sette padri’. ‘Papa vorrei sentire il tuo odore di quanto eri stanco e sudato. Vorrei sentire la tua mano che mi accarezza i capelli’. Adelmo, perché i giovani dovrebbero leggere il tuo libro ? Infine, quale messaggio importante può trasmettere loro?
Adelmo: I giovani dovrebbero leggere il mio libro ‘I miei sette padri’, perché gli ideali comunisti di mio padre erano quelli di un mondo senza guerre e di un mondo più umano e perché il sacrificio di milioni di persone non sia stato vano. Nel libro, che porto spesso nelle scuole leggendo ai giovani i passi più importanti, racconto la storia di un uomo e dei suoi sei fratelli che hanno pagato con la vita la loro scelta di libertà. I giovani dovrebbero leggerlo affinché la tragedia del fascismo non debba più ripetersi.
Fonte: ‘I miei sette padri’, Autore: Adelmo Cervi
‘Io che conosco il tuo cuore’, autore Adelmo Cervi con Giovanni Zucca, ed. Piemme
‘Io Adelmo Cervi, il ribelle dei campi rossi’, autore Adelmo Cervi e Franco Zunino,ed. Desaparecido
Alba Vastano Coollaboratrice redazionale del mensile Lavoro e Salute
Anteprima del numero di Lavoro e Salute di gennaio 2025
Foto: Patria Indipendente/Facebook/ Emilia Romagna cultura/Mantovaun/Storia e storie alter vista/www.pressenza.com/Contropiano
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