Il carattere dell’Impero – Sessuofobia e violenza
Il “principio del piacere” assorbe il principio di realtà; la sessualità viene liberata in forme socialmente costruttive. Questa nozione implica che vi sono modi repressivi di de-sublimazione, a confronto dei quali gli impulsi e gli scopi sublimati contengono una maggior dose di deviazione, di libertà e di rifiuto di dar retta ai tabù sociali. Sembra che tale de-sublimazione repressiva operi davvero nella sfera sessuale, ed alla pari di quanto avviene nella de-sublimazione dell’alta cultura essa opera qui come sottoprodotto dei controlli sociali attivati dalla realtà tecnologica, che diffonde la libertà mentre intensifica il dominio. Il nesso tra de-sublimazione e società tecnologica può forse essere meglio illuminato se si esamina il mutamento avvenuto nell’uso sociale dell’energia istintuale. (H.Marcuse “L’uomo a una dimensione” cap. 3, p. 85)
Per Marcuse insomma, la liberazione della sessualità altro non è che la sua amministrazione. la sessualità dell’Impero sembra libera, ma lo è solo se confinata nel circuito commerciale. La pornografia su Internet, la sessualità nelle discoteche, il porno-soft nella stampa sembrano spazi di libertà ma sono solo prodotti commerciali controllati dall’industria. L’unico motivo per cui si discute di legalizzare la prostituzione è il versamento delle tasse. Anche in tv la sessualità è libera, ma solo sui canali a pagamento. Persino la sessualità infantile diventa lecita, se circoscritta nel recinto della moda, dello sport o dello spettacolo. Se teniamo nel computer foto di bambine di 12 anni in costume da bagno veniamo arrestati per pedofilia. Possiamo invece tenere sul pc foto di dodicenni seminude che si contorcono sulle parallele, sfilano in passerella o si esibiscono come cantanti o ballerine. Insomma la sessualità del XXI secolo è libera solo a pagamento e solo come sguardo, non come pratica.
Al contrario, la violenza è diffusa e gratuita, e in molti casi elogiata. Esiste un evidente tabù per il sesso ma non per la violenza. Impariamo ovunque mille modi per uccidere, ma uno solo per fare sesso: fra partners adulti, di età simile, di diverso sesso e solo nella prospettiva del matrimonio.
A scuola, fin dalle elementari, viene imposta una storia dell’ Occidente raccontata come epopea eroica, con personaggi da ammirare e usare come modello. Quattro secoli di impero romano, tre secoli di crociate, cinque secoli di Inquisizione, cinque secoli di colonialismo, tre secoli di schiavitù hanno fatto milioni di morti su cui la scuola tralascia di insistere. Alessandro magno, Giulio Cesare, Napoleone vengono descritti come grandi condottieri, non come massacratori di massa. Il genocidio dei popoli pre-colombiani viene osannato come romanzo di esplorazione (quello degli aborigeni australiani non viene neppure ricordato). Sulle guerre di religione in Europa, durate quasi due secoli si sorvola, come sulla strage degli Albigesi, la soluzione finale dei Templari, le quasi 50.000 esecuzioni ordinate dal “simpatico” Enrico VII e da sua figlia Maria “la sanguinaria”.
Nella vita quotidiana sono tantissimi gli esempi che dimostrano la sessuofobia e la violenza che ispirano la nostra cultura.
Nessuno si sorprende se i bambini giocano coi “soldatini” e le pistole, ma intervengono carabinieri e assistenti sociali se un bambino viene sorpreso a giocare al “sesso” o con qualcosa di sessuale. Un minore può maneggiare una pistola ma non un vibratore. Le bambole maschili o femminili possono avere in mano un mitra ma non avere i genitali.
Siamo ossessionati da documentari sui popoli “primitivi” che raccontano come mangiano, come cacciano, come si curano, come ballano, come imbalsamo i cadaveri, ma non come fanno sesso.
Sono migliaia i films e i documentari espliciti sulla guerra, le armi, la mafia, le torture, gli omicidi, le autopsie. Quanti sono i films espliciti sul sesso? Vediamo continuamente corpi squartati, sezionati, maciullati, ma mai nudi. La cultura dell’occhio per occhio è considerata primitiva e fuorilegge se applicata fra privati nelle faide familiari, fra fazioni sportive o politiche, fra coinquilini. Invece viene applaudita quando di applica ai rapporti fra gli Stati. Nessuno critica l’imperatore di turno o qualche suo vicerè periferico, che in televisione dichiara: “Risponderemo colpo su colpo, e staneremo e uccideremo i nostri nemici”
La cultura circolante è talmente sessuofobica da circondare la sessualità con proibizioni, divieti, riprovazioni.
Un genitore che fa sesso con un figlio è più scandaloso di un genitore che lo uccide. L’opinione pubblica è prontissima a trovare giustificazioni e provare pietà per la madre che uccide il figlio, ma non quella he fa sesso col figlio.
La pornografia è fra i maggiori consumi del pianeta, ma nessuno osa dichiararsene consumatore.
Il sesso fra maggiorenni e minorenni è illegale. Quello fra anziani e giovani è stigmatizzato, come quello fra anziani o fra disabili o fra disabili e non disabili. Oggi è severamente criticato anche il sesso fra soggetti di classi sociali molto diverse, come capitava nelle famiglie reali.
Eva Zenith
4/2/2015 www.miogiornale.com/
Altri contributi: http://www.psicopolis.com/synaptica/archSynap19.htm
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