Il boccone amaro della svolta autoritaria

Il tribunale speciale fascista aveva istituito la ridicola figura del carabiniere incaricato a tappare la bocca degli antifascisti sotto processo, quando i giudici pronunciavano le condanne a loro carico.

Lo scopo era di soffocare le parole offensive che gli oppositori propinavano nei confronti dei giudici e Mussolini. Oggi non siamo alla farsa del carabiniere “tappabocca”, più subdolamente siamo in un contesto in cui si vorrebbe soffocare il dissenso manipolando la realtà con l’uso dell’informazione, asservita al potere.

Rendere afone le voci delle opposizioni politiche e delle testate giornalistiche non allineate, delle manifestazioni studentesche e sindacali, parimenti indicate come nemiche della nazione, è un compito affidato alla contro – controinformazione governativa, che con l’uso smodato dei media tenta di rendere meno palpabile la loro incapacità di governare con democrazia e per la democrazia. Il ricorso al d.l. 1660 denuncia questo limite politico e giuridico, anche perché la repressione è l’unico metodo che la destra conosce per “tappare” le varie bocche del dissenso.

Prova ne sia che con l’entrata in vigore del d.l. sopra menzionato, ci troveremo a subire provvedimenti giudiziari sia per semplici manifestazioni di resistenza passiva nei confronti di un pubblico ufficiale; sia per bloccare il traffico con i corpi stesi sull’asfalto. Seppure quest’ultima azione avesse lo scopo di sensibilizzare la gente e i media sulle questioni climatiche. Ancora peggiori sarebbero gli effetti là dove il d.l. 1660 prevede l’aggravamento delle pene dei detenuti, se questi non dovessero eseguire gli eventuali ordini impartiti da un qualsiasi dipendente del penitenziario.

Teniamo presente che fra questi “reati” non si coglie nulla di sovversivo, di conseguenza l’impressione è che il clima che si vorrebbe creare, in tutti gli ambienti istituzionali e civili, dovrà essere simile a quello che si respira in una piazza d’armi: cioè un fare da caserma, dove si punisce la semplice disobbedienza, civile o militare che sia, considerata un oltraggio criminoso. Fra l’altro dobbiamo saper cogliere che questo governo di sopravissuti della destra missina, con una buona dose di codardia, vorrebbe a tutti i costi fare credere di essere sempre sotto attacco, di essere “dossierato”, pedinato e indagato da fantomatici gruppi, come i giudici comunisti, preposti al boicottaggio delle loro leggi, decreti e decisioni varie.

In realtà questo governo, con l’ausilio martellante dei suoi giannizzeri anche al femminile, operativi nelle TV di stato e in quelle private e in numerosi quotidiani, tenta di dare concretezza alla cultura del sospetto, di cui sono intrisi.  Essi indicano i loro nemici, (politici, giornalisti, giudici, e tanta altra gente accomunata nella grande famiglia dei comunisti sovversivi, definiti zecche rosse), come ombre rosse vaganti nei meandri del potere, sempre pronte a sovvertire lo Stato e le sue redini. Insomma, questa gente al governo che tenta di farci credere di avere paura anche della loro ombra, che vede nemici dappertutto, come se vivessero un incubo da delirium tremens, in realtà è un modo per alimentare, come si diceva prima, la cultura del sospetto verso tutto e tutti.

Per esempio, far credere che anche le manifestazioni degli studenti medi (poco più che adolescenti), che si battono contro lo sterminio dei palestinesi per opera degli israeliani, e contro i tagli sui finanziamenti per le scuole, sono indicati come dei provetti criminali perché, fra le altre cose, imitano la P38 con tre dita di una mano. Un gesto, secondo il ministro dell’ in- giustizia Nordio, da brigate rosse. Quest’ultimo accostamento mostra quanto sia breve il percorso che separa la cultura del sospetto dalla criminalizzazione del dissenso, proprio perché il governo Meloni è a corto di cultura democratica, spirito di tolleranza e non rispetta le regole della nostra Carta costituzionale.

In sintesi, ci stiamo inoltrando in un contesto politico consono alla riforma della giustizia, ossia quel fuoco che arde da sempre nell’idea berlusconiana di asservire i giudici PM al ministro della giustizia di turno. Inoltre, più concretamente, bisogna dire che siamo nel pieno di un percorso che ci porterà verso il premierato, vale a dire in un contesto sociale ancora più conservatore, illiberale, autoritario e, diciamo pure, parafascista.

Dove le sparate di Salvini, gli sproloqui del ministro Valditara, le cannonate verbali del guascone Delmastro Delle Vedove saranno dei semplici contorni, perché il vero piatto misto sarà composto di democrazia e Costituzione: il boccone amaro cotto al punto giusto per tutto il popolo italiano.

Buon appetito

Graziano Pintor

22/11/2024 https://www.manifestosardo.org/

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