Il babbo di Pinocchio
Paolo Ciampi – Arkadia, 2023
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Lui aveva già cinquant’anni quando inaugurarono il Mercato Centrale, questo complesso di ghisa e vetro, laddove prima c’erano i Camaldoli, schiere di casupole malsane, bettole da poveracci e da delinquenti, vicoli maleodoranti e malamente rischiarati da lampioni ad olio. I dintorni di Borgo La Noce, così detto per un antico albero di noce e perché a Firenze è borgo la strada che esce da una porta cittadina.
Firenze come era e come è cambiata in pochi decenni, ma il tempo si annulla in questo romanzo di Paolo Ciampi, scrittore fiorentino al terzo libro con Arkadia dopo L’ambasciatore delle foreste e Il marajà di Firenze, entrambi candidati al Premio Strega. Firenze è nel cuore e anche le sue storie, quelle che Paolo recupera e che andrebbero perse sicuramente se lui come scrittore appassionato non andasse a ricercare e trovare gli indizi che portano a galla personaggi, vicende e aneddoti con quella curiosità e voglia di conoscere e far conoscere che un giornalista con la passione per la scrittura e la letteratura ha in dote.La letteratura che diverte e conduce al sapere. Informa. Appassiona. E allora cosa succede una notte di San Lorenzo, una notte di festa nella torrida estate fiorentina, dentro una città presa d’assalto dai turisti?
Due uomini si siedono su una stessa panchina e l’io narrante di questa storia, uno dei due, osserva l’altro con la sensazione di conoscerlo e di averlo visto da qualche parte.
L’io narrante è un giornalista di questi tempi, un uomo che riflette molto su se stesso e dentro se stesso, che avrebbe desiderato di più dal suo lavoro e anche dalla sua stessa vita.
Ma l’altro? Sembra sia Collodi, il babbo di Pinocchio.
Considerai il suo completo color avana, gli occhiali tondi senza montatura, il fazzoletto ripiegato con cura dentro il taschino della giacca. Per non dire dei baffi candidi, del pizzetto senza un pelo fuori posto. E l’acqua di colonia che si era spruzzato addosso, proprio come faceva, ricordo, zio Mario, che in realtà non era nemmeno zio, solo l’ultimo parente restituito da un’altra epoca. Anche lui uomo di altri tempi.
Pare impossibile, ma tutto può diventare possibile in una notte come questa, una notte di San Lorenzo a Firenze, soprattutto se si vagabonda fino all’alba inoltrata nei luoghi che furono di Collodi e di Pinocchio.
E guardare con gli occhi aperti, nel profondo che la Firenze di un tempo è la Firenze che è rimasta ancora oggi.
Ed ecco che il nostro giornalista che ormai ha perso le ore di sonno e non vuol sapere di far riposare il suo corpo se ne va a spasso con questa creatura fragile e notturna, capace di donare sorrisi, sogni, buon umore, trasmettere gioia con la forza di una semplice parola.
Carlo Lorenzini, detto Collodi, creatura segnata da innumerevoli delusioni annegate nell’alcol.
La sensazione di entrare in un mondo fiabesco, un sapore magico e nello stesso tempo reale in questo inno d’amore a Firenze, città che ha qualcosa di magico e che Paolo Ciampi conosce in ogni piccolo dettaglio tanto che emergono pagine della Firenze com’era ai tempi di Carlo Lorenzini con rimandi storici curati e documentati.
Firenze, la città di Acchiappacitrulli, e questa volta sì mi affiorarono vaghe reminiscenze. Era un’espressione – la città di acchiappacitrulli – che poteva davvero connettersi con la mia città.
E ancora:
degradata, sporca, affollata di accattoni e poveracci. Eppure bella. L’unica città degna di questo nome nell’intero libro.
Questa è Firenze dentro il luogo intimo della scrittura di Paolo Ciampi, che la fa sentire sicura, maestosa imponente, che fa da sfondo a una storia come questa.
Perché questo è anche il mondo della narrazione, dove Paolo Ciampi trova lo spunto per entrare in silenzio nell’intimità della creazione, o meglio tessere personaggi e trama e taluni meccanismi messi in atto.
Un libro che riguarda il mondo dell’autore, il suo contesto, che lo racconta, lo descrive, lo amplifica nel tempo e nello spazio.
Un libro che svela un po’ di quella magia che ci lascia girare la chiave e aprire la porta per entrare nella testa di chi lo ha scritto.
Giorgo Bona
Scrittore. Collaboratore redazione di Lavoro e Salute
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