Il 40,1% degli italiani non si riconosce nella Chiesa cattolica italiana
Natale e poi il lungo Giubileo. Ma quanto sono ancora cattolici gli italiani? Qual è il loro “livello di cattolicità”? Ha cercato di rispondere a queste domande una ricerca del CENSIS e dell’Associazione Essere Qui (https://www.associazioneeq.it/), dal titolo “Italiani, fede e Chiesa”. Gli italiani che, dal punto di vista religioso, si definiscono “cattolici” sono il 71,1% della popolazione, più nel dettaglio il 15,3% si definisce cattolico praticante, il 34,9% dichiara di partecipare solo occasionalmente alle attività della Chiesa e il 20,9% si definisce “cattolico non praticante”. Particolarmente significativo il fatto che la percentuale di coloro che si definiscono a vario titolo cattolici, scende al 58,3% nella fascia dei 18- 34enni. Il principale motivo per cui molti che si definiscono cattolici, ma vivono in realtà al di fuori della realtà ecclesiale, è una forma di individualismo religioso, il 56,1% di coloro che si definiscono cattolici ma non frequentano o frequentano poco la chiesa, indica come motivazione che lo fa “perché vive interiormente la sua fede”. Il 40,1% degli italiani non si riconosce nella Chiesa cattolica italiana, il 14,8% dei praticanti, e il 22% non sa rispondere a questa domanda. In sostanza, se si esclude quel 15% di praticanti, più della metà dei cattolici “distanti” non si riconosce nella Chiesa italiana. “La zona grigia nella Chiesa di oggi, scrive il CENSIS, è quindi il risultato dell’individualismo imperante, certo, ma anche di una Chiesa che fatica ad indicare un “oltre”, la Chiesa ha sempre aiutato la società italiana ad andare oltre, deve ritrovare questa sua capacità, perché una Chiesa solo orizzontale non intercetta chi è ubriaco di individualismo, perché a costoro non basta sostituire l’Io con un “noi”, hanno bisogno di un oltre, hanno bisogno di andare oltre l’io; non è un caso -e dovrebbe preoccuparci come cattolici- che nel mondo stiano vincendo gli “oltranzismi””.
Tuttavia, l’Italia resta un Paese culturalmente cattolico: solo il 5,4% dichiara di essere stato educato in un ambito “anti-cattolico” e il 79,8% dichiara che la sua base culturale è di ispirazione cattolica, il 61,4% si dice d’accordo con l’affermazione che il cattolicesimo è parte integrante dell’identità nazionale (anche il 41,4% dei non credenti), mentre il 23,4% si dice in disaccordo. Una cultura fortemente intrisa di simboli religiosi: solo il 10,6% della popolazione si dice indifferente davanti al segno della croce, il 34,5% lo rispetta e ben il 54,8% dichiara che fa parte del suo sentire; un ritrovarsi e un riconoscersi che è del 41% quando si parla di devozione alla Madonna (il 36,7% dei non credenti ha comunque una forma di rispetto verso questa devozione). Tra coloro che non si riconoscono nella Chiesa Italiana, il 45,1% indica come motivazione che la Chiesa è troppo antica, il 27,8% che non ha una linea chiara, mentre solo l’8,9% perché non ci sono donne in posizione di vertice (12,4% nella popolazione femminile). Gli insegnamenti di Gesù sono però tra gli insegnamenti spirituali migliori di cui disponiamo per il 45,5% degli italiani, cui si aggiungono un 16,3% che dichiarano che quegli insegnamenti ispirano la loro vita, mentre solo il 13,5% pensa che non abbiano più molto da insegnare (che diventa il 34,6% tra i non credenti). Il 66% degli italiani dichiara comunque di “pregare” o di rivolgersi a Dio o ad un’altra entità superiore, il 94,8% dei cattolici praticanti (e il rimanente 5,2% non lo fa), il 65,6% dei non praticanti e addirittura l’11,5% dei non credenti! Una preghiera più emozionale che liturgica perché ci si rivolge a Dio quando si vive un’emozione (39,4%) o quando si ha paura e si vuol chiedere aiuto (33,5%) molto meno all’interno di qualche rito (4,6%) vale anche per il cattolico praticante (8,8%), sempre più il rapporto con Dio è un rapporto intimo. Per quanto riguarda la vita dopo la morte, il 58% degli italiani crede che esista, l’87,7% dei praticanti.
La figura del prete, del singolo prete a cui chiedere consiglio, è in ribasso, ma forse non quanto ci si potesse aspettare: il 39,4% degli italiani dichiarano che non andrebbero mai a farsi consigliare da un prete Il 43,6% degli italiani (il 46,5% delle donne) ritiene che la Chiesa cattolica italiana sia un’istruzione maschilista, percentuale che tra i cattolici praticanti arriva al 23,9%. Ma solo l’8,9% degli italiani tra i motivi per cui non si riconosce nella Chiesa indica il fatto che non ci siano donne nelle posizioni di vertice. Enzo Biemmi nella prefazione al volume “Rigenerare la parrocchia. Verso una conversione missionaria”, a cura di Rolando Covi e Andrea Pozzobon (https://www.edizionimessaggero.it/), si domanda: “Avrà ancora un futuro la parrocchia?” La “fine della civiltà parrocchiale”, annota Biemmi, ha ragioni interne ed esterne. “Dal punto di vista interno, la crisi è dovuta al calo del numero dei presbiteri, al crollo della partecipazione, all’eccesso di strutture da gestire senza risorse umane ed economiche, al venire meno della credibilità delle istituzioni ecclesiali per l’incoerenza e gli scandali che i media si incaricano di amplificare, al perdurare di abitudini e linguaggi che non incrociano più la vita delle persone. Questo elenco può facilmente essere completato. Dal punto di vista esterno la fine della civiltà parrocchiale è la conseguenza della fine della cristianità sociale, a favore di una cultura secolarizzata, plurale, multietnica, multireligiosa. La Chiesa non ha più il monopolio del senso della vita. Il cristianesimo è uno dei riferimenti e i cristiani sono una minoranza.”
“Ma quello che davvero ci interessa, sottolineano il CENSIS e ESSERE QUI nella loro ricerca, sono i motivi per cui i fedeli sono passati dall’essere praticanti, all’essere “in uscita”: più forte di tante altre motivazioni di ordine organizzativo-pratico-istituzionale, sembra essere la tendenza, da parte della Chiesa, ad emarginare fedeli di valore, ne è convinto il 49,2% degli italiani, il 38,1% dei praticanti, il 42,8% degli occasionali e il 53,8% dei cattolici non praticanti. La Chiesa in uscita è stata determinata da una Chiesa che si è chiusa ai laici più intraprendenti.”
Qui la ricerca CENSIS – ESSERE QUI dal titolo “Italiani, fede e Chiesa”: https://www.associazioneeq.it/wp-content/uploads/2024/11/Italiani-fede-e-chiesa-24-novembre.pdf.
Giovanni Caprio
24/12/2024 https://www.pressenza.com
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