Il Decreto sicurezza spiegato ai bambini
Riace. Foto di Roberta Ferruti
A te. A te, che sei là fuori, o anche qui, accanto. Soprattutto a te, che vivi ancora l’età della giustificata fragilità e del candore alimentato a cuore. Nondimeno, a tutti voi, che in qualche modo avete avuto la fortuna di conservare tutto questo, a prescindere dall’illusione chiamato tempo che scorre.
Perdonate. Davvero, abbiate pietà di noi. Noi adulti. Noi, i grandi. Noi, e tra noi, più che mai coloro che sovente compiono scelte per se stessi, spacciandole come popolare desiderio.
Vi chiediamo scusa se siamo cresciuti e invecchiati coltivando più di ogni altra cosa la paura. Abbiamo paura, sì.
Abbiamo un’incalcolabile paura di tutto. Perfino di voi, soprattutto di voi.
Abbiamo paura, ovvero, spesso la certezza, che voi altri siate molto più coraggiosi di noi, invece che la speranza, come sarebbe d’obbligo morale e generazionale.
Abbiamo paura di quel che vediamo come diverso, e che invece i vostri occhi hanno già catalogato come umano.
Abbiamo molta paura di ciò che ignoriamo, che da tempo la vostra curiosità ha non solo scoperto, ma addirittura imparato ad amare.
Abbiamo altresì una sconfinata paura di ciò che viene da lontano, che a voi è risultato vicino sin dal primo incontro.
Perché il futuro, laddove sia dipinto dall’immaginazione di uno sguardo innocente, viaggia alla velocità della luce. Le distanze si contraggono e gli istanti si dilatano.
Peccato che abbiamo dimenticato come funzioni tale straordinaria magia, giacché è ancora oggi la più realistica delle fantasie possibili.
Forse avremmo dovuto essere più attenti, a scuola, come lo esigiamo da voi, ora.
O, magari, sarebbe stato utile ripassare l’essenziale, negli anni a seguire, invece di nasconderci sempre di più al riparo della nostra codardia.
Il fatto è che siamo delle creature incredibilmente confuse, eccolo il più grande difetto della generazione che dovrebbe darvi il passo per l’orizzonte che attende. E tale confusione ci ha impedito di comprendere la cosa più importante. Che la paura non è solo una parola, è molto di più. È un’emozione. Ecco perché non è possibile cancellarla con la gomma o con il tasto del computer. Men che meno si può pensare di vederla scomparire con un’altra parola, per quanto strillata e venduta al miglior offerente.
Come sicurezza.
E non conta quanto vasto sia l’insieme di discorsi e ragionamenti, di regole e proclami in un decreto. La paura resterà. Anzi, l’indomani si paleserà nel petto con veemenza addirittura peggiore.
Siate indulgenti, quindi, ma non troppo, quando capirete appieno quali errori stiamo facendo, nel momento in cui abbiamo la responsabilità di indicarvi la giusta via.
Per questo dovrete trovare quest’ultima da soli, ignorando il nostro esempio, ancora prima dei nostri consigli.
Perché avete imparato a conoscere la paura anche voi, per vostra fortuna non quanto noi. Ma avete ancora intatto il coraggio di convivere con essa, imparando da essa.
Proteggete quel meraviglioso dono.
Allo stesso modo in cui vi abbiamo educato ad aver paura di noi, traete insegnamento dai nostri errori. Perché nel secolo scorso c’è già stato un mondo costruito sul terrore.
Sbrigatevi a sostituirci, e riprendete da dove lo avevamo salvato. Con la promessa da noi tradita. Mai più vivere di paura. Mai più.
Alessandro Ghebreigziabiher
Scrittore, drammaturgo e regista teatrale è nato a Napoli, vive a Roma da molti anni. Molti suoi racconti sono qui Storie e Notizie.
3/12/2018 https://comune-info.net
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