Il confine dell’oblio

Sergej Lebedev Keller Editore, Rovereto 2018

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Svetlana Aleksievic, scrittrice e giornalista, nella sua carriera è nota per aver seguito i principali eventi dell’Unione Sovietica nel secondo 900, dalla guerra in Afghanistan, al disastro di Chernobyl, ai suicidi seguiti allo scioglimento dell’URSS, trattando sempre nei suoi scritti storie che parlano di uomini e donne vissuti nell’Unione Sovietica e nella Russia post-comunista del XX secolo.

A proposito del romanzo di Sergej Lebedev, uno scrittore della nuova generazione, nato negli anni 80 con la politica del nuovo corso in atto e che non ha conosciuto e vissuto nulla del paese ai tempi del socialismo reale, scrive: Sergej Lebedev scrive di oggi, non di ieri. Scrive della nostra incapacità di comprendere fino in fondo l’epoca di Stalin.

La Perestrojka sembra morta e sepolta mentre Stalin continua a vivere. Eravamo così romantici negli anni 90, prendevamo per buona la libertà. Ma nessuno con precedenti penali e una vita nei campi di lavoro può ottenere la libertà da un giorno all’altro, una volta oltrepassato il cancello.

Al posto della Perestrojka e della libertà abbiamo un paese dilaniato, russi in guerra con Ukrajna e statue di Stalin che tornano alla ribalta, con preghiere alla Grande Russia di riempire le chiese. Non riguarda più la generazione di Stalin. Riguarda i suoi figli e i figli dei loro figli: una successione infinita e infausta. I personaggi di Sergej Lebedev cercano in qualche modo di recidere questo cordone ombelicale.

Il libro: Il confine dell’oblio.
Già il titolo è un buon viatico per iniziare la lettura. L’oblio è al centro di tutto ed è in quella sottilissima linea di confine che segna la vita dei personaggi.
Fin dalla nascita si instaura un legame segreto tra il giovane protagonista e il vicino di casa, un anziano riservato e cieco che prende il posto dei due nonni morti in guerra.

Sul suo conto girano sospetti, strane voci. Nessuno conosce il suo passato, nemmeno il bambino che pur affezionato lo teme.
Eppure, quando la violenza politica scuote il paese e i carri armati sono in strada per il golpe del 1991, il vecchio cieco sacrifica la sua vita per salvare quella del bambino.
Chi è quell’uomo? Cosa ha fatto per nascondere il proprio passato a tutti? Inizierà una lunga indagine del protagonista, prima ragazzo e poi adulto, negli scenari dello sconfinato nord siberiano. Ciò che trova tra le miniere abbandonate e dimenticate, le caserme, gli ex gulag, è un mondo relegato nell’oblio, dove tutto appare ignorato e dimenticato, sia le vittime che i carnefici.

Una letteratura che non affonda più nei memoriali dei sopravvissuti dei gulag ma che fa emergere la memoria complessa e difficile dei discendenti. Sergej Lebedev riprende il tema del passato guardando il mondo nuovo che si affaccia attraverso il potere della parola senza veti, unica collante capace di far rivivere la memoria e di dare impulsi vitali.
Una trama che oscilla tra narrativa, memoir e reportage con una vena di mistero perché l’autore vuole a tutti i costi varcare il confine dell’oblio, tranciare il filo spinato dell’amnesia collettiva che cerca di cancellare il passato mentre restano ancora ferite aperte.
Quello che sembra muovere Sergei Lebedev è il tentativo di rimuovere l’ossessione sociale che il paese ha con la propria storia e lo fa riappropriandosi di quel passato senza mistificazioni anche se duro e crudo.

I personaggi di Lebedev cercano di recidere il cordone ombelicale guardando il futuro mentre il passato si ripresenta sempre davanti a loro come se volesse sondare l’inconscio delle nuove generazioni.
Questo è un libro che striscia pancia a terra, scava nelle viscere, entra nei cunicoli delle miniere, entra violentemente nella profondità della memoria, è carne viva.

Sergej Lebedev, scrittore della nuova generazione, con questo libro, opera prima, dentro questo vortice rasenta gli albori della storia, quella storia che è all’origine dell’intimità di quel grande paese che è la Russia e lo fa senza risparmio, affondando il coltello, perché tenere alta la memoria è un dovere, è un atto necessario.

Giorgo Bona

Scrittore. Collaboratore redazione di Lavoro e Salute

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